Sarai come Mouloud

Massimo Lazzari
The Travelogue
Published in
5 min readJun 28, 2017
Ait Ben Haddou

Al ritorno da un viaggio, per quanto bello e intenso possa essere stato, provi sempre una sensazione di disagio. Un disagio che nasce dalla consapevolezza di esserti perso qualcosa di veramente importante, che forse non potrai recuperare più. Questa volta hai provato a elaborare meglio questa sensazione, a cercarne le radici.

E ti sei reso conto che quel qualcosa che hai perso è proprio il viaggio che hai appena fatto.

O meglio, l’opportunità di viverlo come un viaggio vero, e non come una vacanza.

Erg Chigaga

Sei appena tornato dal Marocco. Hai vissuto delle esperienze nuove e irripetibili. Hai visto l’ultimo tramonto dell’anno nel deserto, hai cavalcato un dromedario, hai fatto trekking alle cascate più alte dell’Africa settentrionale. Eppure, ti rendi conto che di queste esperienze ti resta poco: un bel ricordo, una foto da postare sui social o da appendere in camera, una spunta da mettere alla lista delle cose da fare nella vita. Certo, ti rendi conto di essere profondamente ingrato nel pensare queste cose. Sono tantissime le persone che non avranno mai la possibilità di vivere queste esperienze, per mancanza di soldi, tempo, libertà. I tuoi genitori ad esempio non hanno potuto viverle, perlomeno non alla tua età. Molti dei tuoi amici e conoscenti non sono mai usciti dall’Italia. Per non parlare di chi è nato in luoghi in cui la semplice idea di viaggiare è un’eresia, ma questa è un’altra storia.

M’Hamid

E allora, di cosa stai parlando?

Stai parlando di una naturale predisposizione al viaggio che a te evidentemente manca. Quando ti trovi a contatto con altri viaggiatori, in un Paese straniero, cerchi sempre di capire se loro ce l’abbiano. E ti rendi conto che sono tanti quelli che, ad esempio, girano il Madagascar su un taxi-brousse insieme ai malgasci, magari anche con i figli piccoli al seguito, anziché noleggiare un minivan con autista. Tantissimi sono anche quelli che a hotel e ristoranti preferiscono gli ostelli e il cibo di strada. Ci sono addirittura quelli che del viaggio hanno fatto una scelta di vita, o addirittura una professione. E sono proprio queste persone, credi, quelle che possono essere considerati a tutti gli effetti dei “viaggiatori” e non dei semplici “turisti”. Che possono sostenere di aver realmente “vissuto” e non “visitato” un luogo diverso dalla loro casa.

Ouzoud

E perché tu non puoi essere una di queste persone? Che cosa te lo impedisce?

Forse, l’esperienza. Quando studiavi al Liceo non hai mai fatto l’Interrail, perché d’estate facevi la stagione come cameriere in hotel e ristoranti. Quando eri all’Università non hai mai fatto l’Erasmus perché volevi laurearti in fretta. Poi, una volta laureato, non hai neanche preso in considerazione l’idea di andare a lavorare all’estero perché… perché ti è mancato il coraggio.

Ecco, forse hai trovato il nocciolo della questione.

Quello che ti manca è il coraggio di diventare un “viaggiatore”. Di partire per un Paese esotico senza prenotare nulla. Di portarti dietro il sacco a pelo nel caso non trovassi una sistemazione per la notte. Di comprare solo il biglietto d’andata. In realtà, una volta le hai fatte queste cose, a vent’anni, in Grecia. In realtà le hai fatte anche un’altra volta, a trentatrè anni, quando hai camminato per centinaia di chilometri verso Santiago. E allora, se già un paio di volte hai “viaggiato”, non potresti riuscire a farlo di nuovo in futuro?

La verità è che il tempo passa e, anche se non sarai mai uno da villaggio turistico e hotel a cinque stelle, le cose inevitabilmente cambiano. Già ora quando sei fuori casa ti mancano i tuoi gatti, la comodità di casa, i ritmi regolari e rassicuranti della quotidianità. Figuriamoci cosa proverai quando avrai dei figli o un’attività tutta tua.

Mouloud

Questa consapevolezza ti rende piuttosto abbattuto. Però poi pensi a Mouloud, un ragazzo marocchino che vive a Ouzoud e che fa la guida escursionistica. In ventinove anni non è mai uscito dal suo villaggio e, quando gliene hai chiesto il motivo, ti ha risposto candidamente che non ne ha bisogno perché per lui il posto in cui vive è il più bello del mondo e lui spera di invecchiare e morire lì.

Ecco, forse è questo il segreto.

Trovare un posto in cui svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza di non voler essere altrove. Un posto in cui mettere radici, in cui crescere dei figli, in cui desiderare di invecchiare e morire. Forse è questo che ancora ti manca. E allora, forse, quando lo troverai, se mai riuscirai a trovarlo, cambierà la tua prospettiva. Placherai questa inquietudine che provi sempre al ritorno da un viaggio. Questo disagio che, ora te ne rendi conto, nasce non tanto dalla sensazione di inadeguatezza verso i luoghi che hai visitato, quanto da quella verso il luogo in cui sei tornato.

In quel momento allora sarai come Mouloud.

Sarai felice di svegliarti ogni mattina nel posto più bello del mondo, di fare un lavoro che ami, di avere dei figli a cui poter raccontare che i viaggi più belli che hai fatto sono stati quelli di ritorno. Perché, forse, quello di cui hai bisogno non è una nuova meta da visitare, ma un nuovo punto di partenza a cui tornare.

The Travelogue è una rivista on line curata da scrittori che viaggiano, alla ricerca di spunti, suggestioni, emozioni da trasformare in storie.

Il viaggio per noi è una fonte di ispirazione, uno strumento per allargare i confini delle nostre vite, una scusa buona per inventare una nuova storia.

La scrittura per noi è una necessità.

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Massimo Lazzari
The Travelogue

Autore di La Storia dell’Acqua (2021), La Fine della Terra (2019), Il libro perfetto (2017), Quando guardo verso Ovest (2015) ed Esprimi un desiderio (2012)