Le conseguenze dell’accordo di pace tra la Colombia e le FARC

Potrebbe garantire al Paese sudamericano una stabilità fino ad oggi sconosciuta

Mirko Spadoni
The Tank
3 min readAug 27, 2016

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Il governo colombiano e le FARC — acronimo che sta per Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, un’organizzazione guerrigliera comunista di ispirazione marxista-leninista — hanno sottoscritto un accordo di pace. Firmato a L’Avana il 24 agosto, dopo una lunga trattativa iniziata nel novembre del 2012, l’accordo pone fine ad una guerra iniziata nel 1964 e che ha causato migliaia di vittime: durante il conflitto sono morte 260mila persone, 177.307 delle quali erano civili. L’accordo, che potrebbe garantire al Paese sudamericano una stabilità fino ad oggi sconosciuta, sarà sottoposto a un referendum popolare il 2 ottobre. L’elettorato avrà così la possibilità di decidere se approvare o meno quanto deciso tra il governo e i guerriglieri: secondo un sondaggio condotto da Invamer, il 67,5% dei colombiani dice di essere favorevole all’accordo (la percentuale scende al 53%, stando ad una rilevazione di Datexco). Naturalmente pareri contrari all’intesa non mancano: Álvaro Uribe — predecessore del presidente Juan Manuel Santos e leader del Centro democratico, il principale partito d’opposizione — sostiene che l’accordo raggiunto a L’Avana garantirebbe l’impunità totale ai guerriglieri smobilizzati. Le cose non stanno proprio così. L’accordo riconosce ai guerriglieri la possibilità di evitare il carcere — chi confesserà i propri reati prima dell’inizio del processo potrebbe scontare una pena restrittiva alternativa che va dai cinque agli otto anni — , ma punisce duramente tutti quelli che proveranno a farla franca: i militanti delle FARC, che non confesseranno anzitempo i propri reati e verranno successivamente riconosciuti colpevoli dalla magistratura colombiana, rischiano fino a un massimo di vent’anni di carcere.

L’elettorato colombiano non sarà l’unico a doversi esprimere sull’intesa sottoscritta mercoledì: i guerriglieri delle FARC, che da diversi mesi si stanno riorganizzando per adattarsi a un tipo di vita lontano dai campi di battaglia, dovranno decidere singolarmente se deporre o meno le armi, contribuendo a porre fine ad un conflitto che, tra le altre cose, ha fatto anche 45mila desaparecidos e 6,9 milioni di sfollati.
Ad oggi, al momento dell’accordo, le FARC possono contare su un numero consistente di guerriglieri — i combattenti arruolati sono settemila — , che si finanziano attraverso i sequestri — l’agenzia di stampa AFP ricorda che, nel corso della loro esistenza, le FARC hanno sequestrato 25mila persone — , le estorsioni e soprattutto il narcotraffico, che garantiscono introiti compresi tra i 500 e gli 800 milioni di dollari l’anno. Quanto basta per considerare le FARC un’organizzazione estremamente pericolosa: secondo una classifica stilata da IntelCenter nell’ottobre del 2014, erano il decimo gruppo terroristico più pericoloso al mondo. Breve inciso: in realtà, mentre Stati Uniti e Unione europea definiscono le FARC un’organizzazione terroristica, dal maggio del 2015 il Consiglio di Stato colombiano le considera come un gruppo guerrigliero.

Una volta raggiunta la pace con le FARC, la Colombia potrebbe vivere finalmente un periodo di stabilità, traendone enormi benefici. Uno studio del Departamento Naciolan de Planeación (DNP) colombiano stima che, se realizzato con successo, l’accordo di pace con le FARC avrebbe un impatto positivo sull’economia del Paese. Gli investimenti esteri diretti (IDE) potrebbero triplicarsi, passando dagli attuali 12 miliardi di dollari ai futuri 36 miliardi di dollari l’anno. Mentre l’economia colombiana crescerebbe circa del 5,9% l’anno contro l’attuale tasso di crescita del 4%.

Questo articolo è stato pubblicato anche su T-Mag, il magazine on-line dell’Istituto di ricerca Tecnè, il 26 agosto 2016.

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Mirko Spadoni
The Tank

Redattore per T-Mag. Ho scritto per Lazialità, il Caffè geopolitico e Zeppelin. Due libri — 1977 Juventus anno zero e Che peccato! — con il Collettivo Banfield.