In equilibrio tra studio e lavoro

Angelo Fortuna
The Wave Studio
Published in
5 min readApr 7, 2020

La vita è sicuramente costituita da un susseguirsi di passaggi, da obiettivi raggiunti e da raggiungere. A questo siamo stati abituati fin dall'inizio: partendo da piccole conquiste che nemmeno ricordiamo, se non mediante foto sbiadite gelosamente custodite dai nostri parenti (il primo passo o la prima parola), passando poi per quelle che ci hanno colpito particolarmente: ad esempio la prima volta in bicicletta… le ginocchia sbucciate e le varie cadute sono servite proprio a questo. Lo ricordiamo bene perché, nonostante i tentativi falliti, nessuno era in grado di fermarci, nemmeno il cattivo tempo. Sono sicuro che anche il più scansafatiche avrà vissuto questi momenti di assoluta determinazione e di grandi vittorie (tranquilli, non lo dirò a nessuno, non voglio di certo rovinare la reputazione di qualcuno).

“Si… ma lo studio non si può paragonare ad una bicicletta” qualcuno potrebbe pensare. La risposta a questa affermazione è che dipende dal punto di riferimento.

Per chi sa andare in bicicletta è naturale affermare che non sia affatto difficile farlo, ma per giungere a tale conclusione deve aver vissuto un determinato momento della propria vita in cui ci ha provato e riprovato, cadendo e rialzandosi. Raggiungere il nostro attuale obiettivo non è come andare in bicicletta per noi adesso, possiamo però paragonarlo a quando da bambini abbiamo imparato ad andarci. Quindi abbiamo tolto le rotelle, siamo saliti in sella ed abbiamo fatto i conti con l’equilibrio e la forza più famosa di sempre (un indizio: non è quella di Star Wars). Del primo se ne occupa il nostro orecchio interno, di certo deve essere allenato quindi per approssimazione affermiamo che dipende da noi.

Il secondo, la forza di gravità, non dipende da noi. Siamo tutti attratti dalla terra, anche in questo momento.

(1.1) Per non cadere dobbiamo vincere le condizioni esterne con qualcosa che dipende da noi.

Quanto appena detto vale per qualsiasi nostro obiettivo, provate a sostituire “per non cadere” della frase precedente con ciò che vi sta a cuore in questo momento [lascio la dimostrazione ai lettori].

Raggiunto un traguardo, però, vi è la tentazione di minimizzare la strada percorsa fino a quel momento. Non appena, ad esempio, si inizia a frequentare la scuola superiore è probabile che si pensi che la scuola media non era poi così difficile. Non appena si ha a che fare con i primi esami universitari emerge nostalgia per la scuola superiore.

Superato uno scoglio semplicemente aumenta il focus e l’impegno richiesto per il successivo.

Il percorso scolastico-universitario è ben definito, vengono chiaramente scanditi i vari momenti di passaggio. Il problema sorge quando pensiamo a ciò che viene dopo questo percorso: il lavoro.

Man mano che si avvicina il traguardo della laurea le paure e i dubbi sul proprio futuro si rafforzano. Vi è la consapevolezza di dover partire dalle basi, di imparare cosa significa fare un colloquio, confrontarsi con gli altri e dimostrare a te stesso e a chi ti circonda che ne sei capace.

Ciò che ci chiediamo è: qual è il momento giusto per iniziare? Dopo la laurea, dopo una specialistica o durante?

Quel che è certo è che lo studio di una determinata disciplina serve ad avere delle competenze nell'ambito scelto. Chi vuol fare il programmatore prima deve imparare a programmare (e come si programma), così come chi vuol fare il musicista, a meno che non si tratti di Mozart, prima di fare un concerto deve quanto meno saper eseguire quattro note senza stonare.

La risposta alla domanda è quindi molto personale. Prima bisogna guardarsi dentro e capire a che punto ci si trova del proprio percorso. Se ci si rende conto di saper fare qualcosa che piace potrebbe essere arrivato il momento di iniziare a guardarsi intorno, se c’è qualcuno disponibile ad aiutarvi a crescere potrebbe essere la giusta opportunità. Bisogna provare per capire se è stato intrapreso il giusto bivio.

È importante iniziare subito ad avere a che fare con i fattori esterni del mondo del lavoro: le richieste dei clienti, i problemi da risolvere, i capi da soddisfare.

Possiamo quindi riprendere in considerazione la (1.1).

L’unica arma per combattere questi fattori è naturalmente qualcosa che dipende da noi: la nostra preparazione, le nostre capacità.

Per allenarle si può:

· continuare a studiare;

· impararle sul campo;

· fare entrambe le cose.

Con quest’ultima nasce una figura ibrida: lo studente lavoratore.

Non è semplice saper conciliare i due mondi allo stesso momento, anche perché sia il continuare a studiare, sia l’imparare sul campo sono opzioni più che valide.

Per chi sceglie di essere studente lavoratore deve fare i conti con la quarta dimensione del nostro universo: il tempo.

Per riuscire a dare il massimo, infatti, è necessario sapere gestire il tempo in maniera efficiente stabilendo quanto dedicarne per lo studio, quanto per il lavoro e quanto per tutto il resto. Considerando anche esami e scadenze lavorative non bisogna trascurare la capacità di pianificare ed organizzare riuscendo a dare le giuste priorità.

Potrebbe risultare difficile, stancante, bisogna essere resistenti allo stress, però quel che certo è che si avranno il doppio delle soddisfazioni.

Si eliminano le ansie del “Cosa c’è al prossimo step?”, aiutando a vivere più serenamente lo studio. Si ha la possibilità di capire in anticipo quali informazioni sono importanti per la propria carriera e quali meno:
la gestione delle informazioni e soprattutto la voglia di apprendere in maniera continuativa.

Bene, vi sarete accorti che sono state evidenziate delle parole chiave. Non sono naturalmente casuali, illustrano solo alcune delle soft skills (o competenze trasversali) che uno studente lavoratore allena. Queste sono molto richieste, specialmente ai nostri giorni. Permettono di essere maggiormente produttivi e soddisfatti in futuro.

Ci sono tanti modi per poter sviluppare queste competenze. Il percorso che si sceglie di intraprendere, che sia più lungo o che sia più breve, non è importante se è ciò che si vuole realmente e se l’obiettivo è chiaro. A volte si vivranno momenti difficili ma, parafrasando una frase di Baden Powell, bisogna concentrarsi su quel che splende oltre le nuvole più nere, avendo chiaro in mente cosa vi è oltre l’ostacolo.

Non smettiamo di imparare ad andare in bicicletta, l’equilibrio prima o poi verrà da sé e non dimenticheremo mai come si pedala.

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