Risolviamola a quattrocchi

Alice Serrone
This brave new world
8 min readJun 5, 2020

Giugno, profumo d’estate. La primavera si è dileguata ormai da un pezzo e con lei anche la nostra pazienza. All'arrivo del caldo è seguita come sempre una gran voglia di mare, di aperitivi in piazza, di passeggiate in montagna, di vacanze, di fancazzismo e di assembramenti per il passaggio delle Frecce Tricolori.

Siamo stati chiusi in casa anche troppo, abbiamo resistito in smart working per mesi, nella paura del terribile Virus che ci ha costretti a rimanere distanti e annoiati. Adesso c’è la fase tre, i locali sono aperti e si può finalmente uscire senza bisogno né di comprovate necessità, né di presunti congiunti da andare a trovare. Sì, ma come siamo conciati?

Le collezioni primavera/estate 2020 le abbiamo intraviste soltanto sui cataloghi online e per andare dal parrucchiere oggi ci sono liste d’attesa improponibili, che fanno quasi invidia a quelle della sanità pubblica italiana. E poi dobbiamo ammetterlo: in questi mesi di barbe lunghe e capelli spettinati ci siamo così abituati al comfort della divisa casalinga che adesso siamo quasi restii all’idea di doverla abbandonare di nuovo. Non abbiamo nemmeno troppa voglia di ricominciare a truccarci o di scegliere con cura i nostri outfit prima di uscire, perché tanto l’unica moda che vedrà l’estate sarà la parure di DPI completa di guanti, mascherina e occhiali.

Già, da quando gli occhi sono stati dichiarati una potenziale porta d’ingresso del Covid19, anche gli occhiali sono diventati un must have della Pandemia, essendo considerati dalla maggior parte dei medici un valido aiuto per prevenire l’infezione. Che siano da sole o da vista poco importa, ma più sono grandi meglio è, in quanto è essenziale interporre una barriera tra il nostro sguardo e le micro goccioline di saliva di persone potenzialmente malate.

Per di più, se fin da subito gli oculisti si sono mostrati concordi nel definire gli occhi come un possibile bersaglio, più recentemente i ricercatori dello Spallanzani di Roma li hanno etichettati anche come un’eventuale fonte di contagio, mettendo in luce la presenza del virus nelle secrezioni oculari prodotte dalla congiuntivite virale.

Considerati spesso come oggetti quasi banali e di poco conto, gli occhiali acquistano oggi una nuova funzionalità: quella di DPI anti-Covid.

Una mansione che si aggiunge alla lunga lista di compiti già svolti da questo storico strumento, presente attorno a noi ormai quotidianamente sotto le vesti più svariate: da semplice accessorio modaiolo ad ausilio visivo, da protezione contro i raggi solari a mezzo per guardare un film in 3D o per poter vedere sott'acqua. Dalle lenti per la guida a quelle fatte apposta per guardare gli schermi, fino a quest’ultimo utilizzo come dispositivi di protezione individuale.

Alcuni esperti considerano gli occhiali come la quinta invenzione più importante della storia dell’uomo, dopo la ruota e la scoperta del fuoco, in quanto hanno permesso a milioni di persone di poter vedere bene a dispetto dei loro difetti visivi.

Non possiamo dunque, nemmeno in caso di emergenza, dimenticare la loro antichissima storia e il loro essere testimoni di cultura, arte, moda e design.

Potrebbe sembrare assurdo, ma a essere inventati per primi sono stati gli occhiali da sole. Nella preistoria furono gli Inuit a progettare il primo paio, incidendo una sottile fessura su maschere d’osso o d’avorio, al fine di proteggere i loro occhi dal riverbero del sole sulla neve. In Cina, racconti di più di duemila anni fa parlano di misteriosi occhiali in quarzo, minerale che impedisce il passaggio della luce, in grado di migliorare la visione umana grazie a una “forza magica” racchiusa nella pietra. Anche a Roma, tra il 37 e il 68 d.C, l’imperatore Nerone soleva utilizzare una sfera di smeraldo trasparente per osservare le lotte dei gladiatori nell'arena, trovando in essa sollievo e freschezza per lo sguardo.

Maschere da sole Inuit
Ultima moda inuit

Ma se per la panacea dei raggi UV l’acume umano ha fatto presto, per il popolo miope la sciagura è durata invece diversi secoli.

L’invenzione del primo paio di occhiali da vista infatti ha avuto luogo solamente nel XIII secolo, quando i cristalleri di Murano riuscirono per la prima volta a molare due lenti convesse e incastonarle in una primitiva montatura di legno. Fino ad allora, gli ametropi si erano dovuti arrangiare strizzando gli occhi e tentando di ricordarsi a memoria l’esatta posizione di ogni cosa, per non rischiare di inciampare di continuo in un mondo perennemente sfocato e surreale.

Comunque, anche con l’arrivo delle lenti da vista, gli occhialuti non devono avere avuto vita facile lo stesso. I primi modelli infatti consistevano in due semplici cerchi in legno collegati da un banale rivetto e risultavano del tutto privi di elementi che li tenessero attaccati alla testa del portatore. L’ausilio tanto atteso si presentava dunque come un rudimentale “occhiale da naso”, che richiedeva una certa destrezza per essere tenuto in equilibrio, ma che rappresentava per l’epoca il miglior comfort visivo desiderabile. Per il brevetto delle asticelle ci vollero almeno ancora altri quattrocento anni.

Nel corso della storia sono stati diversi i personaggi a essere ricordati per i loro occhiali. Basti pensare al diplomatico conte Camillo Benso di Cavour, perennemente incorniciato dalla sua montatura a fili, o al poliedrico Benjamin Franklin, ideatore, fra l’altro, delle lenti bifocali.

Il Medioevo sul naso

Oggi inforcare un paio di occhiali sopra la mascherina può risultare un gesto scomodo, un abbinamento buffo e inconciliabile che rende i nostri volti grotteschi e irriconoscibili.

Sembriamo quasi spaventapasseri, fantocci succubi delle decisioni altrui e privati delle loro libertà e identità. Eppure, in altri contesti, questa possibilità di nascondere le proprie sembianze e di mimetizzarsi in mezzo agli altri è tornata addirittura utile a qualcuno.

Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali neri.

Coco Chanel

Con questa frase la celebre stilista francese volle esaltare il senso di sicurezza e di tutela che solo il suo paio di occhiali sapeva offrirle, permettendole di andare in giro sentendosi libera di essere sé stessa.

Come lei, tantissimi altri vip scelgono tutt'oggi di trasformare questo accessorio in un vero e proprio scudo con cui ripararsi dagli agguati di fan e paparazzi. È recente l’esempio di Francesco Totti e Ilary Blasi che, proprio grazie all'utilizzo di un paio di occhiali da sole sopra la mascherina, sono riusciti a godersi la tranquillità di una passeggiata in centro a Roma senza il rischio di essere riconosciuti dai passanti. Anche la regina Beyoncé deve aver avuto la stessa pensata, sfruttando la medesima strategia solo poche settimane fa, per concedersi un giro in cabrio a Beverly Hills senza dare troppo nell'occhio.

Ma gli occhiali possono anche rivestire ruoli diversi e dai significati opposti, diventando spesso un vero e proprio tratto distintivo che rende riconoscibili i volti più noti dello spettacolo.

Ripercorrendo la storia del cinema e non solo, li ritroviamo infatti nelle forme e nei colori più svariati, sullo sguardo delle grandi celebrities, che li hanno trasformati spesso e volentieri in accessori di tendenza e oggetto di moda.

Come non pensare subito alla montatura oversize dal taglio a farfalla di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany o a quella rossa con le lenti a cuore di Lolita. In Top Gun, Tom Cruise ha reso celebri gli Aviator del tenente Maverick, mentre i mitici Blues Brother hanno consacrato alla storia i Ray-Ban neri con le lenti quadrate. Ancora, nel 1968 Steve McQueen diede la gloria ai Persol con il nasello pieghevole, nell’83 Al Pacino portò al successo i Carrera Champions con Scarface e nel ’99 Morpheus di Matrix diede voce alla montatura senza aste con le lenti a specchio nere.

Negli anni alcuni modelli sono stati adottati addirittura da intere generazioni e culture, come quella del movimento hippie degli anni ’60, che ha trovato nelle lenti colorate alla John Lennon uno degli emblemi del proprio movimento.

Ma non sono stati solo i sunglasses ad aver trovato i propri portavoce tra le star. Anche gli occhiali da vista possono vantare diversi testimonial, come nel caso dei modelli tondi, famosi grazie ad Harry Potter o Steve Jobs, e di quelli più squadrati col contorno spesso prediletti da Woody Allen e Brad Pitt.

Potenti ambasciatori che oggi diffondono il messaggio anche attraverso i social, manifestando preferenze a volte poco apprezzate, come quella del leader della lega Matteo Salvini. Il senatore ha infatti recentemente dichiarato di essersi “arreso” alla necessità di questo ausilio, esibendosi in un selfie con indosso un modello classico tartarugato. Una scelta che ha scatenato critiche e commenti da parte di numerosi haters, tra cui il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha canzonato la montatura marrone definendola color “pannolino di bimbo”.

Un colpo basso per il povero Matteo, che ha reagito alla beffa cercando di dimostrarsi superiore e rispondendo al collega in modo secco e deciso.

Io ti cercherò, ti troverò e ti ucciderò

Ma se nell'era moderna gli occhiali possono diventare un oggetto di bullismo, non dobbiamo dimenticarci che in passato non è sempre stato così, anzi, nell’800 erano considerati addirittura uno status symbol della borghesia più benestante, colta ed erudita.

E chissà, magari in fondo è proprio per questo che Salvini ha scelto di mostrarsi in pubblico con questo nuovo look, per dare ai cittadini smarriti un nuovo senso di saggezza e affidabilità in un periodo storico incerto come quello che stiamo vivendo. Dietro alla tanto discussa montatura potrebbe dunque celarsi l’ennesima mossa strategica, comunicativa e politica volta a far sì che “Il Capitano” ci appaia ancora di più come un oculato salvatore della patria.

O forse Matteone voleva semplicemente mostrarsi vicino alle vittime dell’accoppiata “occhiali e mascherina” e condividere con loro il dramma dell’appannamento?

Questo piccolo inconveniente sembra essere infatti un disagio assai diffuso, al quale è necessario trovare un rimedio adatto per poter tornare a vederci chiaro tra gli scaffali del supermercato. Dato che rinunciare alla mascherina o portarla abbassata sotto il naso non sono considerate soluzioni ammesse, in tantissimi si sono proposti di offrire consigli, indicazioni e scappatoie per ovviare al problema. C’è chi suggerisce di acquistare un banale gel anti-appannamento, chi di inserire nella mascherina un segmento di fil di ferro per farla aderire meglio al naso e chi invece propone di lavare gli occhiali con la schiuma da barba, per creare uno strato protettivo che impedisca alla lente di appannarsi.

In ogni caso, di qualunque tipo sia il rimedio, l’importante è che alla fine ne si trovi uno, perché l’umanità non può più fare a meno di questo prezioso strumento neanche oggi, nell'era della Grande Pandemia.

Gli occhiali ci hanno seguito fin qui fedelmente attraverso i secoli, aiutandoci a superare difficoltà più o meno ingenti e più o meno urgenti, e dovranno farlo ancora visto che, a quanto pare, ci toccherà risolverla a quattrocchi anche sta volta.

La natura è fantastica. Un miliardo di anni fa non avrebbe mai sospettato che noi avremmo portato gli occhiali, eppure ci ha fatto le orecchie!

Milton Berle

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Alice Serrone
This brave new world

"Some people never go crazy. What truly horrible lives they must lead."