Franklin Kameny, l’astronomo che migliorò l’America

Sempre a testa alta

Marco Fulvio Barozzi
Through the optic glass
4 min readJan 21, 2017

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Esistono avvenimenti nella vita di una persona che segnano drammaticamente una svolta, con un prima e un dopo nettamente distinti. La vita in quel punto sembra interrompersi e ricominciare, non necessariamente migliore o peggiore, ma sicuramente diversa.

Nella benpensante America degli anni ‘50, come del resto in qualsiasi altro paese di quel tempo, una delle svolte capaci di cambiare la vita di una persona poteva essere rappresentata dal sentirsi improvvisamente accusati di omosessualità, condizione umana che allora veniva giudicata a metà tra la perversione e la patologia mentale.

La riprovazione sociale e le conseguenze penali che gravavano sull’accusato erano tali da distruggere un’esistenza, come capitò in Inghilterra al matematico inglese Alan Turing, uno dei padri dell’intelligenza artificiale, colui che aveva decifrato il codice Enigma dei tedeschi fornendo al suo paese una delle armi fondamentali per vincere la guerra. Turing, costretto a trattamenti per la castrazione chimica e lasciato solo da tutti, non resse alla vergogna e si suicidò nel 1956. Diversa lavicenda dell’astronomo americano Franklin Kameny che, al contrario, non si arrese ma trasformò l’accusa in occasione di lotta per il riscatto di quanti vivevano la sua condizione.

Kameny, un newyorkese di origine ebraica, era un bambino molto chiuso fino a quando, all’età di sette anni, scoprì le stelle e seppe che avrebbe fatto l’astronomo. In un campo estivo stupì tutti, ricorda la sorella Edna, indicando agli altri bambini le varie costellazioni con le loro stelle principali. Finita la guerra, studiò astronomia al Queen’s College di New York, ottenendo il massimo dei voti; cominciò a frequentare gli Osservatori, e conseguì il dottorato ad Harvard nel 1956 con una tesi – suggeritagli dalla grande astronoma Cecilia Payne-Gaposchkin – sulle variabili gialle semiregolari del tipo RV Tauri, le stelle giganti che si ritiene siano negli stadi finali della loro evoluzione prima della fase di nebulosa planetaria e dell’eventuale contrazione in una nana bianca. Sfortunatamente, la tesi di Kameny (A Photoelectric Study of Some RV Tauri and Yellow Semiregular Variables) non è mai stata finora pubblicata su alcuna rivista scientifica.

Successivamente, Kameny si recò per un breve periodo presso l’Osservatorio di Armagh, in Irlanda del Nord, per raccogliere dati sulle stelle variabili. Nel 1957 aveva incominciato anche a insegnare per un paio di semestri all’Università di Georgetown. Nel luglio dello stesso anno entrò come astronomo civile nel servizio cartografico dell’Esercito.

Aveva 32 anni quando, nel 1958, fu sospeso dal servizio e lasciato senza stipendio perché “scoperto essere gay”. Invece di subire, Kameny fece due ricorsi contro il provvedimento, prima al tribunale e poi alla Corte Suprema. Li perse entrambi, ma oramai era iniziata la sua seconda vita.

“The times they are a-changing” cantava Bob Dylan, e con lui un’intera generazione, in quei primi anni ‘60 che sembravano promettere una nuova frontiera e nuovi diritti per tutte le minoranze discriminate. Kameny, che dovette a lungo farsi mantenere dagli amici, seppe riunire in comunità e mettere in relazione quelli che prima erano individui isolati ed emarginati, togliendo dalla solitudine migliaia di persone finalmente consapevoli di sé e dei propri diritti.

Con lui iniziarono i picchetti di protesta di fronte ai palazzi delle istituzioni, le campagne stampa, le prime coraggiose dichiarazioni pubbliche di uomini e donne che esprimevano apertamente la propria inclinazione sessuale. Uno dei suoi più grandi successi fu nel 1973, quando l’Associazione degli Psicologi Americani cancellò l’omosessualità dall’elenco dei disturbi mentali. Vinse altre battaglie per i diritti gay anche nella pubblica amministrazione e persino nell’esercito, rimanendo attivo fino alla morte, avvenuta l’11 ottobre del 2011.

La comunità scientifica lo ha celebrato quando era ancora vivo, durante una riunione dell’American Astronomical Society tenutasi nel 2010 in cui si sono ricordati i meriti della sua breve carriera astronomica. Il 3 luglio del 2012 gli è stato dedicato l’asteroide (40463) Frankkameny: un riconoscimento a chi ha sempre vissuto a testa alta, prima per guardare le sue amate stelle variabili, poi per rivendicare l’eguaglianza contro la discriminazione.

Per qualche mese, un po’ di tempo fa, collaborai con la rivista astronomica Coelum, per la quale scrissi questo ricordo di un grande americano, poco conosciuto da noi. Per loro e per nostra fortuna, gli Stati Uniti non sono solo capitalismo e vaccari semianalfabeti.

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