La lotta armata al bar

Storie di partigiani reggiani e di fascisti romani

Filippo Bruno Marano
the watchkitten
4 min readMay 23, 2016

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Odio gli indifferenti. […] Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. […] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? […] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. — Antonio Gramsci

Sembrava che i partigiani fossero ormai, a settant’anni dalla Seconda Guerra Mondiale, dei soprammobili della storia, da rispolverare ogni venticinque aprile ad opera dei media vecchi e nuovi per ricordare ai giovani l’importanza della Resistenza, ora come allora. [E condannando, contemporaneamente, i partigiani contemporanei che — sparsi per il mondo — combattono ogni giorno per i diritti della propria terra, messi a repentaglio da invasori stranieri di ogni sorta]

Invece, il referendum costituzionale che si terrà nell’autunno 2016 li ha riportati in voga. Il quesito su cui si esprimeranno gli italiani riguarda la riforma della seconda parte della Costituzione della Repubblica, che prevede in particolare: la fine del bicameralismo perfetto, l’elettività dei senatori, nuove competenze di Stato e Regioni, l’abrogazione delle province e del CNEL, nonché nuove regole per l’elezione del Presidente della Repubblica. Un appuntamento su cui il governo Renzi si gioca molto del proprio futuro.

La battaglia comunicativa è già cominciata, soverchiando addirittura quella per le elezioni amministrative del 5 giugno, che coinvolgono città come Milano, Napoli, Roma e coinvolgendo in prima persona i principali esponenti dell’esecutivo. Una generazione politica che, per motivi anagrafici ancor prima che ideologici, con i partigiani ha poco o nulla a che fare, ma che ritiene opportuno richiamarsi ai principi e ai valori della lotta armata anti-fascista e anti-nazista per mantenere un legame con la storia patria.

È stato in particolare il ministro Maria Elena Boschi a dare il via a una polemica molto accesa. Utilizzando la locuzione “veri partigiani”, in realtà, la titolare del dicastero per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento ha proprio voluto sottolineare la differenza tra coloro che hanno combattuto fino al 1945 per la liberazione nazionale, e color che — pur iscritti all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) — si identificano con una realtà di cui non hanno mai fatto parte.

Per quanto infelice, la scelta linguistica di MEB è chiara [qui il video integrale]. Altrettanto chiara è la conseguenza più immediata del battage mediatico che ne è seguito: lo spostamento dell’attenzione dai contenuti del referendum e la ulteriore — qualora non fossero bastate le dichiarazioni di Matteo Renzi — personalizzazione dello scontro. Come una profezia che si auto-avvera, la consultazione referendaria è destinata a diventare un vero e proprio redde rationem interno al Partito Democratico.

Come capita spesso nel nostro Paese (composto da 60 milioni di Commissari Tecnici, e da altrettanti Presidenti del Consiglio), il dibattito si trasforma immediatamente in una lotta armata al bar, in cui un ruolo di primo piano è svolto dai principali mezzi di comunicazione. Con tanto di interviste ai (pochi) partigiani ancora in vita, pronti a criticare il ministro reo. (Questa, intanto, la posizione ufficiale dell’associazione, che ironizza volutamente sui Senatori PD che si dichiarano tutti “iscritti e sostenitori dell’ANPI”)

Ad aizzare questo fuoco ideologico sul passato della democrazia italiana ha contribuito anche Giorgia Meloni che, per far capire ai romani dove sta la VERA destra nella capitale, ha tirato in ballo Giorgio Almirante. Parafrasando von Clausewitz, sembra che la toponomastica non sia che la continuazione della politica con altri mezzi. In questo caso, a insorgere è stata la comunità ebraica. E anche l’ANPI, che ha definito inaccettabile, irricevibile e assurda la proposta della leader di Fratelli d’Italia.

E a noi, poveri cittadini ancora indecisi su cosa votare — nel senso che nella maggior parte dei casi non sappiamo proprio su cosa voteremo — cosa resta?

  1. Informarci autonomamente, andando alla fonte delle notizie: ad esempio, su un sito come valigiablu, che svolge quel lavoro giornalistico che molti hanno ormai dimenticato.
  2. Praticare l’ironia, utilizzando format come il détournement per rispettare il nostro passato senza buttarla in vacca. Come ha fatto Max Collini e tanti partigiani reggiani come lui.
Credit: Danilo D’Auria

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