CL bullet points: Roma agli ottavi tra i fischi. Al Real bastano gli stuntmen.

Albert Bertolini
Tribuna Centrale
Published in
6 min readNov 27, 2018
Gareth Bale e la sua velocità (addirittura più di Salah ai tempi della… Roma!) (Youtube)

Un’occasione buttata alle ortiche. La Roma, pur segnata da assenze pesanti, non riesce ad approfittare di un Real Madrid ridotto a una fotocopia sbiadita. Dopo aver dominato il primo tempo, sbagliando però l’impossibile sotto porta, i giallorossi sono rimasti negli spogliatoi all’intervallo, spalancando le porte ai blancos di Solari che nella ripresa hanno colpito prima con Bale e poi con Lucas Vazquez. Roma che esce tre tra i fischi di un Olimpico gremito, un brutto modo per festeggiare il pass per gli ottavi di finale staccato ancor prima della partita grazie alla sconfitta casalinga del CSKA coi cechi del Plzen.

PRIMO TEMPO

Con il pass degli ottavi già staccato, la Roma può giocarsi il super mega big match con 250 atmosfere di pressione in meno. Un bel mazzo di fiori è in viaggio verso Plzen, firmato personalmente da James Pallotta. Ci si gioca comunque qualcosina, allo stadio Olimpico, tipo il primo posto in un girone in cui i giallorossi non avevano esattamente il favore del pronostico. Primo posto che vorrebbe dire, tra le altre cose, evitare scontri frontali con soggetti tipo Bayern e Manchester City.

Roma e Real underachiever nei rispettivi tornei domestici, ed è un complimento. Entrambe arrivano alla sfida di Champions con i segni degli schiaffi presi nel week end di campionato: tre, addirittura, quelli presi dai blancos con l’Eibar; uno, ma comunque fatale, lo han preso i giallorossi al Friuli di Udine.

Il Real ritrova Marcelo e Carbajal: le fasce, in pratica, oltre a Varane. La Roma, oltre a De Rossi e Pellegrini, deve far senza Dzeko e concede l’ennesima chance al gigante triste Schick. Alle sue spalle, nel 4–2–3–1 di Di Francesco, c’è il baby Zaniolo, che aveva già affrontato i Galacticos da titolare nella gara d’andata al Bernabeu.

Al netto di come poi andrà questa partita, ci deve pur essere un comma di qualche regolamento dimenticato in un cassetto polveroso… che vieta a una squadra di contrapporre Nzonzi e Cristante a Modric e Kroos.

La demenziale mancanza del Var in Champions si palesa in tutta la sua mostruosità al settimo minuto quando Lucas Vazquez si trasforma in Kawhi Leonard ed effettua un perfetto steal con la mano destra ai danni di Kolarov. Non sarebbe comunque stato rigore, perché lo schiaffo alla palla è avvenuto appena fuori area, ma resta comunque un abbaglio che ti aspetti al massimo da Ray Charles. Comunque l’attesa è finita: dagli ottavi il Big Brother osserverà attentamente anche le gare della massima competizione europea per club.

Nell’attesa di capire se Solari potrà aprire un ciclo vincente al Real Madrid (i primi segnali non vanno proprio in quella direzione, va detto…) mettiamo a referto una phonata che nemmeno ad asciugarseli in un hangar coi motori di un Cessna.

Il Real vuole costruire da dietro ma la circolazione è poco fluida e troppo leggibile. La Roma invece dà la sensazione di poter far danni quando riparte: il problema è che Schick non è né in area né fuori area, ma galleggia in una twilight zone dove vagano gli spettri.

Il primo squillo di una gara sin qui emozionate come un dibattito condominiale sulla raccolta differenziata è un piattone velonoso di Modric che trova un garelliano Olsen pronto a respingere coi piedi.

Al 21' Di Francesco si vede costretto a rinunciare anche a El Shaarawy che getta la spugna, al suo posto entra Kuivert.

Quella in maglia bianca sembra una squadra di stuntmen che provano a fare i giocatori del Real Madrid. E’ veramente difficile credere che quella roba informe lì sia la stessa meravigliosa macchina calcistica ammirata in Europa nelle ultime stagioni. La partenza di Ronaldo non può bastare a giustificare una deriva del genere. Poca personalità, pochissima energia… campioni pluridecorati che si cercano in campo come se non avessero mai giocato insieme. Quello che può fare la testa, anche nel calcio, è stupefacente.

La Roma fiuta la difficoltà degli avversari e decide di alzare la linea del pressing: basta e avanza a far finire nel frullatore questo strano doppelganger del Real Madrid. Nell’arco di 80 secondi i giallorossi confezionano tre nitide palle gol, prima con Fazio, poi con Schik, infine con Kolarov che lascia partire un missile terra aria che rischia di far esplodere l’Olimpico. Curtois e la dea bendata si oppongono al tentativo di sorpasso degli uomini di Di Francesco.

Premesso che Kroos non è mai stato un fulmine, questa copia del centrocampista tedesco riesce nell’impresa di far sembrare rapido Nzonzi.

Tra le controfigure meno riuscite, spiccano quelle di Bale, Benzema e Marcelo, che forse stasera Ficarra lo è per davvero.

La sensazione è che con Dzeko al centro dell’attacco la Roma andrebbe all’intervallo con almeno un gol di vantaggio.

Under… inteso come sotto. Sottovuoto. Proprio all’ultimo respiro del primo tempo, il folletto turco decide di mandare nei matti il suo allenatore sparando in curva il più facile dei tap-in dopo che la copia di Carvajal aveva servito un pregevole colpo di attacco un giocatore della Roma, Zaniolo, nel tentativo di liberarsi dal pressing di Schick. Allucinante l’errore del numero 17 giallorosso da dentro la porta a Courtois ampiamente fuori dai giochi.

Primo tempo che termina a reti bianche e Solari si sente come quel ragazzo fortunato di Jovanotti.

SECONDO TEMPO

Riparte il match e la Roma va immediatamente sotto. Fazio (a proposito…lui controfigura lo è da un pezzo) vuole appoggiare di testa a Olsen ma gli sfugge un dettaglio: tra lui e il portiere c’è Gareth Bale, che ringrazia e dall’altezza del dischetto non perdona.C’è una legge, nel calcio, che non lascia scampo. Anche se dall’altra parte del campo ci sono le controfigure sbiadite degli avversari. Se sbagli troppo, poi la paghi. Non ci sono Santi. Se poi ti fai gol da solo…

E’ un cazzotto tremendo per la Roma che poco dopo rischia il tracollo, con Florenzi che cicca un intercetto e spalanca a Bale la cavalcata del possibile 2–0, ma il gallese si ricorda di non essere quello vero e a tu per tu con Olsen non riesce a far meglio di un mezzo cucchiaino storto.

Roma spaccata in due, coi due mediani che fan luce come lampioni. Il Real ora la fa girare a piacimento.

Col passare dei minuti cresce anche il malumore del popolo giallorosso sugli spalti. In campo la Roma non c’è più, il Real fa quello che vuole e trova il raddoppio con Lucas Vazquez che approfitta della dormita di Manolas e insacca da due passi la sponda aerea di Benzema.

Il Real sbaglia il terzo. Impressionante la facilità con cui la Roma quest’anno si mette nei guai da sola staccando la spina.

Il giorno e la notte. Solo applausi per Zaniolo (il più giovane ma anche il più positivo della Roma) al momento del cambio, Nzonzi sepolto da una tempesta di fischi.

All’Olimpico è pieno garbage time. Di Francesco pesca dalla panchina ma la sua squadra non ha più le forze mentali per provare a riprendersi la partita.

Al minuto numero 78 Cristante stabilisce ufficialmente il nuovo record di lanci lunghi sballati nella storia della competizione.

Preso dalla disperazione e dalla noia, Cuortois si fa tirare un’arancia dalla panchina per parare qualcosa di sferico.

Mentre Fabio Caressa si incricca sulla lista dei giocatori che vorrebbe vedere in campo negli ultimi 10 minuti, quelli che in campo ci sono già non riescono ad imbastire uno straccio di reazione.

Un Airbus proveniente da Boston atterra agevolmente tra le linea dei centrocampisti e quella dei difensori della Roma.

Finisce così. La Roma è agli ottavi con un turno d’anticipo ma nessuno ha voglia di festeggiare.

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