Champions. C’era una volta lo United, una grande Juve sbanca Old Trafford

Albert Bertolini
Tribuna Centrale
Published in
5 min readOct 23, 2018

Come sono lontani i tempi in cui giocare a Old Trafford era un po’ come finire in un frullatore. I tempi in cui era 1–0 United prima di iniziare. Quella squadra lì non c’è più. Il Manchester di oggi è uno strano insieme di giocatori potenzialmente forti che però non sono una squadra. Senza gioco, senza anima. Poco, pochissimo per pensare di impensierire una Juventus che questo tipo di partite non le sbaglia mai e ancora una volta ha dimostrato di essere pronta a farsi un selfie con la coppa con le orecchie. Una vera e propria lezione di calcio, soprattutto nel primo tempo. United imbavagliato e asfissiato, Ronaldo allo stesso tempo fonte e terminale di gioco. Un solo grande rischio in 93 minuti per i bianconeri, che dopo aver trovato il gol in apertura con Dybala, ha più volte consolidato il vantaggio con diverse occasioni arrivate al termine di grandi azioni di calcio corale. Una, due categorie di differenza.

PRIMO TEMPO

  • Ronaldo torna dove tutto è cominciato. Nessuno più del pubblico inglese è capace di omaggiare i grandi campioni che hanno onorato la maglia e che tornano a casa con una maglia diversa. Per CR7, più che mai, la serata è un teatro dei sogni.
  • Lascia la prudenza in albergo, Jose Mourinho: è lo United più offensivo possibile, con Mata e Pogba mezzali, Rashford e Martial a supportare Lukaku.
  • Tutto da gustare il duello tra Shaw e Cancelo, due tra i terzini fluidificanti più on fire a livello europeo.
  • Ronaldo si toglie subito di dosso la scimmia dell’emozione. La prima azione del portoghese è un perfetto give and go che frutta il primo calcio d’angolo per i bianconeri.
  • Tridente d’attacco molto shapeshifter quello disegnato da Allegri: in partenza è Dybala in posizione di centravanti ma l’argentino galleggia spesso in trequarti, trasformando il 4–3–3 in un 4–4–2 perché Ronaldo parte a sinistra e stringe al centro mentre Cuadrado resta largo a destra da ala tradizionale.
  • Inizio di marca juventina, almeno come fluidità di gioco. Partita controllata dai bianconeri che trovano con facilità gli sbocchi giusti per andare al cross, soprattutto da destra. Fatica a carburare lo United, che non riesce a ripartire.
  • Alla Juve manca soltanto il guizzo vincente, che non tarda ad arrivare. Al 16' infatti Ronaldo infligge ai propri ex tifosi il dispiacere che era più scritto di un incidente agli autoscontri. Da manuale, per tempi e voracità, il movimento del portoghese (spostatosi a destra) ad attaccare lo spazio alle spalle di Shaw, il recupero di Martial non arriva in tempo, forte e maligno il cross sul quale si avventa Cuadrado murato da Smalling, ma Dybala è il più lesto di tutti e da pochi passi segna il punto dello 0–1.
  • La sberla non sveglia i Red Devils, che vivono il proprio personale inferno. La Juve continua a menare le danze. E’ una vera e propria occupazione militare della metà campo avversaria, quella dei bianconeri: lo United è costretto ad abbassare Martial e Rashford perché la Juve ha sempre la palla, quindi riesce a tenere altissimi Cancelo e Alex Sandro. Con Lukaku stritolato tra Bonucci e Chiellini, Mata e Pogba torelli nel prolungato fraseggio bianconero, per la squadra di Mourinho affacciarsi dalle parti di Szczesny diventa più un sogno che una possibilità.
  • Spettacolo Juve al 21', Ronaldo spalle alla porta e in posizione di pivot sgancia un invito al ballo per Cancelo che arriva come un treno e calcia forte in diagonale: De Gea tiene in partita i suoi. E’ imbarazzante il gap di personalità, mentale e tecnica, tra le due squadre.
  • Primi segni di vita dello United alla mezz’ora, superati i tre passaggi in fila nella metà campo bianconera. Primo calcio d’angolo a favore salutato da un boato dei tifosi di casa, sin qui asfaltati sugli spalti come i propri beniamini in campo.
  • Ronaldo centra la porta su punizione, evento assai raro quando non veste la maglia della Nazionale lusitana. Nonostante il lungo cerimoniale a gambe larghe e quello sguardo che spaventerebbe Ted Bundy, il portoghese è nella top 5 dei free kick takers più sopravvalutati di sempre. Tiro forte ma centrale, De Gea può solo smanacciare ed è bravo a respingere anche la successiva conclusione di mezzo volo di Matuidi.
  • Irritante il body language di Mou in panchina: sembra un bimbo bizzoso che cerca in tutti i modi di strappare l’attenzione dei genitori. Da segnalare anche una preoccupante somiglianza con Pierferdinando Casini: sarà quella turtleneck nera.
  • Finisce il primo tempo e Sczcesny chiede all’arbitro di poter finalmente palpare la palla.

SECONDO TEMPO

  • Squadre di nuovo in campo con gli stessi undici. Ripensando al primo tempo, Pogba, Lukaku, Rashford e Matic? Chiamiamo la Sciarelli?
  • Un po’ di gloria anche per la difesa juventina, stranamente sollecitata a inizio ripresa. Bonucci fa la cosa più difficile: si fa trovare pronto dopo quarantacinque minuti da spettatore o giù di lì. Perfetta la chiusura in tackle su Martial.
  • Spettacolo Juve al 6'. Azione che sembra disegnata da un pittore. Pjanic per Ronaldo, Ronaldo per Pjanic, scatto in profondità del portoghese, sventagliata del bosniaco per Cuadrado, tocco dolce per l’accorrente CR7, cannonata di prima intenzione, palla destinata all’incrocio dei pali. Il gol perfetto. Ma De Gea ha altri programmi. Che parata.
  • United ancora senza idee. Se non altro prova ad alzare il ritmo per alzare anche il volume dello stadio. Che Ashley Young sia il migliore dei suoi, per di più da terzino destro, è abbastanza inquietante. Matuidi in ritardo come un treno regionale: giusto il giallo.
  • Il motivo per cui questa Juve dovrebbe spendere almeno 70 milioni per riportare a casa questo Pogba?
  • La somma dei tre attaccanti in maglia rossa non fa il Ronaldo 33enne di oggi.
  • Pogba out of the blue: sinistro improvviso quanto meraviglioso, palo interno e fortunosa zuccata di rimbalzo di Sczcesny (o Kevin Bacon?) che si ritrova la palla tra i guantoni. Giocatore così, il francese. Capace di pennellare un capolavoro balistico dopo 72 minuti di insipido gregariato. Campione ma non Campionissimo. Juve che rischia di prendere gol al primo tiro in porta e giustamente non lo fa.
  • Ultimi 25 minuti fisiologicamente di rinculo, quelli della Juve. Lo United non ha idea di come rimettere in piedi la partita, ma se non altro prova a fare un po’ di casino per vedere se cambia qualcosa. Parte del pubblico intanto comincia a sfollare.
  • Il ventennale processo di trasformazione delle B di Marianella in P è finalmente concluso: tiro di Ponucci. Qualcuno lo fermi.
  • United come il Wimbledon della Crazy Gang di inizi anni ’90: lanci lunghi di almeno 85 metri per John Fashanu. Ah no, quello è Lukaku. Beh, più o meno, stasera…
  • Triplice fischio: cala il sipario su una sfida stravinta nella sostanza più che nel punteggio.

--

--