Quattro razze e un viaggiatore…

Alessio Cimarelli
Through the No Man’s Sky
3 min readAug 20, 2016

Diario di bordo di Antonio Farini, data stellare 1471215600/0015/UTC.

Un esploratore? Uno scienziato? Uno studioso di piante, animali, formazioni rocciose? Un appassionato di lingue e culture aliene? Un ricercatore? Ma in cerca di cosa?

Invece che darmi risposte, il mio incontro virtuale con l’Atlante mi ha distolto dalle necessità materiali più immediate e mi ha costretto a pensare… E mille domande sono arrivate ad assediarmi la mente. Sull’Universo, la Vita, me stesso e la natura di questo viaggio. Non sono altro che un viaggiatore in un cosmo sterminato, che con le unghie e i denti guadagna ogni giorno qualche metro in più, verso una meta che non vede, che non conosce, che non ha scelto. Sospinto in avanti o ricacciato indietro da forze ben più grandi della sua. Che il mio destino sia scritto oppure no in fondo non importa, perché ogni giorno che passa scopro di avere un controllo insignificante anche sulle mie scelte.

Sono in attesa nella stazione spaziale del sistema Poholenburg-Tami, dovrei forse visitare anche i pianeti che mi guardano silenziosi dall’oblò, ma non ne ho alcuna voglia. Ho ancora addosso la tempesta di sensazioni fisiche che hanno accompagnato il contatto con l’Atlante, di cui il monolite Vy’keen su Lizhnour-Uoare MJ199 è stato solo un vettore. Calore all’inizio, poi brividi e formicolii alle gambe e alle braccia, un senso di leggerezza e un flusso di mute parole i cui frammenti ancora risuonano nelle mie orecchie. L’Atlante mi chiama, vuole che lo raggiunga, ha preparato per me una via tra le stelle e mi invita a seguirla. In quei momenti tutti i miei dubbi sono svaniti e credo che mi sarei anche gettato contro una stella se me l’avesse chiesto. Ma ora? Ho la mappa segnata, mi servono tre salti per raggiungere quella che ha chiamato “interfaccia”. Una struttura di comunicazione diretta, dove capirò… conoscerò… non so cosa, ma che altro mi serve? Adesso ho bisogno di uno scopo e l’Atlante me lo sta dando. L’alternativa in fondo è seguire una rotta sconosciuta verso un non ben identificato “centro dell’Universo”… ecco cosa mi blocca: la totale incertezza, ma insieme la consapevolezza della mia fragilità di fronte all’immenso vuoto del cosmo.

Le tre razze finora incontrate: i Gek, i Vy’keen, i Korvax.

Che poi ho scoperto che proprio vuoto non è. Oltre a me ci sono almeno tre razze senzienti: i Gek, simpatici con cui ho ormai un ottimo rapporto, i Vy’keen, boriosi che mi sopportano a fatica, e i Korvax, che ho incontrato su questa stazione per la prima volta, ma con cui non ho ancora avuto a che fare. A queste si aggiungono le “sentinelle”, droni automatici dalle origine sconosciute, al pari dei loro costruttori, che sembrano essere ovunque, impegnate nel pattugliamento di tutti i settori della galassia. Mi sfugge ancora il loro criterio di azione, se ne hanno uno: accorrono se raccogli una qualsiasi risorsa su un qualunque pianeta, ma in genere si limitano a controllare da lontano senza intervenire. Se le attacchi, si difendono. Se danneggi strutture o navi (tutte o solo alcune tipologie?) ti piombano addosso con le armi spianate. Ma mi è successo anche presso il monolite dei Vy’keen, senza che facessi nulla di particolare. Non ho ingaggiato il combattimento e mi sono affrettato a decollare e lasciare il sistema, ma ho avuto l’impressione che non vedessero di buon occhio il mio viaggio lungo la “strada dell’Atlante”…

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Alessio Cimarelli
Through the No Man’s Sky

Curiosity-driven data scientist: giornalismo e trasparenza tra 0 e 1