Quando ero una beghina

Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue
Published in
6 min readOct 6, 2022

Belgio, agosto 2022

Beghinaggio di Leuven / Louvain

Fogli di carta sottile tra le sue mani. Calligrafia nota, attesa. È il momento del riposo, dopo una giornata di lavoro accanto ai malati e prima del raccoglimento serale. Catherine allenta l’abito di tela beige, toglie la cuffia e si siede sulla poltroncina accanto alla finestra. Al di là della corte scorge Ingeburge e Marie uscire dalla chiesetta. Lei vi si recherà più tardi. Prima vuole leggere la lettera che aspettava da giorni.

Incontro Catherine, una delle beghine vissute nel XIII secolo nelle Fiandre, dopo aver attraversato il ponte dal quale si accede al beghinaggio Ten Wijngaerde di Brugge.

Beghinaggio di Brugge /Bruges

È il primo di alcuni altri che visiterò in questi pochi giorni. Sarà perché il primo amore non si scorda mai, sarà perché il suo stato di conservazione è perfetto o perché vi regna un’atmosfera magica, mi piace pensare che proprio qui abbia vissuto la Catherine della mia storia. Una beghina minuta, dallo sguardo profondo, che abitava in questo luogo mistico 750 anni fa. Sono trascorsi quasi otto secoli. È un tempo lontano che, a dispetto della reputazione associata al Medioevo, ha visto prosperare comunità femminili come mai più nella storia. Vorrei dirvi di più, ma sento che Catherine è impaziente. Ha già spiegato le pagine della lettera e non voglio farla attendere.

L’ultima beghina di Mechelen / Malines

Catherine, amica mia,

ieri, 26 agosto 1271, ho preso una decisione importante per la mia vita: non sposerò Hagrold, come era il volere dei miei genitori. Non mi sento portata per la vita matrimoniale e sento che desidero offrire la mia umile esistenza agli altri. Più di tutto, desidero fare del bene. Mi si prospetta la possibilità di entrare in convento e tuttavia, benché mi senta attratta dalla vita spirituale e che io preghi ogni giorno, non riesco ad immaginarmi suora. Il mio amore per Dio è puro, ma non necessita intermediari. Voglio soprattutto vivere libera, con la mia spiritualità, del mio lavoro. So filare, cucire e conosco il latino. Posso insegnare, ma anche prendermi cura dei malati. C’è tanto dolore nel mondo e sento che posso alleviarlo. Per questo ti scrivo, oggi. La nostra corrispondenza mi ha convinto che la vita che hai scelto di fare tu da qualche anno, nel beghinaggio della tua città, è l’esistenza a cui aspiro. Una vita semplice, senza sfarzi. Soprattutto, voglio vivere tra donne, pregando, aiutando, insegnando, portando conforto e lavorando, insieme come una famiglia che si sostiene. Ti prego quindi di intercedere presso la vostra Magistra perché io possa unirmi a voi. La mia famiglia, alla quale ho dato la notizia ieri, mi sostiene e, tra qualche tempo, potrà aiutarmi dandomi una parte del denaro necessario all’acquisto di una casa nel vostro beghinaggio. Fino ad allora, lavorerò nella comunità per pagare l’affitto e guadagnarmi il diritto a considerarmi una di voi. La mia condotta sarà esemplare, non dubitarne. Non ho altro desiderio che servire. Cara Catherine, amica mia, aspetterò con ansia la tua risposta. Nel frattempo,

ti saluta con affetto la tua fedele amica Marguerite

Catherine piega la lettera con cura e se la stringe al petto. È bello pensare che la sua amica d’infanzia seguirà le sue orme e, forse, presto saranno riunite a Ten Wijngaerde. La comunità del suo beghinaggio è unita e forte. A volte le sembra di avere tante sorelle. E presto arriverà anche Marguerite! Non riesce più a star seduta. Dalla gioia e trepidazione gira attorno al tavolo più volte mentre immagina il suo arrivo e gli anni che seguiranno. Almeno all’inizio potranno condividere la casetta in cui vive. È piccola ma confortevole, e si affaccia sulla corte interna e il giardino. Si alzeranno insieme di buon mattino, ascoltando lo scorrere del fiume. La vista sulla chiesa le ricorda che una beghina dedica la vita all’unione con Dio e al soccorso dei poveri e dei malati. È una missione importante. Marguerite sceglierà se lavorare nel beghinaggio, a servizio della sua comunità, o attraversare il ponte che la separa dal resto della città per recarsi dai bisognosi. Ciò che più conta, è che sarà libera di prendere le decisioni importanti. La beghina sorride e si concede qualche minuto per sognare ad occhi aperti.

I beghinaggi erano spesso delle piccole “città nelle città”

Mentre la guardo mi chiedo se Catherine, o le sue consorelle, si rendessero conto dell’eccezionalità della condizione che avevano creato e nella quale vivevano. Né spose, né suore, potevano vivere una vita libera dalla tutela maschile. Mi piace immaginare che fossero mosse proprio da questo desiderio di libertà. Certamente, anche se non l’unica, questa era una delle motivazioni per rifiutare sia il matrimonio che il convento. Grazie a questo tratto distintivo, le beghine furono considerate come le prime femministe della Storia. Che la loro fondazione fosse o meno parte di un movimento ragionato di emancipazione, è indubbio che queste comunità di donne, che nacquero nel XIII secolo in Europa, sollevarono ben presto la questione dell’indipendenza femminile. Esse non sottostavano a nessuna autorità e si mantenevano da sole. La Magistra di un beghinaggio vegliava solo al buon funzionamento della comunità. Il movimento beghinale, che si fondava sul lavoro, accolse donne di tutti gli strati sociali, offrendo a molte una vera alternativa.

Beghinaggio di Gent / Gand

Della fondazione dei beghinaggi e della vita delle beghine restano poche tracce scritte. Si sa che queste comunità al femminile proliferarono per cent’anni, dal XIII secolo fino all’inizio del XIV. La nostra Catherine, preparandosi ad accogliere l’amica, non può immaginare che, quarant’anni più tardi, il Concilio di Vienne decreterà una battuta d’arresto al movimento, sospettandolo di eresia. Ma ciò non la sorprenderebbe: tante donne, che vivono insieme senza sottostare a un uomo o a Dio, costituiscono una minaccia per la chiesa e il patriarcato. Così spariranno i beghinaggi in Europa. Resteranno solo, abitati fino alla fine del XX secolo, quelli della sua terra natale e pochissimi altri. Grazie all’intercessione del vescovo di Liège, infatti, sei anni dopo il Concilio il papa leverà la condanna alla vita beghinale, permettendo la sopravvivenza di Ten Wijngaerde e degli altri beghinaggi delle Fiandre e dei Paesi Bassi. Un patrimonio architettonico e culturale, ma soprattutto la preziosa testimonianza di un’epoca cancellata dai libri di storia.

Non voglio turbare Catherine con queste considerazioni. Noi che restiamo possiamo riflettere su questa pagina di Storia e riportarne alla luce gli insegnamenti. Lei ha altro a cui pensare. La gioia di accogliere l’amica è grande. È persuasa che, insieme, faranno grandi cose. Aiuteranno i poveri, assisteranno i malati. Poco importa quel che succederà in futuro, per ora assapora il momento in cui lei e Marguerite saranno riunite. Ripone la lettera in un cassetto e si appresta ad uscire per raggiungere l’alloggio della Magistra. Mi vede sull’uscio e mi fa cenno di seguirla. Attraversa la corte con passo allegro.

Io cammino accanto a lei, assaporando la magia del luogo. Devo averlo fatto ogni giorno, quando ero una beghina.

The Travelogue è una rivista on line curata da scrittrici e scrittori che viaggiano, alla ricerca di spunti, suggestioni, emozioni da trasformare in storie. Il viaggio per noi è una fonte di ispirazione, uno strumento per allargare i confini delle nostre vite, una scusa buona per inventare una nuova storia. La scrittura per noi è una necessità.

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Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue

scrittrice e esploratrice — autrice di Ladra di memorie, Punti e interrogativi, La lettera G, Ladakh&Rupshu e blog Voci dal silenzio. FB manuelabonfantiautrice