TROVARE CIÒ CHE NON SAPEVI DI STARE CERCANDO

Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue
Published in
6 min readApr 1, 2019

Sri Lanka, 2019

La campagna di Ella

C’è chi la vita la fa in viaggio. Per piacere o per mestiere.

In Sri Lanka, portare in giro i turisti è un mestiere a sé, e implica trascorrere la vita sulle strade. Come Marco e Kalinga, che ci accompagnano nella scoperta del loro paese. Il primo svolge questo lavoro da numerosi anni e ha un business così ben avviato che, più che autista, egli ci pare un manager tanto è sommerso da incessanti chiamate per organizzare tour, o per aiutare con consigli o altro gli autisti che lo sostituiscono. Kalinga è uno di essi. Recentemente messosi in proprio, sorride mostrandoci fieramente la foto di lui accanto a Tony Blair: fino allo scorso anno lavorava per un’azienda privata e scortava i VIP.

Per lui, come per altri, “casa” è soltanto una parentesi nella fitta trama di impegni.

Marco e Kalinga: ben più che autisti… guide, traduttori, facilitatori

Della vita sulle strade, Marco e Kalinga apprezzano il conoscere sempre nuova gente. Da quando sono asfaltate, poi, aggirarsi per la “venerabile isola”, è diventato semplice e veloce. Le distanze si sono raccorciate, ma il problema maggiore resta il traffico, reso caotico dagli imprudenti guidatori che, quando sono al volante di grossi autobus, mettono a repentaglio numerose vite con sorpassi azzardati. Per questo è necessario affidarsi ad autisti come loro, competenti e con esperienza.

Autobus privati (blu) e statali (rossi)

Ma il grosso debito contratto con la Cina per strade, ponti e aeroporti ha costretto il governo ad alzare i prezzi in modo spropositato. E a pagare il prezzo forte sono i turisti, che per visitare gli splendidi siti patrimonio dell’Unesco devono sborsare somme cento volte più ingenti di quanto viene richiesto alla gente del luogo. Chi viaggia sa bene che le differenze esistono e che sono giustificate, ma la sproporzione è impressionante. Anche la gente non se la passa bene, se ne scusa Marco con un’affermazione che lascia di stucco: “Se ci fossero ancora gli Inglesi, le cose andrebbero meglio. Dopo la guerra civile ci si aspettava che i prezzi diminuissero. Invece non è stato così.”

La gente è povera in un’isola ricca. Lo Sri Lanka possiede tutto: frutta, cereali, sole, mare e una popolazione sorridente e operosa. E tuttavia scopro che deve importare, perché produrre alcune materie prime costa troppo. Colpa delle tasse sui fertilizzanti, afferma Kalinga. E allora ecco che la merce arriva da India o Pakistan. E persino dall’Australia. D’un tratto acquista un senso anche la domanda: succo di arance locali, o importate? La risposta, già evidente prima, lo è ancor più adesso. Per non sbagliare, meglio optare sulla papaya.

papaya

Anche lo Sri Lanka ne ha fatta, di strada. È cresciuto. Si è sviluppato. E soprattutto, dal 2009, è in pace. E questa è stata una svolta importante sul suo percorso.

La fine della trentennale guerra civile ha smesso di scoraggiare i viaggiatori. I turisti hanno iniziato a invadere l’isola, provocando i soliti danni collaterali. Il governo e la popolazione hanno capito in fretta che dal turismo si può trarre vantaggio. Accanto agli interessanti safari, a luoghi naturali e preservati o dai prezzi accessibili, sono spuntate le prime “trappole per turisti”. Come in molti altri paesi del mondo, le derive sono iniziate laddove si accalcano i visitatori e in particolare sulla costa, luogo privilegiato del turismo balneare che ha già cambiato parecchie abitudini. Così, chi si aspetta di vedere i famosi stilt fishermen aggrappati ai loro bastoni, intenti a pescare al tramonto, incontrerà ormai soltanto uomini in posa, pronti a chiedere un compenso.

Un tempo, quello scatto catturava l’essenza del loro paese. Ora non più. Un’altra storia, un altro capitolo si è chiuso. Si è aperto quello del business, e chissà come andrà a finire.

Stilts senza fishermen

Sono grata a Marco per avermi rivelato la verità, ma sospiro mentre mi astengo dallo scattare la splendida foto. Conservo quella fugace ma ormai falsa visione nella mente, con un pensiero che va formandosi, inesorabile: cosa succede, se un paese perde l’anima? Ci guadagnerà a corto termine, ma non sopravvivrà alle terribili prove del turismo di massa. Alla lunga è destinato a morire.

Lo spettro incombe per tutti i paesi del mondo.

E sono storie che nessuno vorrebbe raccontare.

Frattanto, lo Sri Lanka vive. E di ragioni per far scalo qui ce ne sono. Il rice & curry è squisito, soprattutto se cucinato in casa.

Arnese che grattuggia la noce di cocco, ingrediente indispensabile nel sambol srilankese

E i paesaggi sono mozzafiato. Mare, pianure e colline. Piantagioni di tè a perdita d’occhio.

Lipton’s seat, luogo prediletto di Sir Thomas

Ma soprattutto, prendendo il tempo si scopre che esistono ancora campagne secolari, popolate da gente semplice e autentica. Incontri casuali e unici. Imprevedibili e gratuiti. Una sosta in un piccolo tempio, una sera di poya in cui si celebra la luna piena, produce il piccolo miracolo insperato.

Tempio di campagna

Due donne appaiono dal nulla, Kalinga parla con loro e le porte si aprono: andiamo, presto, presto! Il grande vantaggio di viaggiare con un buon autista è che non è soltanto un autista, ma si fa guida, traduttore, consigliere, facilitatore. Ti aiuta a trovare quello che non sai neppure di stare cercando.

Il luogo giusto, il momento giusto, è questo: dietro al tempio, in una baracca con pareti di latta, è radunato un gruppo di donne che mi riceve con curiosità e cortesia. Io le ringrazio, l’emozione mi assale mentre giochiamo a guardarci e a sorriderci. Poi mi viene un’idea. Chiedo se hanno dei figli. Quando annuiscono, corro all’auto e prendo tutti i giochi dei bambini. Prima ero sola ma ora mio figlio mi segue, incuriosito. Loro lo sono ancor di più: lo guardano, lo toccano. Poso i giochi sul pavimento, ognuna sceglie. Sorrido ancora. Mi sorridono. Senza parlare, ci siamo dette l’essenziale.

Sono una viaggiatrice. Viaggio con tutti i sensi all’erta, pronta ad aprire il cuore.

Questa è una delle storie che mi porterò dentro. Altre più incredibili me le raccontano Marco e Kalinga: il turista che vuole guidare un tuk tuk e si capovolge. La donna che per farsi una foto scivola giù da World’s End. O una coppia italiana per la quale ha lavorato Marco, che esigeva che mettesse il bavaglino ai cani prima che mangiassero.

Sì, è così: di storie in viaggio ce ne sono molte.

Questa è la mia. Profuma di incenso e spezie e parla di un’isola dal passato fertile, che è al crocevia di molte sfide del futuro.

The Travelogue è una rivista on line curata da scrittori e scrittrici che viaggiano, alla ricerca di spunti, suggestioni, emozioni da trasformare in storie. Il viaggio per noi è una fonte di ispirazione, uno strumento per allargare i confini delle nostre vite, una scusa buona per inventare una nuova storia. La scrittura per noi è una necessità.

--

--

Manuela Bonfanti Bozzini
The Travelogue

scrittrice e esploratrice — autrice di Ladra di memorie, Punti e interrogativi, La lettera G, Ladakh&Rupshu e blog Voci dal silenzio. FB manuelabonfantiautrice