Testa dolente e vista appannata…

Alessio Cimarelli
Through the No Man’s Sky
3 min readAug 12, 2016

Diario di bordo di Antonio Farini, data stellare 1470920400/0001/UTC.

Antonio.

Farini.

Il mio nome? Forse… ma è anche l’unico nome che mi viene in mente, quindi diciamo che me lo faccio bastare, per ora. Tanto qui dove mi ritrovo nessuno sembra conoscermi. Anche perché non c’è proprio nessuno.

Mi son svegliato così, senza passato né identità, testa dolente e vista appannata, circondato da colori, suoni, profumi… e una nave. La mia nave, suppongo, perché posso salirci sopra e il posto in cabina mi dà un senso di familiarità, tanto da sapere che non posso andare da nessuna parte se non trovo il modo di ripararne i danni e ricaricare i componenti per il decollo.

Uno schizzo a mano libera della mia nave, la Domanish S84, uno splendido modello di Alpha Vector, e sullo sfondo uno scorcio del pianeta su cui mi ha fatto chissà come precipitare.

Sono passate ormai alcune ore dal mio risveglio e il senso di smarrimento si sta già attenuando. Comincio a pensare di essere in qualche modo abituato a trovarmi in luoghi sconosciuti, forse sono una sorta di esploratore. C’era un globo accanto alla nave, sembrava danneggiato, ma l’ho attivato quasi senza volere e… mi ha parlato. Non ho capito bene come, ma ho sentito un nome, Atlante, e la sensazione che mi avrebbe guidato alla mia meta, se lo avessi ascoltato. Non ho potuto fare domande e ho accettato senza troppa convinzione, ma almeno questo forse vuol dire che una meta c’è, da qualche parte. Chissà, magari su uno dei due pianeti che vedo nel cielo... O in uno dei luoghi che i sensori a lungo raggio della exotuta mi indicano come potenzialmente interessanti qui su Cikabibisth, nel sistema Litfreukeland. Qualunque cosa significhi interessante per me.

Il multi-funzione, modello Rezosu Z65.

Finora non mi sono allontanato che di pochi passi dalla nave, c’è molta vegetazione e diverse strutture rocciose da cui posso recuperare una parte dei materiali di cui ho bisogno, dal carbonio al ferro. Il raggio estrattore del mio giocattolo tutto fare, un Rezosu Z65, fa il suo dovere, ma è molto lento e qui l’alternanza tra il giorno e la notte è rapida, ho già assistito a due cicli diurni completi. L’ambiente è accogliente, ma purtroppo non adatto al mio metabolismo. Devo tenere attivi i sistemi di sopravvivenza della exotuta e ricordarmi di caricarli di isotopi regolarmente, se non voglio che questo sia il mio ultimo viaggio…

Un esemplare di Unfamercasima Arbiagiu.

Ci sono parecchi animali, ne ho individuate almeno tre specie, tutte quadrupedi e poco convinte della mia presenza. Ho avuto qualche difficoltà ad avvicinarmi, ma ho scoperto presto che sono ghiotti di ferro, è bastato offrirne loro qualche unità per farmeli amici e non vederli più scappare al minimo movimento brusco. Non ci sono però solo rocce, piante e animali su questo pianeta. Mi sono passate sopra la testa diverse navi dirette chissà dove, ma soprattutto ho ricevuto ben tre volte la visita di macchine volanti apparentemente automatizzate, curiose nei miei confronti in una maniera quasi minacciosa, come fossero sentinelle. Hanno uno scanner frontale che mi puntano in faccia senza troppi complimenti e sembrano arrivare dopo che raccolgo una certa quantità di materiale. Non mi sembra di danneggiare o rubare nulla, ma forse qualcuno non è d’accordo.

Deve però esserci un collegamento tra me e qualcun altro là fuori. Tramite il visore della tuta ho potuto riconoscere tutte le specie che ho incontrato e ho notato che le informazioni raccolte vengono inviate in una qualche banca dati remota, una sorta di Biblioteca Galattica a cui ho un accesso limitato. Sembra che abbia accesso (traccia biometrica?) anche a una sorta di conto corrente con circa 10 mila unità, che aumentano man mano che scopro nuove specie animali. A questo punto spero davvero di riuscire a stabilire un contatto anche con il sistema di Commercio Galattico, mi farebbe comodo invece che star qui a estrarre plutonio a mano direttamente dai cristalli naturali…

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Alessio Cimarelli
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Curiosity-driven data scientist: giornalismo e trasparenza tra 0 e 1