L’interpretazione del pensiero parmenideo proposta da Giovanni Cerri — prima parte

Dioniso
Through the optic glass
3 min readJul 1, 2022

Giovanni Cerri et al., Dall’universo-blocco all’atomo nella scuola di Elea: Parmenide, Zenone, Leucippo, a cura di Massimo Pulpito e Sofia Ranzato, Academia

Ho trovato l’interpretazione del pensiero parmenideo proposta da Giovanni Cerri molto convincente nella sua ampia prospettiva che, oltre all’aspetto filosofico, include anche considerazioni scientifiche in senso moderno. Ho quindi deciso di scegliere la sua interpretazione come guida quando mi sono trovato a scrivere le parti del mio nuovo libro, Il mistero della discesa infinita, che citano il pensiero parmenideo.

Quarta di copertina rielaborata

Cerri critica l’interpretazione, di marca prevalentemente hegeliana e un tempo dominante, che voleva Parmenide “teorico di un essere disincarnato e inaccessibile attraverso l’indagine scientifica del mondo”. Propone, in alternativa, “un Parmenide pienamente consapevole dei fondamenti epistemologici del sapere e capace di prefigurare, attraverso identificazioni progressive di entità apparentemente diverse, l’esito ultimo dell’evoluzione della scienza”, cioè la scoperta dell’essere come un unico corpo omogeneo.

Parmenide sarebbe stato tra i primi, se non il primo, ad analizzare l’osservazione dei fenomeni naturali attraverso procedimenti logico-mentali: “punto di partenza della riflessione parmenidea è una ricerca scientifica lunga e laboriosa fondata sulle due componenti della rilevazione sperimentale e del ragionamento matematico-geometrico”.

A conferma della sua interpretazione, Cerri analizza la seconda parte del poema di Parmenide, in cui l’eleate presenta teorie astronomiche, considerate provvisorie dal filosofo stesso, che dimostrerebbero il suo profondo interesse per la spiegazione dei fenomeni del mondo fisico.

Cerri mostra anche come le opere di altri due pensatori, formatisi nella scuola di Elea, supporterebbero la sua interpretazione: da una parte Zenone, con le sue argomentazioni contro la pluralità; dall’altro Leucippo, il primo atomista.

Considerazioni più dettagliate

Cerri pone subito l’accento su quella che a suo avviso è stata a lungo un’interpretazione sbagliata del pensiero di Parmenide. E cioè l’interpretazione hegeliana che attribuiva un valore gerarchico nettamente superiore alla prima parte del poema. Quella che tratta di Aletheia: la verità più profonda che può essere raggiunta solo seguendo il sentiero della ragione. In contrasto con la Doxa: quel livello di verità a cui si accede attraverso l’osservazione sensoriale.

La vulgata hegeliana a cui si accennava ha incoraggiato la visione gerarchica dei due poli in cui quello naturalistico (inconciliabile con l’essere disincarnato) viene a soccombere e a divenire un’appendice secondaria, giustificata come migliore discorso sulle false apparenze umane o al più come opinione dello stesso giovane Parmenide, una concessione ad una sorta di periodo pre-critico dell’Eleate. Così, anche là dove il discorso naturalistico veniva tenuto in considerazione, esso restava pur sempre confinato nella ‘seconda parte’, la cosiddetta Doxa.”

Successivamente altri studiosi, come lo storico della filosofia tedesco Eduard Zeller e il filologo classico e storico scozzese John Burnet, rigettano l’interpretazione puramente ideale dell’essere, perché sarebbe evidente che l’essere per Parmenide sia una realtà che occupa spazio. Burnet si spinge addirittura ad affermare: ‘Parmenides is not, as some have said, ‘the father of idealism’; on the contrary, all materialism depends upon his view of reality’.

Da citare anche la terza via cercata da Giovanni Reale. Lo storico della filosofia italiano nega che Parmenide possa essere considerato padre dell’idealismo o del materialismo, data l’indisponibilità ai suoi tempi delle categorie di materia e spirito.

Seconda parte…

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Dioniso
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Che cosa siamo se non le brutte copie delle nostre storie?