Transumanesimo: l’uomo che rimane umano ma che trascende se stesso

Quale sarà, e dovrebbe essere, il futuro evolutivo della specie umana? Julian S. Huxley, biologo evoluzionista britannico nonché primo direttore dell’UNESCO, propone l’idea che gli esseri umani devono migliorarsi attraverso scienza e tecnica in questo testo seminale della filosofia transumanista.

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TECNOETICA
7 min readNov 11, 2016

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Autore: Julian S. Huxley

Come risultato di miliardi di anni di evoluzione, l’universo sta diventando autocosciente, in grado cioè di comprendere diverse cose del proprio passato e del proprio possibile futuro. Questa autocoscienza cosmica si sta realizzando in un minuscolo frammento dell’universo: in alcuni di noi esseri umani. Forse si è realizzata anche altrove, con l’evoluzione di creature coscienti sui pianeti di altre stelle. Ma su questo nostro pianeta mai era accaduto prima d’ora.

L’evoluzione, su questo pianeta, è la storia della realizzazione di sempre nuove possibilità da parte di ciò di cui la Terra e il resto dell’universo sono fatti: vita; forza, velocità e consapevolezza; il volo degli uccelli e le regole sociali di api e formiche; l’emergere della mente — molto prima dell’arrivo dell’uomo -, insieme alla creazione di colore, bellezza, comunicazione, cure materne, e i primi barlumi di intelligenza e conoscenza. E infine, durante gli ultimi battiti scanditi dall’orologio cosmico, qualcosa di completamente nuovo e rivoluzionario: gli esseri umani, con la loro attitudine al pensiero astratto e alla comunicazione verbale, con la consapevolezza di sé e dei propri obiettivi, con la capacità di accumulare e condividere esperienze. Non dimentichiamo, infatti, che la specie umana è tanto radicalmente diversa dalle microscopiche forme di vita unicellulari vissute miliardi di anni fa, quanto queste erano diverse da un frammento di pietra o di metallo.

La nuova comprensione dell’universo deriva dalle conoscenze accumulate negli ultimi cento anni da psicologi, biologi e altri scienziati, e da archeologi, antropologi, storici. Essa ha definito la responsabilità e il destino dell’uomo: agire per conto del resto del mondo al fine di realizzare al massimo grado possibile le sue intrinseche potenzialità.

È come se l’uomo improvvisamente fosse stato nominato amministratore della più importante tra tutte le aziende — chiamiamola l’azienda dell’evoluzione -, senza averlo chiesto, senza una congruo preavviso e senza una preparazione adeguata. Come se non bastasse, l’uomo non può rifiutare questo incarico. Che lo desideri o meno, che sia o meno consapevole di cosa stia facendo, egli in effetti sta determinando la futura direzione dell’evoluzione su questo pianeta. Questo è il suo destino inevitabile, e prima acquisirà consapevolezza di ciò e comincerà a crederci, meglio sarà per tutti.

L’essenza di questo incarico è di conseguire la più completa realizzazione delle potenzialità dell’uomo, come individuo, come comunità e come specie, nel corso della sua avventura che si sviluppa lungo i corridoi del tempo. Ogni uomo inizia il proprio viaggio come un granello di potenzialità, un ovulo sferico e microscopico. Durante i nove mesi prima della nascita, esso si dispiega automaticamente in un vero miracolo di organizzazione: dopo la nascita, oltre alla continuazione automatica della crescita e dello sviluppo, l’individuo comincia a realizzare le proprie potenzialità mentali, sviluppando speciali talenti, acquisendo conoscenza e abilità di vario genere, e facendo la propria parte nella società. Questo processo che avviene dopo la nascita non è automatico o predeterminato. Può imboccare direzioni molto diverse a seconda delle circostanze e degli sforzi dell’individuo. Il livello di realizzazione delle potenzialità può essere più o meno completo. E il risultato finale può essere soddisfacente o meno: in particolare, lo sviluppo della personalità può fallire catastroficamente. Ma una cosa è certa: una personalità ben sviluppata e ben integrata è il più alto prodotto dell’evoluzione, la più completa realizzazione di cui siamo a conoscenza nell’universo.

La prima cosa che la specie umana deve fare per prepararsi all’incarico cosmico che gli è stato affidato è di esplorare la natura umana, per scoprire quali siano le sue potenzialità (inclusi, naturalmente, i suoi limiti, siano essi intrinseci o siano essi estrinseci, imposti cioè dai dati naturali esterni). Abbiamo ormai completato l’esplorazione geografica della terra; abbiamo spinto l’esplorazione scientifica della natura, del mondo inorganico e di quello organico, al punto che le sue caratteristiche principali ci sono ormai chiare; ma l’esplorazione della natura umana e delle sue potenzialità è appena cominciata. Un Nuovo Mondo di possibilità inesplorate aspetta il suo Cristoforo Colombo.

I grandi uomini del passato ci possono fornire un’indicazione circa le potenzialità della personalità dal punto di vista intellettuale, spirituale e artistico. Ma queste sono solo vaghe indicazioni.

Dobbiamo esplorare e mappare l’intero territorio delle potenzialità umane, così come abbiamo fatto per la geografia fisica. Come generare nuove possibilità per la vita di tutti i giorni? Cosa possiamo fare per far emergere le capacità latenti degli uomini e delle donne comuni relativamente alla conoscenza e al piacere, per insegnare alla gente le tecniche necessarie a raggiungere una consapevolezza spirituale (dopo tutto, è possibile acquisire la tecnica per ballare o giocare a tennis, quindi perché non quella per raggiungere l’estasi mistica o la pace spirituale?), per sviluppare i talenti innati e l’intelligenza dei bambini, invece di frustrarli e distorcerli? Sappiamo che pittura e riflessione, musica e matematica, recitazione e scienza possono diventare realtà per ragazzi e ragazze ordinari, se solo vengano utilizzati metodi adatti a farne emergere le potenzialità. Stiamo cominciando a renderci conto che persino la gente più fortunata vive ben al di sotto delle proprie capacità, e che la maggior parte degli esseri umani sviluppa solo una piccola parte del proprio potenziale mentale e della propria efficienza spirituale. La specie umana, in effetti, è circondata da un enorme territorio di potenzialità non realizzate: una sfida al nostro spirito di esplorazione.

Le esplorazioni scientifiche e tecniche hanno dato all’uomo comune, in qualunque parte del globo, un’idea delle possibilità fisiche. Grazie alla scienza, i diseredati stanno cominciando a realizzare che sottonutrizione o malattie croniche non sono inevitabili, e che nessuno deve essere escluso dai benefici delle applicazioni tecnologiche.

Il malcontento nel mondo è in larga parte dovuto a questa nuova convinzione. La gente è determinata a non tollerare un livello al di sotto della norma, per quanto riguarda la propria salute e il proprio standard di vita, ora che la scienza ha rivelato la possibilità di migliorare entrambi. Questo malcontento produrrà alcune conseguenze sgradevoli prima di scomparire, ma è essenzialmente un fattore positivo, una forza dinamica che non sarà placata fino a quando non avrà consolidato le “fondamenta” fisiologiche del destino umano.

Una volta esplorate le potenzialità della consapevolezza e della personalità, e quando tale conoscenza sarà divenuta comune, allora una nuova fonte di malcontento farà la sua comparsa. La gente si renderà conto e si convincerà che, adottando misure adeguate, nessuno dovrà più essere privato di un autentico appagamento, o condannato a un livello di auto-realizzazione inferiore alla media. Anche questo processo avrà inizialmente dei risvolti spiacevoli, ma avrà alla fine un effetto positivo. Comincerà distruggendo le idee e le istituzioni che ostacolano la realizzazione delle nostre potenzialità (o che addirittura negano che tali potenzialità vadano realizzate), e quindi continuerà, dando inizio alla realizzazione del vero destino dell’uomo.

Fino ad ora la vita umana è stata, in generale, proprio come descritta da Hobbes: “crudele, brutale e corta”. La stragrande maggioranza degli esseri umani, se non è morta durante l’infanzia, ha vissuto una vita misera, a causa di povertà, malattia, sfruttamento, crudeltà, oppressione. Gli uomini hanno tentato di alleggerire tale fardello di miseria con speranze e ideali. Il problema è che le speranze si sono spesso rivelate ingiustificate, e gli ideali si sono generalmente dimostrati inadatti alla realtà.

Solo l’esplorazione scientifica delle possibilità che si presentano dinanzi a noi, e delle tecniche necessarie alla loro realizzazione, ci indicherà cosa sia effettivamente realizzabile, e renderà dunque razionali le nostre speranze, e reali i nostri ideali. Già possiamo ragionevolmente dirci convinti dell’esistenza di questi territori di possibilità, e del fatto che gli attuali limiti e frustrazioni della nostra esistenza potrebbero essere in larga misura superati. Abbiamo ragione di ritenere che la vita umana, così come storicamente la conosciamo, finora sia consistita in un misero arrangiarsi fondato sull’ignoranza; ma anche che tutto ciò potrebbe essere trasceso e sostituito da un nuovo modello di esistenza, illuminato dalla conoscenza e dalla comprensione, proprio come il nostro moderno controllo della natura fisica, basato sulla scienza, ha trasceso e sostituito i primitivi esperimenti dei nostri antenati, che erano radicati nella superstizione e caratterizzati dalla segretezza delle relative pratiche.

Per realizzare tutto ciò, dobbiamo studiare le possibilità di creare un ambiente sociale più favorevole, così come abbiamo fatto in larga misura con il nostro ambiente fisico. Dovremo partire da nuove premesse. Ad esempio, che la bellezza (qualcosa da apprezzare e di cui essere fieri) è indispensabile, e quindi che le città brutte o deprimenti sono immorali; che la qualità della gente, non la mera quantità, è ciò su cui dobbiamo puntare, e quindi che una politica concordata è necessaria ad evitare che l’attuale crescita demografica distrugga le nostre speranze per un mondo migliore; che la vera conoscenza e la soddisfazione personale sono fini in sé, oltre che strumenti per il lavoro, o mezzi per rilassarsi, e che quindi dobbiamo esplorare e mettere a disposizione di tutti le tecniche di educazione e di auto-educazione; che la soddisfazione più grande deriva dalla profondità e pienezza della vita interiore, e che quindi dobbiamo esplorare e mettere a disposizione di tutti le tecniche di sviluppo spirituale; e, soprattutto, che la nostra responsabilità cosmica consta di due doveri complementari: il primo verso noi stessi, da adempiere attraverso la realizzazione e il godimento delle nostre capacità, il secondo verso gli altri, da adempiere attraverso il supporto alla comunità, la promozione del benessere delle generazioni future e l’avanzamento della nostra specie in generale.

La specie umana può, se desidera, trascendere se stessa, non in maniera sporadica, un individuo qui in un modo, un individuo là in un altro modo, ma nella sua totalità, come umanità. C’è bisogno di un nome per questa nuova consapevolezza. Forse il termine transumanesimo andrà bene: l’uomo che rimane umano, ma che trascende se stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana.

“Io credo nel transumanesimo”: quando questo sarà affermato con convinzione da un numero sufficiente di persone, la specie umana sarà sulla soglia di nuovo tipo di esistenza, tanto diverso dal nostro quanto il nostro è diverso da quello di Homo Erectus. Ed è allora che, finalmente, l’uomo comincerà a realizzare con piena consapevolezza il suo vero destino.

(Testo tratto da In New Bottles for New Wine, 1957)

Originally published at tecnoumanisti.org

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