LA FORMULA CHE MONDI POSSA APRIRCI

Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue
Published in
4 min readDec 2, 2022

Filosofia del mio viaggiare

La filosofia del mio viaggiare si riassume in un numero: il tre. È questo, infatti, il numero minimo di volte in cui faccio lo stesso viaggio. Vi svelo senza imbarazzo di aver visitato molti paesi persino dieci, anche venti volte. Non vi sorprendete e anzi, osate domandarmi la formula che mondi possa aprirci. Ho voglia di svelarvela perché, grazie ad essa, per me ogni viaggio è più di un viaggio. È una scoperta, un’avventura, un’emozione, una rievocazione.

In termini matematici la riassumerei così:

La formula perfetta del mio viaggiare (con licenza d’autrice)

Permettetemi di tradurla in parole.

Secondo il filosofo Michel Onfray nel saggio Filosofia del viaggio, la partenza comincia “in una biblioteca o in una libreria”.

E come dargli torto? Sospetto non sia stato né il primo né l’unico a pensarlo. Anch’io l’ho scoperto presto. Il mio primo viaggio in un luogo nuovo — viaggio esplorativo, tentennante, colmo di curiosità e batticuore — inizia infatti settimane o mesi prima della partenza vera e propria. È un momento magico, che consiste nel decidere la meta e iniziare a sognarla. Immaginare gli odori, i colori, i suoni, le voci. In questo primo viaggio raccolgo informazioni, visito siti e blog di riferimento. E quando ho deciso la destinazione, mi lancio nella costruzione di un itinerario. Farmi un’idea di cosa desidero scoprire, trovare i luoghi, immaginarli o ammirarli su una fotografia, preparare le tappe… tutto ciò è fonte di piacere.

È anche un periodo di meravigliosa attesa. In uno stato gravido di aspettative e desideri, attendo il momento del parto.

Parto, infine. Quel giorno arriva e segna l’inizio del secondo viaggio. Stavolta è quello “vero”: sul terreno i sogni diventano realtà. Un fremito. Un sospiro. Il passaggio verso la tridimensionalità e oltre. “Se c’è un paesaggio straniero che è indirettamente familiare […] è proprio questo: quando [si vede] l’originale, […] hanno già agito a dovere innumerevoli mattinate e pomeriggi in musei, pinacoteche e ville. Confronti e riconoscimenti riempiono il viaggio di eccitazione e piacere” — scriveva Patrick Leigh Fermor in Tempo di regali. È vero e non lo nego: il secondo è il viaggio più bello. Quello delle emozioni, della contemplazione, delle peripezie, del confronto con le aspettative e con ciò che la diversità di cultura può offrire. In quei giorni osservo, respiro, penso, fotografo con gli occhi, il cuore e uno strumento. In un delicato processo alchemico, amalgamo e trasformo.

E abbozzo una storia.

Il ritorno è sopportabile solo al pensiero di una nuova partenza. So che ci vorrà del tempo e so come occuparlo. Mi lancio a capofitto sul terzo viaggio. Quello dove, dopo aver scritto una storia che infilo in un album fotografico, ricostruisco il percorso in immagini corredate da pensieri e didascalie. Sì, confesso anche questo: da tempi immemorabili preparo un album al ritorno. Con gli anni ha cambiato forma e, grazie al digitale, assomiglia a un vero e proprio libro. Quasi come il mio primo, Ladakh & Rupshu, che quindici anni fa ho sentito il bisogno di pubblicare per concretizzare la mia passione e coronare un intenso periodo di viaggi sacco in spalla, in luoghi talvolta remoti.

Il terzo viaggio è, quindi, quello del ritorno. In immagini e in parole. Viaggio che rivivo quante volte desidero, in realtà, perché la formula è >3+. Rivendico quel “più” come necessario all’arte del viaggiare, che non è affatto matematica.

Nei lunghi mesi di pandemia, ve lo confido, ho trovato conforto nel viaggiare per la quarta, decima o ventesima volta nello stesso luogo, lasciando riaffiorare i momenti e le emozioni vissute.

I miei famigliari si meravigliano quando, anche molto tempo dopo essere tornata, ricordo i nomi dei minuscoli villaggi, di un fiume, di una chiesa o una montagna che loro hanno già scordato. Mi chiedono come faccio a rammentarmene e la risposta è semplice. Si trova nella formula perfetta del mio viaggiare.

The Travelogue è una rivista on line curata da scrittrici e scrittori che viaggiano, alla ricerca di spunti, suggestioni, emozioni da trasformare in storie. Il viaggio per noi è una fonte di ispirazione, uno strumento per allargare i confini delle nostre vite, una scusa buona per inventare una nuova storia. La scrittura per noi è una necessità.

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Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue

scrittrice e esploratrice — autrice di Ladra di memorie, Punti e interrogativi, La lettera G, Ladakh&Rupshu e blog Voci dal silenzio. FB manuelabonfantiautrice