Con — o senza — di loro

Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue
Published in
5 min readMar 25, 2023

Cambogia, 2023

Radici secolari di un pipal, il fico delle pagode

Sono riapparsi ! — bisbiglio alla mia vicina. “Per tanti mesi ho creduto che non sarebbero tornati mai più. Pensavo che non si interessassero più a me perché avevo perso smalto. Sai, dopotutto, alla mia età è possibile. Ma lo sai quanti anni ho? Più di ottocento! Ah, non me lo fare notare, lo so che abbiamo la stessa età. Però forse tu non ti preoccupavi. Io sì. Era tutto talmente tranquillo, rispetto a prima. Qui sfilavano senza sosta, ci ammiravano, te lo ricordi? E poi, d’un giorno all’altro, non si sono più visti. Avevano visi talmente diversi dai nostri che mi piaceva stare ad osservarli dall’alto. Magari a volte mi sono lamentato, lo ammetto, e i primi tempi ero felice di riposare un po’. Non ne potevo più di stare in posa per le loro fotografie ma, con il tempo, hanno cominciato a mancarmi. Non so cosa sia successo negli ultimi due anni, ma qualcosa deve essere accaduto. Non pensiamoci più, dai. Guarda, è tornata anche lei! Povera piccola Rana, chissà dove è stata per tutto questo tempo? Ehi, ehi, vieni qui a salutarci, dai!”

I numerosi volti del Bayon

“Ti vedo, Bayon, ti vedo! Non c’è bisogno che mi chiami ad alta voce, che va a finire che li spaventi e invece di restare qui sotto il sole cocente per contemplare te, se ne tornano a casa mia! Lo sai dove abito io? In un hotel. E a me sinceramente stava piuttosto bene che non ci fosse nessuno in giro. Stavo come una regina, avevo la piscina tutta per me. Adesso sono costretta a trovarmi altri posticini dove mi disturbano meno. Mi acquatto anche vicino alle camere e dormo lì. Io non ho bisogno di loro per vivere e anzi, se non esistessero le cose andrebbero meglio per me e la mia famiglia. Invece, ho sentito molti amici lamentarsi di essere senza lavoro. Pensa che i miei conoscenti di Pub Street hanno patito la fame. Praticamente nessuno veniva più a farsi mangiare le pellicine morte. Eccone uno che te lo può confermare. Vero, Fish?”

“Non me ne parlare, Rana, è stato un incubo! Abbiamo creduto di morire. Nei fiumi che sono il nostro habitat naturale possiamo trovare altro cibo, ma quando vengono a prenderci per portarci in città, il nostro destino è segnato. Devo ammettere che tutti quei piedacci sporchi e pieni di duroni ci piacciono parecchio e ce li gustiamo anche quando le persone vengono a trovarci nel fiume, però ecco, dal momento in cui sono scomparsi è andata piuttosto malaccio per noi. Immagino che sia stata la stessa cosa per la mia padroncina. Anche lei lavora con i piedi. Li massaggia tutto il giorno. Oooh, attenzione, eccola che è venuta a prendermi… forse vuole cambiare l’acqua della mia vasca? Io devo andare! Ehi, padroncina, non lasciarmi qui!”

“Ma figurati, Fish, mica ti abbandono qui al tempio!” — esclama la donna che è passata con un secchio in mano. “Mi servi, ora che sono tornati. Mio marito si occuperà di te, io devo tornare al mio salone e prepararlo per la sera. È il momento in cui ho più clienti. Loro adorano i massaggi! E noi siamo bravissime a farli. Anzi, direi proprio che ci siamo specializzate in questa attività. È stato un periodo complicato, quello che abbiamo trascorso. Quel virus ha costretto ognuno a casa sua. Era strano, non vedere più quei visi in giro per la città. Era tutto così calmo. Mah, non so dirti se lo preferivo… a noi quella gente serviva, vivevamo grazie a loro, in particolare nella stagione secca e soprattutto in città. Qui a Siem Reap, tutte le attività ruotano attorno a loro. Nei villaggi molto meno, loro vivono anche di pesca e…”

“Molto meno? Beh, non direi, cara cognata” — interviene una donna ancora giovane che si porta appresso una bimbetta di cinque o sei anni. “Anche noi donne del lago Tonlé viviamo grazie a loro. Abbiamo fatto prova di grande fantasia: dopo aver attraversato e ammirato il nostro bellissimo Kamplong Pleuk, arrivano alle mangrovie. Noi ci siamo organizzate per portarli in barca nel dedalo delle radici. E un giorno sono scomparsi anche per noi. All’inizio, andavamo comunque ad appostarci lì, puntuali. Ma quando abbiamo capito che era inutile, alcune di noi hanno rinunciato. Sono stati due anni anni di magra, ci eravamo abituate a guadagnarci da vivere così. Ora le cose vanno meglio, ma le barche hanno ripreso a disturbare la nostra vita tranquilla lungo il fiume. Ogni pomeriggio ne passano diverse. Guardano come viviamo e ho sentito dire che trovano particolarmente affascinanti le nostre case sulle palafitte! Come se loro non avessero le stesse! Sopportarli è un compromesso che dobbiamo fare per vivere. Non mi disturba troppo. Dopotutto, dopo il tramonto sul Tonlé, tutto torna calmo. Però ecco, mi sento costantemente osservata. Come se fossimo fenomeni da baraccone.”

Il viso della bimba che cammina accanto si apre in un sorriso. “Mamma, ma cosa dici! Non hai capito che, per noi bambini, sono loro il nostro spettacolo quotidiano?” Ride gioiosamente e, svelta, sale le scale con la cartella in spalla. La vita continua. Con o senza di loro.

The Travelogue è una rivista on line curata da scrittori e scrittrici che viaggiano, alla ricerca di spunti, suggestioni, emozioni da trasformare in storie. Il viaggio per noi è una fonte di ispirazione, uno strumento per allargare i confini delle nostre vite, una scusa buona per inventare una nuova storia. La scrittura per noi è una necessità.

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Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue

scrittrice e esploratrice — autrice di Ladra di memorie, Punti e interrogativi, La lettera G, Ladakh&Rupshu e blog Voci dal silenzio. FB manuelabonfantiautrice