KLOPPETE…KLOPPETE, LIVERPOOL AL GALOPPO SUI SOGNI DEL TOTTENHAM

Albert Bertolini
Tribuna Centrale
Published in
5 min readSep 15, 2018
Continua la striscia vincente del Liverpoll (foto da www.topsport.it)

I Reds si aggiudicano molto più nettamente di quel che dice il punteggio finale (1–2) il big match della quinta giornata di Premier e restano in vetta a punteggio pieno. Era un esame di maturità per entrambe. Promosso a pieni voti il LIverpool che si candida sempre più a recitare il ruolo di anti City. Bocciato il Tottenham, impoverito e intristito dalle cervellotiche scelte di un bravissimo manager come Pochettino, che sembra aver perso la bussola dopo la trionfante trasferta di Old Trafford. Seconda sconfitta consecutiva per gli Spurs dopo il tonfo di Watford. Liverpool che vince e convince, soprattutto grazie a una benvenuta solidità difensiva.

PRIMO TEMPO

Klopp schiera il suo miglior Liverpool, Henderson capitano non giocatore si accomoda in panchina e lascia spazio al più qualitativo Wjinaldum, che completa la mediana con Keita e James Milner, sempre più lo Scottie Pippen di coach Jurgen. Continua invece il momento naive di Pochettino, che pare aver preso gusto a rimescolare gli ingredienti di una torta che era già molto buona. Al posto di Alli non c’è Son, cambio naturale del trequartista inglese, bensì il giovane centrocampista Winks. Spurs in campo con una sorta di 4–1–4–1 poliedrico e mutaforma con Eriksen largo a destra. Il tecnico argentino decide di prendersi un altro bel rischio dopo l’inatteso (e inopportuno) restyling tattico di Vicarage Road che ha portato alla prima sconfitta stagionale, dopo la trionfale vittoria ad Old Trafford.

Wembley stadium tradizionalmente poco amico dei Reds, che qui lo scorso anno hanno preso una “rata” memorabile (4–1). L’inizio però è totalmente scouser, con un gol annullato a Mane dopo appena 90 secondi per una (molto dubbia) posizione di fuorigioco. Spurs contratti e con un game plan da decifrare.

Gara molto bloccata, col Liverpool che cerca di sublimare il concetto di “direct football”, verticalizzando alla prima occasione ogni cosa che assomiglia a un pallone. Tottenham incatenato da un assetto che di fatto sterilizza una delle principali qualità offensive, ovvero l’ampiezza di gioco. E’ più che altro una sorta di 4–3–2–1 quello di Pochettino, con una infinità di giocatori che tendono ad accentrarsi e i due terzini Trippier e Rose costretti a preoccuparsi dei rispettivi clienti, Mane e Salah, che non sono esattamente come Cappelletti e Tortelloni di emlynhughesiana memoria.

Siccome il Tottenham non sarebbe il Tottenham se non provasse a combinarne una delle sue, al 21' Dier gioca un perfetto nolook all’indietro che sorprende anche i due centrali e finisce sulla traiettoria di Salah che mette il turbo, si infila fin dentro l’area e calcia forte ma trova la manona aperta di Vorm. Già due occasioni per i Reds mentre Alisson si cimenta col Soduku.

Si anima un minimo la formazione londinese, che riesce a creare qualcosa di interessante non appena è in grado di alzare Trippier e di innescarlo coi cambi di gioco. Vere occasioni comunque non se ne vedono. Liverpool sempre pronto a mordere con le ripartenze, troppo spesso innescate da passaggi sballati e cali di concentrazione degli avversari.

Sfida dentro la sfida in panchina dove, sul piano del look, Pochettino straccia Klopp. Uno sembra il presidente dell’Onu e l’altro il simpatico accompagnatore di una qualunque Juniores Regionale.

Sull’ennesimo regalo degli Spurs, imbarazzanti per la superficialità in uscita di palla, il Liverpool trova il vantaggio. Calcio d’angolo propiziato dal doppio errore di Alderweireld ed Eriksen, traiettoria tesa a rientrare, Vorm resta sepolto in area piccola e quando smanaccia fuori dalla porta il successivo colpo di testa di Wjinaldum, la sfera ha già varcato la linea di porta: 0–1.

Questo Winks ricorda Scottie Parker, ma in una versione taroccata.

Tutti in ombra gli uomini chiave di Pochettino. Kane sembra spremuto, Moura il classico pig in the middle, Eriksen in una di quelle rare giornate passate allo specchio.

Wjinaldum gestisce maluccio la ripartenza del possibile 0–2 con un diagonale senza vita. Squadre negli spogiatoi.

SECONDO TEMPO

Pochettino insiste con l’assetto iniziale. Son resta seduto in panchina.

Joe Gomez prova rovinare la sin qui perfetta fase difensiva del Liverpool regalando palla a Moura davanti alla propria area di rigore, poi però è bravo a recuperare in extremis sul brasiliano.

Quinto regalo del Tottenham. Il pachidermico Dembele, in piena digestione dopo aver ingoiato una delle ruspe impegnate nella costruzione del nuovo stadio degli Spurs, inciampa sul pallone a venti metri dalla porta, Firmino e Salah gli rubano palla, Mane riceve la sfera in area e scarica un sinistro potente che trova la grande risposta di Vorm.

Lucas Moura, l’unico dei suoi con il turbo nelle gambe, arrotola l’avatar di Gomez (la cui versione umana è rimasta negli spogliatoi all’intervallo), si incunea in area da sinistra ed esplode un perfetto rasoterra che trova la parte esterna del palo. E’ la prima vera occasione per i padroni di casa, dopo 50 minuti di gioco.

E’ il più classico dei fuochi di paglia. Naufragio di Trippier sul corto-lungo di Mane, il senegalese punta il fondo e mette dentro un pallone su quale si avventa Vertongen in disperata scivolata, la palla incoccia il palo e poi sguscia via dalle mani di Vorm, Firmino con il più facile dei tap-in. Liverpool avanti di due gol. E non fa una grinza.

Son continua a riscaldarsi col sorriso sulle labbra: magari non entrerà ma aver evitato la leva militare nel proprio paese è motivo di felicità.

Cambio per gli Spurs. Dembele lascia il posto ad Erik Lamela.

Poderoso recupero in velocità di Joe Gomez su Lucas Moura, che proprio lento non è. Errore iniziale a parte, l’ex Charlton continua a non far rimpiangere Lovren.

Ennesima ripartenza a mille all’ora del Liverpool, Tottenham fatto a fette, Mane serve Keita con colpevole ritardo e Vorm riesce a chiudere sul sinistro del centrocampista. I Reds legittimano il doppio vantaggio. Spurs non pervenuti nella metà campo avversaria e sprovveduti nella loro.

Dopo 70 minuti finiscono la misteriosa partita di Winks e il riscaldamento di Son.

La costruzione dal basso degli Spurs continua a essere inquietante.

Ottantesimo minuto. Settimo regalo del Tottenham che innesca la ripartenza di Salah, tipico movimento a rientrare dell’egiziano che poi prende di mira il palo lontano, Vorm deve estrarre dal cilindro la parata più difficile della giornata.

Il Tottenham continua a pungere come una zanzara in dicembre nonostante gli innesti di Lamela e Son.

C’è il tempo per un ultimo regalo degli Speroni, Trippier serve un ottimo filtrante nella propria area per Sturridge, buon per il terzino della Nazionale inglese che sul successivo tocco filtrante per Mane si alza la bandierina dell’assistente.

In pieno recupero Lamela trova un gol improvviso quanto impossibile: quasi dalla linea di fondo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, l’argentino si inventa una sciabolata mancina che va a baciare il palo lontano e beffa Alisson. Il Tottenham si ritrova inspiegabilmente in partita con un pugno di minuti a disposizione.

Il forcing finale degli Spurs non cambia il sacrosanto verdetto di questo big match della quinta giornata della Premier League. Il Liverpool resta a punteggio pieno e si accredita sempre di più come principale competitor del City.

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