Perchè abbiamo bisogno di un “Programma Matusalemme”

Qual è il peggior nemico per la nostra vita e la nostra salute? L’invecchiamento è la principale causa di sofferenza, malattia e morte dei tempi moderni, nonché alla radice di molteplici problemi sociali ed economici, di conseguenza abbiamo bisogno di un piano per combatterlo e sconfiggerlo.

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TECNOETICA
11 min readOct 25, 2016

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Autore: Transcendo

Quale sarebbe la più grande cura medico-scientifica che salverebbe, e migliorerebbe in modo significativo, la vita di tante persone (compresa la vostra)? Se il vostro primo pensiero è “una cura per il cancro” o “una cura per le malattie cardiache”, pensateci su meglio. C’è una malattia che uccide circa 100.000 persone ogni giorno pari a una trentina di attentati dell’11 settembre al World Trade Center. Nel giro di due mesi le vittime sono tante quante quelle dell’Olocausto. Dove sono i manifestanti in piazza, gli appelli di denuncia all’ONU, le richieste di intervento al governo? Non ci sono. Siamo tutti in una trance che ci fa ignorare la carneficina intorno a noi. La ragione è che la causa di tutte queste morti non è la fame, la guerra, o un regime totalitario, ma un fenomeno generalmente accettato come “naturale” e “inevitabile”: l’invecchiamento.

A fronte di questo drammatico quadro ci sarebbe da porsi una domanda precisa: perchè accettiamo l’invecchiamento… e non le malattie? Gettiamo via tanto denaro nel trattamento e nella ricerca delle cure per varie malattie. E per l’invecchiamento? Una miseria. Dopo tutto, siamo profondamente condizionati dalla mentalità comune per cui invecchiare fa parte dell’ordine “naturale” in altre parole siamo abituati a pensare che il processo di invecchiamento sia una conseguenza assolutamente ineliminabile di “Madre Natura”. A questo punto occorrerebbe chiedersi se questa presupposta necessità “naturale” invalicabile costituisca anche una norma moralmente vincolante: ebbene se guardiamo alla nostra storia evolutiva ci accorgiamo che in qualità di esseri umani abbiamo già inventato sistemi e strumenti, come antibiotici e vaccini, per difenderci da ciò che nella natura ci è nocivo o letale. Nessuno di noi vorrebbe soffrire di cancro, AIDS e polmonite e molte altre malattie che sono una parte della natura e che cerchiamo di combattere il più possibile. Il vaiolo, uno dei più grandi “assassini” della storia umana, è stato fortunatamente eliminato dalla scienza e tecnologia moderna. Ma abbiamo perlopiù ignorato il più grande “assassino naturale” della storia umana ovvero l’invecchiamento biologico. Smettiamola di considerare l’invecchiamento in modo moralmente diverso da altre condizioni o alterazioni non-desiderabili naturali, come le malattie, che tendiamo invece a contrastare e combattere. Cominciamo a renderci conto che dopo una certa età siamo tutti infermi a causa dell’invecchiamento: gradualmente i nostri corpi iniziano a funzionare meno efficacemente, e col tempo diventiamo più vulnerabili alle malattie e alla morte.

Nella concezione comune si pensa che quando si invecchia avviene qualcosa di diverso rispetto alle malattie della vecchiaia ma in realtà, dal punto di vista biologico, non esiste questa distinzione. Le patologie legate all’età risparmiano i giovani-adulti semplicemente perché richiedono molto tempo per lo sviluppo, ma colpiscono chiunque vive abbastanza a lungo perché sono gli effetti collaterali del normale funzionamento del corpo, piuttosto che essere causate da fattori esterni come le infezioni. In altre parole, l’invecchiamento è semplicemente l’insieme delle prime fasi delle malattie e disabilità tipiche della vecchiaia. Possiamo definire, in termini scientifici, l’invecchiamento come niente altro che un processo degenerativo causato dal progressivo accumulo di danni biochimici nel tempo, fino al punto da compromettere le funzioni vitali dell’organismo. Chi dunque parla di “invecchiamento sano” sta ingannandovi (poco importa se in buona o in mala fede) in quanto è un ossimoro, come “povertà dignitosa” o “tiranno misericordioso.” L’invecchiamento non è sano in quanto uccide!

Come riporta uno studio ISTAT riguardo il nostro paese (uno scenario simile però lo si riscontra in tutti i paesi sviluppati): “Nell’attuale scenario demografico le malattie cronico-degenerative, legate al processo di invecchiamento dell’organismo, si confermano principali cause di morte: le malattie del sistema circolatorio e i tumori rappresentano, ormai da anni, le prime due più frequenti cause di morte, responsabili nel 2008 di ben 7 decessi su 10”. (1)

Nel mondo l’invecchiamento non si limita a causare il 70% circa di tutte le morti umane, nonostante i significativi traguardi sinora raggiunti dalle società occidentali in fatto di allungamento della durata della vita, ma riduce in età avanzata la capacità di godere la propria vita e contribuire positivamente a quella degli altri: la prospettiva limitata che si ha di fronte a sé, unita all’isolamento sociale che colpisce generalmente gli anziani nella società moderna, rende impossibile ogni progetto o speranza esistenziale, sentimentale, professionale a lungo termine data la lenta consunzione e decadenza psico-fisica tra patologie, disabilità e sofferenze proprie della vecchiaia. Non è un caso se la depressione è molto comune negli anziani: va considerata una conseguenza attesa o necessaria dell’invecchiamento e comunque, anche nei casi in cui un anziano non soffre di depressione, le patologie e le disabilità legate alla vecchiaia non aiutano certo ad avere una vita molto attiva e costruttiva…

Come se non bastasse l’invecchiamento sta diventando un onere pesante anche in termini economici per la società: i costi dell’assistenza medica dovuti all’invecchiamento della popolazione sono in crescente aumento in tutto il mondo. Si stima che nel nostro paese le persone al di sopra dei 65 anni — pari al 22 per cento della popolazione totale — assorbano il 56 per cento della spesa farmaceutica (2). Ora, immaginate quali saranno invece i costi sanitari, assistenziali e sociali, quando nel 2025 oltre il 30% degli europei avrà più di 65 anni, mentre il numero degli ultraottantenni sarà quasi raddoppiato rispetto ad oggi (3). Come risulta evidente, i costi sociali di un tale sistema, dall’assistenza sanitaria agli apparati previdenziali e assistenziali, tendono ad assorbire una quantità di risorse economiche sempre maggiore e sempre meno sostenibile finanziariamente da nazioni il cui reddito è prodotto da una minoranza di individui adulti in età lavorativa.

Quanto a lungo la nostra società contemporanea potrà continuare a nascondere sotto il “tappeto” dell’indifferenza generale o dell’accettazione culturale le sofferenze e le rovine che determina l’invecchiamento? E’ giunto il momento di promuovere un cambio di paradigma affinché massicci sforzi siano concentrati sul vero problema a monte che porta a malattie cardiache, al declino cognitivo, alla maggior parte dei tumori, e a ogni altra malattia o condizione correlata all’invecchiamento, ovvero il processo di invecchiamento stesso. Ci vuole una ” rivoluzione copernicana” nella mentalità comune: il primo passo è anzitutto cambiare l’odierno approccio all’invecchiamento da “naturale inevitabilità” a “malattia curabile”. Numerosi esperti che studiano il processo biologico dell’invecchiamento ormai riconoscono che tale processo può teoricamente essere manipolato, trattato e ritardato con gli strumenti della scienza e della tecnologia. E’ chiaro che se l’invecchiamento biologico fosse visto in una nuova luce cioè come una “malattia reversibile”, potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui reagiamo ad esso, per esempio a livello medico ed etico diventerebbe un dovere morale dei medici trattarlo e curarlo.

Secondo Aubrey de Grey, Chief Science Officer della SENS Foundation e sostenitore più importante al mondo della ricerca anti-invecchiamento, non ha senso spendere la maggior parte delle nostre risorse mediche per cercare di combattere le malattie tipiche dell’invecchiamento, senza affrontare l’invecchiamento stesso. Se curiamo una delle malattie o condizioni legate all’invecchiamento, coloro che in questo modo si salvano nel giro di qualche anno potrebbero soccombere ad un altra di esse. Il vantaggio è quindi modesto. Allora, sostiene de Grey, invece di puntare a curare malattie specifiche che si verificano quando le persone hanno raggiunto una certa età, non sarebbe una strategia migliore tentare di prevenire o riparare il danno inflitto al nostro corpo dal processo di invecchiamento? Il trattamento dell’invecchiamento sarebbe così da considerare una forma di medicina preventiva per tutte le malattie della vecchiaia. I benefici di questo innovativo approccio biomedico non starebbero semplicemente nell’aggiungere qualche anno di vita speso in una casa di cura in condizioni di demenza senile, ma starebbero nel migliorare il nostro stato di salute fino al ringiovanimento, così da poter godere di una prospettiva di durata di vita a tempo indeterminato.

Il biologo De Grey ritiene che siano sufficienti modesti progressi nel settore della scienza anti-invecchiamento, nel prossimo decennio, per portare a una radicale estensione della durata della vita umana. Tutto quello che dobbiamo fare è raggiungere quella che egli chiama “velocità di fuga della longevità” cioè il punto in cui saremo in grado di prolungare la durata della vita umana in modo sufficiente da avere il tempo per ulteriori progressi scientifici così da consentire ulteriori miglioramenti nelle cure anti-invecchiamento, e quindi ottenere una maggiore longevità: in sostanza si tratta di “battere in velocità” il progredire dell’invecchiamento attraverso il progresso tecnologico in modo tale che ogni nuovo miglioramento nell’efficacia delle terapie restituirebbe gli anni di vita necessari per poter beneficiare del miglioramento successivo. Se saremo in grado di arrestare e invertire il deterioramento fisico che giunge con l’età, non si vede alcuna ragione per cui gli esseri umani non dovrebbero vivere fino a 1.000 anni o più.

E’ dunque chiaro che, se vogliamo sperare di salvarci dalle sofferenze della vecchiaia e godere di una durata di vita illimitata, non possiamo perdere tempo: l’accelerazione del progresso scientifico e tecnologico, in particolare in quei settori che saranno presumibilmente decisivi per raggiungere le prime terapie anti-invecchiamento — quali cellule staminali, ingegneria genetica e nanomedicina — deve diventare una priorità assoluta fin da oggi. Ciò di cui abbiamo urgente bisogno è scommettere sulla scienza anti-invecchiamento come unica soluzione affidabile per evitare grandi sofferenze, disagi, e costi sanitari prodotti dall’invecchiamento della popolazione: è necessario che la “longevità in buona salute” entri al più presto nell’agenda politica internazionale e che il progetto scientifico di terapie anti-invecchiamento sia finanziato e incoraggiato con un’ambizione che sia pari, se non superiore, al Programma Apollo che portò l’uomo sulla Luna.

La sconfitta delle malattie legate all’età senile e l’estensione radicale della durata di vita umana deve diventare nientemeno che lo scopo di un “Programma Matusalemme”: questo il nome che potremmo dare al progetto anti-invecchiamento da adottare, richiamando la mitica figura di uno dei patriarchi biblici diventata popolare e proverbiale per la sua estrema longevità. Ciò che qualificherà tale ambizioso programma sarà l’individuazione e la definizione di strategie necessarie e attuabili — in ambito politico-sociale-economico — per accelerare l’arrivo delle terapie anti-invecchiamento, per ottenere la longevità in buona salute e in generale per migliorare la salute umana.

Per essere all’altezza di vincere tale enorme sfida si deve porre l’obiettivo della longevità in buona salute non come qualcosa che attiene solo qualche scienziato che nei suoi laboratori coltiva il grande sogno di allungare la vita umana, ma è fondamentale sensibilizzare la maggior parte della popolazione in modo che si accorga di quale impatto negativo abbia la vecchiaia sulla loro vita, e su quella dei loro cari, nonché in generale quanto sia limitata la vita umana a causa della senescenza, e quali prospettive esistenziali-sociali-economiche si aprirebbero con l’estensione radicale della vita umana in buona salute.

Attualmente il maggior ostacolo sul cammino che ci porta all’abolizione dell’invecchiamento, e in prospettiva della morte, rimane tuttavia il pensiero convenzionale e il paradigma corrente che tende a rifiutare la negatività della vecchiaia e della morte: come fa notare De Grey l’idea di morire, ovvero del proprio annientamento, “è talmente paralizzante che la maggior parte delle persone evidentemente ha bisogno di convincere se stessa, con qualsiasi mezzo, che non è un così grande male dopo tutto” (5). Che sia il credo in un’esistenza gioiosa dopo la morte, o la presunzione che un mondo post-invecchiamento sarebbe insostenibilmente sovrappopolato, o la paura di “dittatori immortali”: l’uomo trova ogni espediente per aggirare, e non affrontare, il pensiero traumatico della morte. Eppure il desiderio dell’immortalità meta-fisica e ultra-terrena promessa e prefigurata dalle religioni è un’indizio prezioso e importante di ciò che la psiche umana ha da sempre coltivato ovvero la speranza di una vita in cui non si invecchia, una prospettiva di non-termine. Questo desiderio può essere soddisfatto nel prossimo futuro, senza ricorrere a “promesse religiose”, grazie ai progressi della scienza e della tecnica: la longevità in buona salute non è mai stata così a portata di mano a patto che vi sia un’accelerazione nel campo biomedico mirato a terapie anti-invecchiamento ma… Questo dipende anche da noi, dalla nostra determinazione nel vedere tale sogno realizzarsi e dalla capacità delle persone, che oggi sostengono questo sogno, di convincere la maggior parte della popolazione e delle attuali generazioni che la longevità radicale è qualcosa per cui vale la pena dedicare i propri sforzi ed energie.

Qualcosa però sta cambiando su questo fronte infatti soggetti influenti stanno cominciando a spostare l’attenzione pubblica su possibili cure per contrastare l’invecchiamento degenerativo e per ottenere il ringiovanimento biologico. Oggi esiste, dopo tanto tempo in cui la “guerra” culturale e scientifica all’invecchiamento è stata condotta in modo sporadico da scienziati pionieri e piccole associazioni, una comunità emergente internazionale riunita sotto il nome di International Longevity Alliance (4), che sta promuovendo l’idea rivoluzionaria della longevità in buona salute. Nata nel 2012 questa comunità sta riunendo tutte quelle persone nel mondo che vogliono, attraverso l’attivismo sociale, convincere la classe scientifica, il pubblico e le istituzioni di finanziamento che porre fine all’invecchiamento è un obiettivo desiderabile, necessario e moralmente giusto.

Ci sono altri segni positivi che accendono la speranza: l’idea della longevità in buona salute non appartiene più solamente a scenari da fantascienza nè ad ardite speculazioni futuristiche in quanto sta diventando un’idea diffusa e un’aspirazione collettiva. Ne è prova anche l’interessamento recente di grandi “colossi” come la multinazionale americana Google e il pionere della biologia sintetica John Craig Venter (6), i quali hanno fondato società e joint-venture che si occuperanno di ricerca biotecnologica e genetica per sconfiggere la senescenza.

Nick Bostrom, filosofo e futurologo all’ Università di Oxford, ha scritto:

Appena cominciamo ad accumulare un minimo di saggezza e di esperienza, l’invecchiamento ci depriva di energia e degrada il nostro intelletto. Dopodichè, l’insulto finale è il colpo di grazia della morte. Ora, però esiste una speranza reale di cambiare tutto ció, una speranza che l’ultimo capitolo di ogni storia umana non debba chiudersi in questo modo. (7)

Provate a immaginare che tutto ciò si realizzi ipoteticamente ora: una vita senza invecchiamento. Provate a immaginare quanta saggezza, quanta esperienza, quante relazioni, quanta conoscenza possiamo accumulare in una prospettiva di non-termine dove non è più un programma biologico-genetico innato a decidere quanto dobbiamo vivere ma siamo volontariamente noi stessi. Se questa idea non vi rende tristi, ma anzi suscita in voi pensieri o sensazioni piacevoli sappiate allora che non siete soli.

C’è là fuori una crescente comunità di persone che vogliono abolire la senescenza e sostenere la longevità in buona salute. Chiamateli — se volete — pazzi, eretici, ambiziosi. Chiamateli pure longevisti.

NOTE:

1. Fonte: Relazione sullo Stato Sanitario del paese 2009 -2010

2. Fonte: Le Scienze

3. Fonte: OCSE

4. International Longevity Alliance (http://http://longevityalliance.org/) e Longevity Alliance Italia (http://longevisti.it)

5. Aubrey De Grey, The Undoing of Aging (https://www.fightaging.org/archives/2013/04/aubrey-de-grey-on-the-undoing-of-aging.php )

6. “Live Longer with Human Longevity” su Nanalyze.com: http://www.nanalyze.com/2014/03/live-longer-with-human-longevity/

7. Nick Bostrom, Contro la Vecchiaia, da: Estropico.org

Altre fonti consultate:

Estropico.org

FightAging.org

Aubrey De Grey e Michael Rae, Ending Aging, 2008, St. Martin’s Griffin

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