Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue
Published in
4 min readSep 27, 2017

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L’EQUILIBRIO DEL SILENZIO

Ladakh & Rupshu, giugno-luglio 2005

Monastero di Lamayuru, Ladakh

Scoprii il Ladakh grazie a Jaybir, l’autista indiano che mi aveva condotto attraverso il Rajasthan nel 2000.

“La prossima volta vi porterò in Ladakh” - ci disse.

E così, nel 2005, partimmo per questa enclave tibetana in India della quale, senza di lui, non avrei forse mai sentito parlare. Fu una scoperta incredibile. Un luogo di serenità e di silenzio. Di pace e di preghiera. Di solitudine e di splendore. Vi trovai tutto questo, e molto altro, negli sconfinati altipiani e tra le crepe dei muri dei monasteri. Vi trovai le risate dei piccoli monaci, i visi e gli abiti logori dei nomadi mentre procedevano tra pietre con le loro greggi. Vi trovai il canto e il silenzio.

Danze in onore del compleanno del Dalai Lama, presso il lago Tso Moriri, Rupshu

La magia del Ladakh operava da sé ma, non fosse stato per i crescenti problemi del vicino Nepal, sarebbe rimasto un luogo per pochi eletti. La guerra civile in Nepal, durata diversi anni e sfociata negli accordi di pace solo nel 2006, vi aveva infatti reso i trekking più difficili. Gli appassionati avevano cercato delle alternative e tra esse avevano trovato il Ladakh, soprannominato a giusta ragione Piccolo Tibet. Il Ladakh era aperto al turismo già dal 1974, ma acquistò prestigio e interesse soltanto a seguito dei problemi di instabilità politica del confinante Nepal.

Visitammo gli splendidi monasteri del Ladakh e la straordinaria e isolata regione della Rupshu, al di là del passo Taglangla. Terra di nomadi e di laghi di zaffiro. I dieci giorni in tenda ad alta quota furono indimenticabili. Ne fui talmente colpita che, al ritorno, realizzai il sogno di scrivere un libro di viaggi e pubblicai, tre anni dopo, Ladakh e Rupshu, Reami del silenzio/Royaumes du silence, un diario di viaggio bilingue corredato da numerose fotografie. La passione per la fotografia mi inseguiva già da qualche anno: sensibile alla bellezza, non potevo pensare di tornare da un luogo senza poter riviverne, in qualche modo, gli intensi momenti che vi avevo trascorso.

Monastero di Alchi, Ladakh

Tutto questo era il Ladakh. Da allora, in modo esponenziale, il turismo vi ha preso piede. La tranquillità che mi aveva ispirato al punto di chiamare questo luogo Reame del silenzio, stava lentamente svanendo. Incuriosito dal mio racconto di viaggio, un conoscente lo visitò qualche anno dopo. E riportò l’immagine di un paese in grande fermento, in espansione, che si stava adattando al crescente turismo. Io stentavo ad immaginarmi quel luogo per me sacro e silenzioso come una nuova mecca del turismo himalayano. Due settimane fa, però, un documentario mi ha confermato quanto temevo. Anche il Ladakh si è aperto al mondo, perdendo un pezzettino di se stesso nel regalarlo a noi.

Ho sempre pensato che il turismo fosse un fattore di sviluppo importante per un paese. Per anni ho fatto volontariato per una associazione franco-svizzera attiva nella formazione professionale turistica nei paesi in via di sviluppo. Ci ho creduto davvero. E ci credo ancora. Credo che il turismo sia importante ed essenziale, per chi viaggia e per chi accoglie.

Biblioteca in un monastero ladakhi

Come trovare, però, il giusto equilibrio? E una volta trovato, come mantenerlo? Sono domande importanti. A rispondere è chiamato il turismo sostenibile. Per questo, è necessario che diventiamo viaggiatori, non semplici turisti. Viaggiare deve sostituirsi al “fare vacanza”. Facciamo vacanza quando andiamo in un luogo aspettandoci di trovare il cibo che preferiamo, il confort a cui aneliamo, senza uscire dalla nostra rassicurante quotidianità . Viaggiamo quando ci apriamo al nuovo, quando accettiamo di cambiare le nostre abitudini, quando ci lasciamo sorprendere da tradizioni diverse e cerchiamo di comprenderle. Dobbiamo imparare a viaggiare nel rispetto del paese che visitiamo, consci del grande regalo che riceviamo.

Rupshu: lasciate ogni confort, voi ch’entrate

Di tutti i miei viaggi, i luoghi più belli in assoluto sono stati quelli dove l’assenza di visi uguali al mio, ne aveva preservato l’autenticità.

Ladakh & Rupshu — Reami del silenzio/Royaumes du silence, è un diario di viaggio corredato da una selezione delle migliori fotografie scattate. Per le modalità di acquisto contatta l’autrice: www.fb.me/bonfantibooks o www.manuelabonfanti.wordpress.com/libri.

The Travelogue è una rivista on line curata da scrittori e scrittrici che viaggiano, alla ricerca di spunti, suggestioni, emozioni da trasformare in storie. Il viaggio per noi è una fonte di ispirazione, uno strumento per allargare i confini delle nostre vite, una scusa buona per inventare una nuova storia. La scrittura per noi è una necessità.

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Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue

scrittrice e esploratrice — autrice di Ladra di memorie, Punti e interrogativi, La lettera G, Ladakh&Rupshu e blog Voci dal silenzio. FB manuelabonfantiautrice