Piatek, il Robocop polacco analizzato transistor per transistor

Simone Russo
Tribuna Centrale
Published in
4 min readJan 30, 2019
L’esultanza di Piatek (da Calciomercato24)

Krzysztof Piątek: io ti chiedo scusa. Certo: in tema di bomber polacchi avevamo visto all’opera il devastante Lewandowski e ci eravamo innamorati del Milik che imperversava nell’Ajax. Ma non eravamo pronti ad un terzo ‘nipotino di Boniek’ pronto a prendere d’assalto il calcio europeo. Dopo mezzo campionato da bomberone fuoco & fiamme, il giudizio dello scrivente era: “Forte ma calma: anche Pinato azzeccò mezza stagione da Buffon”. La motivazione di tanta freddezza? Semplice: non lo avevo visto in campo con continuità. Quando arrivò quest’estate al Genoa, il primo commento fu, col senno di poi, tremendamente stupido: “Conosco Sepp Piontek, quello che allenava la Danimarca di Laudrup…”. Non c’ero andato lontanissimo: pure lui infatti aveva natali polacchi, a Breslavia. Ecco, da quella battuta mourinhana (Lo Monaco? Io conosco Monaco di Baviera ecc ecc) al 2–0 rifilato ieri sera al Napoli nei quarti di Coppa Italia, per chi scrive c’è stato un doveroso percorso di pentimento ed espiazione. Che non è ancora finito tra l’altro.

Il Piatek visto all’opera in maglia rossonera contro il Napoli è stato mostruoso. Ormai i paragoni si sprecano: da Shevchenko a Vialli, si scomodano colleghi illustri per esaltare le qualità di questo attaccante dotato di un affilatissimo killer instinct. Il modo di correre impettito mi fa pensare ad un altro polacco di Germania, Miro Klose: ma qui in realtà siamo di fronte a qualcosa di diverso. Sui generis.

Il nostro attaccante polacco, giovane ma non giovanissimo (classe 1995) è un caso strano. Fino a 21 anni (dal 2012 al 2016) gioca 78 partite di club segnando 15 gol. Tra 2015 e 2017 gioca in nazionale polacca Under 20 e Under 21, con 18 presenze e 3 gol. Non sono numeri da talento precoce né da grande bomber in erba. Poi l’esplosione nel Ks Cracovia con 11 e 21 gol tra 2016 e 2018. Il ragazzo aveva bisogno di maturare, di stare al centro di un progetto: e ha iniziato a funzionare con grande regolarità. Ho cercato di guardarmi qualche video del Piatek degli esordi in Polonia e la crescita rispetto agli inizi è visibile soprattutto nell’atteggiamento: il ragazzo ha fatto un salto in avanti molto chiaro dal punto di vista dell’aggressività, del dinamismo e della presenza mentale in campo. Ma una cosa è chiara: quel Piatek sembrava tutto tranne che un campione. Il suo naturale talento doveva essere ancora scoperto e apprezzato.

Il bomber trafigge Meret (da Metronews 24)

Oggi è facile dirlo: questo è un attaccante tutto “arresto e tiro”. Gli arriva la palla, la stoppa bene e trova l’angolo, preferibilmente calciando leggermente spostato sul suo fronte sinistro verso l’angolo che vede a destra, calciando con il piede destro. Un destro di precisione chirurgica che, ormai è evidente, è davvero da grande giocatore. Nelle conclusioni a rete lo aiuta una dote da atleta: la perfetta coordinazione quando carica il tiro. Ha una pulizia del gesto che ricorda, consentitemi il parallelo, quella dei grandi tuffatori: entra in fase di tiro senza nemmeno uno ‘schizzo d’acqua’ fuori posto, senza nemmeno scompigliarsi. Impressionante. In alternativa, la sua altra qualità più visibile è la scelta di tempo sul colpo di testa: stacca con perfetto tempismo in anticipo sul marcatore e trova generalmente l’angolo. Terza qualità del giocatore: corsa e generosità. Lo abbiamo visto attivo nei ripiegamenti, dote che lo pone sicuramente in una ottica migliore, per tifosi e compagni, rispetto a Higuain. Quarta qualità di Piatek: tempismo negli inserimenti centrali, specie tra due difensori. Quinta qualità: bruciante cambio di passo da fermo, che gli dà un bel vantaggio nell’uno contro uno con difensori corpulenti.

Maldini, Gazidis, Piatek e Leonardo: il primo giorno rossonero (da Calcio Fanpage)

Nonostante la lista che avete appena letto, il polacco non smette di sembrare un giocatore in alcuni aspetti abbastanza limitato. Apparentemente non ha dribbling, non ha fantasia, non ha visione di gioco di squadra: prende palla e tira. Ma soprattutto, e questo è il vero problema, ha un solo piede: il destro. Il che lo rende tremendamente prevedibile. In questo senso, diventa fondamentale vederlo giocare contro difese schierate in 10 dietro la linea della palla: l’assortimento di colpi di cui dispone sarà sufficiente a renderlo ‘contundente’ anche in quelle situazioni? O siamo di fronte ‘solo’ ad un letale contropiedista appena più completo? I prossimi mesi saranno interessanti da questo punto di vista. Infine, alcune considerazioni sulle statistiche messe a disposizione di understat.com. Piatek segna molto di più del previsto (da un indice che si chiama expected goals) e forse la sua media reti potrebbe leggermente abbassarsi da qui a fine stagione. Una cosa è certa: alla prima partita col Milan ha avuto più chance di tiro rispetto alle prime 17 partite stagionali. E qui sta un grande tema: il ragazzo è passato dal Genoa al Milan, una squadra dove il nuovo arrivato Paquetà, il turco (se resta) e gli esterni, dovrebbero confezionargli un numero più elevato di buone palle da giocare. Sarà interessante capire se il buon Krzysztof riuscirà a gestire queste maggiori opportunità senza essere condizionato dalla pressione. Apparentemente, come abbiamo visto dalla doppietta a San Siro, il ragazzo si merita ampiamente il soprannome Robocop: zero emotività, zero paura. Notevole.

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