TC speciale Derby: il Pagellone. Inter: el segna semper lu! Milan, tiki taka sterile

Nicola Bonafini
Tribuna Centrale
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10 min readOct 22, 2018
Diciamo che a Maurito piace ricordare a tutti che la butta dentro spesso e volentieri… (interfans.org)

Segna sempre lui. Come al solito. Senza soluzione di continuità. Il derby di Milano finisce con il consueto gol da grande centroavanti di un centroavanti vero come Mauro Icardi: 1–0 e neroazzurri che salgono al terzo posto.

Molta Inter. Non spettacolare ma solida per tutti i 90'. Poco Milan, poco coraggioso, poco intenso, con un 4–3–3 scolastico, con le mezz’ali mai in partita e un centravanti, il Pipita Higuain, che si è annullato col suo collega dirimpettaio e connazionale… sino al ’92. Il punto, per quanto riguarda i rossoneri è semplice: non è che puoi pensare di giocare sempre col tiki taka anche contro squadre di un certo livello. C’è caso che gli avversari ti tolgano l’ossigeno e il ritmo. E allora, che si fa? Magari si prova ad andarsi a riconquistare il pallone con una certa “cattiveria” e poi la si rigioca. Mai fatto. Mai successo.

Buon per l’Inter che ha buchi strutturali, ma che, però, ha un’identità forte e sa quello che vuole, ed è dove deve essere in campionato.

Con Albert ci siamo divertiti a scrivere un pagellone a quattro mani sulla partita di ieri. Io l’Inter (eh oh…) e lui il Milan.

Accomodatevi se vi fa piacere…

Inter

Handanovic. Praticamente inoperoso a parte una telefonata (qualche sgrisore sulla schiena agli interisti è venuta) di Suso e un cross da sinistra del “paffuto” Rodriguez abbastanza velenoso da farlo scendere dal trono su cui Handa è stato stanzialmente assiso per 90'. Un’apertura di prima di destro ad Asamoah è stata la vera perla della sua partita. Si è tenuto di buono per mercoledì sera dove sarà decisamente più impegnato. Voto 6,5

Vrsaljko. L’occhio dice che Sime ha fatto una partita poco appariscente ma concreta. Vai a leggere le statistiche e quell’elemento della solidità viene esaltato ai massimi con anche, in aggiunta, quel pizzico di precisione ed affidabilità anche nella fase di sviluppo della manovra che all’Inter serve come il pane. Il 4/4 nei dispimpegni difensivi è tanta roba, così come il 92% di passaggi completati in fase di sviluppo. Certo, non ha la tecnica di Cancelo e nemmeno i valori assoluti, però sull’interpretazione del ruolo c’è poco da dire. Voto 6,5

De Vrij. L’intesa con Skriniar diventa sempre più contuntende. Diciamo che chi finisce in mezzo a queste due “ganasce” difensive si diverte poco, ecco… Va vicino al gol con una girata che si stampa sul sette nel primo tempo, e para un paio di incursioni milaniste. Dà una mano a far partire l’azione dal basso ma, in realtà di gran lavoro da fare contro questo Milan alla camomilla non è che ce ne sia stato tanto. Voto 7

Skriniar. Ragazzi, sto giocatore qua è una roba… Altro giro, altro regalo. Il Pipita se l’è messo in tasca come un pacchetto di chewingum. Affronta Suso uno contro uno, lo ribalta, poi solo nella testa di Guida c’era un fallo… Fa partire due traccianti a pelo d’erba belli forti e precisi ad innescare i trequarti nerazzurri (roba che per quelli che si masturbano col “packing” è da chiudersi in bagno come quando si era adolescenti…). 3/3 nei disimpegni, 1/1 nei tackles… L’unica pecca? ha perso due duelli aerei… Voto 7

Asamoah. Al buon Kwadwo devono aver scambiato l’integratore pre partita con della Moretti doppio malto, perché in partita per una buona ora e passa di gioco ha fatto le cose al contrario. Quando doveva andare avanti, guardava indietro. Quando doveva passarla, dribblava (e la perdeva)… Sulle uova. A rischio frittata, ma col Milan di ieri sera, se l’è cavata. Va da sè, il peggiore della ciurma di Spalletti. Voto 5

Vecino. Quando l’unico cross che metti dei sei è quello che ti fa vincere la partita. Vagliela a raccontare ad Adani della garra charrua e del fatto che questo decide le partite… Oh, le decide davvero! Giocatore che appare pronto a salire un altro gradino nella scala di valori del football. L’Inter l’ha pagato 24 milioni, non proprio pizza e fichi, ieri è sembrato un giocatore di quel valore lì. Presente, preciso, contundente (anche se quel rimorchio al volo nel primo tempo spedito al secondo anello su cross al bacio di Perisic… insomma…), indiavolato quando parte in percussione ed ha spazio. Bene, dai… Voto 7

Brozovic. Ad un certo punto compare da sotto i pantalonciniun’inquietante fasciatura stretta sul flessore del croato. E lui, nel secondo tempo, traccheggia per i primi 30' sbagliando tanto (14/22 nella trequarti offensiva… lì si può e si deve fare meglio) dando l’impressione di gettare la spugna. Poi si rianima e riprende a martellare e cucire il gioco nerazzurro come nel primo tempo. Il lavoro di Epic per l’Inter è incomparabile su entrambi i lati della palla (7 volte a contrasto, vinti 5). Alla fine se Icardi non la vincesse, il migliore della Beneamata sarebbe lui. Ed alla fine per me lo è. Voto 7,5

Politano. Moto perpetuo. E’ un giocatore vivo con personalità, che non ha paura a prendersi delle responsabilità. A metterti in un frullatore ed eventualmente ad ubriacarti di fine e di dribbling tentati. L’impegno è stato strenuo. La volontà di andare a dare una mano a Vrsaljko in fase difensiva è stata evidente ed il mazzo se l’è fatto sul serio. Tuttavia, poco preciso al cross e gli capita una palletta interessante sul destro nel secondo tempo. Ma lui il destro non ce l’ha… Voto 6

Nainggolan. Esce per una distorsione alla caviglia dopo un tamponamento a centrocampo con Biglia dove entrambi meriterebbero la sanzione (e non solo il volante albiceleste). Senza voto, anche perché sino a quel momento ci stava mettendo impegno ma ancora non aveva inciso sulla partita. Sv

Perisic. Continuità questa sconosciuta. Entra ed esce dalla partita come un cameriere entra ed esce dalla cucina di un ristorante. Nel primo tempo quelle volte che si desta, fa i danni. Esempio: il colpo di testa da dentro l’area del primo tempo, respinto bene da Donnarumma. Oppure uno dei soli tre cross riusciti, uno dei quali rasoterra, arretrato che Vecino spedisce in orbita. Nel secondo tempo sparisce e viene sostituito per un problema muscolare. Può e deve fare meglio. Voto 5,5

Icardi. …e adesso ditemelo voi che cazzo di voto posso dare a uno che per 92 minuti praticamente non si è visto, se non all’interno dell’area di rigore dove si attiva e diventa la personificazione di Gherd Muller. La Gazzetta dice che la squadra non lo sa servire, io dico che lui non è interessato ad aiutare i compagni in fase di sviluppo. Campeggia in mezzo a Musacchio e Romagnoli cui fa fare una gran figura, fino al 92 minuto dove si attiva e diventa, appunto, il nuovo Gherd. Vecino gli mette un cioccolatino dalla destra, Donnarumma vede gli asteroidi, ma il contromovimento che fa lui per uscire dall’ombra del centrale (e del portiere) per depositare di testa la palla della vittoria è roba da impacchettare e far vedere nelle scuole… di movimenti da punta vera. Quindi, per sintetizzare, alla partita nel suo complesso diamo un cinque. Alla capacità di essere decisivo diamo otto. La media fatela voi.

Borja Valero. Entrato al posto di Nainggolan. Chiaro che non è il trequartista ideale di Spalletti, però alla fine, avere uno che fa 44/48 nei passaggi completati di cui 20/24 nella trequarti d’attacco non è male. Poi rischia anche di segnare, ma Donnarumma gli mangia in testa. Impegno massimale, il giocatore lo conosciamo, non c’è nulla da dire. Voto 6

Keita Balde. Ultimo 20' al posto di Perisic. Il puma, ha il passo felpato come i felini della Savana, ma purtroppo non ha le unghie. Parte spesso e potrebbe fare danni importanti, ma non arriva mai. Anzi da una sua “inciampata” da scuola calcio fa partire uno dei pochi contropiedi del Milan. E’ “da Inter”? Voto 6

Candreva. Io mi sarei giocato Lautaro, ma il sibilatore di Certaldo opta per l’ex laziale, per l’ultimo spezzone. Va a fare il trequartista in realtà, con Vecino a destra (la creatività al potere). Troppo poco per una valutazione precisa. Senza voto.

Milan

Donnarumma. Il cross improvviso di Vecino in pieno recupero lo trova intento a ripassare la coreografia del balletto di Amici di Maria De Filippi. Semplicemente: non pronto. Errore da circoletto rosso che vale un derby. Nel primo tempo era stato bravo a togliere dall’angolino l’inzuccata di Perisic, ma aveva già mandato messaggi inquietanti dai voli interni ad alta quota, palesando un rapporto complicato con la presa. Portiere ancora giovanissimo, di sconfinato talento tra i pali e con l’apertura alare di un un condor delle Ande. Ma da lì al nuovo Buffon ci sono strade lunghe e polverose. Voto 5.

Calabria. Motorino sempre in carica, con grande capacità polmonare. La fascia è il suo “bread and butter”. Spinge quando può farlo, ma in area non mette mai palloni sopra una stiracchiata sufficienza. In difesa soffre il giusto, anche perché Perisic è in una di quelle serate in cui non riesce a sintonizzarsi sulla miglior frequenza di se stesso. Voto 6.

Musacchio. Derby tutto sommato solido e senza rovesci fino al 92’, quando finisce dritto al diagnosi e cura sul contromovimento di Icardi, professore emerito di smarcamenti se ce n’è uno, ma lui se la beve come i Guns n’Roses nell’after party di Rock in Rio. Scolastico a dir poco nella costruzione dal basso, il suo mestiere è difendere e nell’occasione più importante non riesce a farlo. Voto 5.

Romagnoli. Tra lui e gli altri in maglia rossonera sono almeno due le piste di distacco. Lui che oltre al fisico, al talento e all’intelligenza calcistica si porta appresso una concentrazione ballerina, stavolta non perde mai contatto con la partita e gioca un derby di alto livello. Un muro. Soprattutto nel primo tempo, quando respinge Icardi con perdite, pronto a trasformare in goal il cioccolatino di Borja Valero. Perfetto nelle letture e nelle chiusure. Per la gioia di Spalletti e della Milano nerazzurra, quando Vecino mette il cross che farà la storia di questo derby, su Icardi non c’è lui ma l’altro. Voto 7.

Rodriguez. Per il terzino svizzero il tempo si è fermato la prima volta che ha messo piede in campo a San Siro: più o meno, gioca sempre la stessa partita. E’ il classico giocatore che la pagnotta la porta a casa, anche quando nei primi 25 minuti non riesce a prendere la targa di Politano. Sa proporsi con una certa costanza e anche in questo derby dimostra che quando mette palla in area ha sempre un’idea in testa. Il classico giocatore che piaciucchia ma non riesce mai a fare strage di cuori. Voto 6.

Biglia. Esce malconcio dallo scontro frontale con Nainggolan, se non altro però lui riesce a continuare il derby. Di palloni ne mastica tanti, anche troppi. Non è che sbaglia molto, però sembra il Ligabue dell’ultimo decennio (o qualcosa in più …) quando entra in studio di registrazione: non rischia nulla. Mai un’imbucata, mai un apriscatole, troppo spesso quel consegnato a Bonaventura come a dire “pensaci tu”. Non è il play che possa riportare il Milan nelle prime due file del gran premio. Voto 5.5.

Bonaventura. Lui è uno cui fai sempre molta fatica ad imputare qualcosa. Perché il suo lo fa sempre. Ed è quello che, più di tutti, è capace di farsi trovare tra le linee per disegnare una linea di passaggio intrigante nella noiosa pianura rossonera. Alla fine pericoloso in senso stretto non lo è lui come non lo sono gli altri, ma lui è un architetto dei presupposti, quello che la palla in percussione la porta meglio degli altri, quello che il dai e vai lo padroneggia come si deve. Non sorprende che in una serata così sciatta e senza un filo, alla fine più di tanto non riesca a incidere del tutto. Voto 6.

Kessiè. Mah. E’ da Milan? E’ veramente un 96? Mah e ancora mah. Un trattore che dovrebbe spaccare il mondo, soprattutto quando si alzano contemporaneamente la temperatura e la posta in palio. Invece finisce per avere l’impatto di un raudo in una battaglia termonucleare. Insipido con la palla, perché non sfonda mai e quel passing range limitato lo conoscevamo già; del tutto insapore senza, visto che di movimenti non ne fa e se li fa son fatti senza il tempo giusto. Anche in fase di filtro prova a portare a casa qualcosa ma non è un fattore. Onestamente troppo poco per una partita così e, temo, anche per fare la mezzala titolare nel Milan dei Maldini e dei Leonardo. Voto 5.

Higuain. E’ dura per tutti, la solitudine. Anche se ti chiami Gonzalo Higuain, sei probabilmente il centravanti più forte della serie A e c’è uno che sa portare il peso dell’attacco sulle spalle, quello sei tu. Però… Però se la tua squadra non è in grado di innescarti una fottutissima sola vota, se quelli più vicino a te (Suso e Chalanoglu) sono più o meno a Rogoredo in linea d’aria, se quando il tuo allenatore mette Cutrone a darti una mano, anche lui finisce nell’Interland, allora il finale in cui finisci “palleggiato” tra due centrali che proprio scarsi non sono, è il finale più probabile. Voto 5.5.

Chalanoglu. Di lui si apprezzano soprattutto inattesi recuperi difensivi, visto che da quella parte Vrsaljko vince nettamente la gara dei buoni propositi. Ne ha semplicemente di più, di benzina e di sburla. Il Milan non riesce a innescarlo sulle mattonelle in cui potrebbe fare danni o è lui che non riesce a mettere la squadra nelle condizioni di riuscirci? La verità come spesso accade sta nel mezzo. Sta di fatto che di lui si ricordano solo un paio di conclusioni pretenziose e troppe “pallette” senza vita messe in area nella speranza che qualcosa possa succedere. Giocatore che se ben studiato e chiuso sul lato forte, tenderà a sconfinare nel territorio del “monomossa” e quindi della prevedibilità. Voto 5.

Suso. Mai un vero fattore. E qui è stata brava l’Inter. Perché col pressing alto e con le linee stette gli ha tolto quella striscia di campo in cui, col sinistro che gli è stato dato in dono, può fare danni incalcolabili. In verità l’inizio è incoraggiante, una rasoiata mancina che manca il bersaglio ma non di tanto. Poi è una graduale discesa verso l’anonimato milanista di ieri sera. Prova ad accendere un po’ di luce, lo spagnolo. Voto 5.5.

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Nicola Bonafini
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journalist, blogger, writer, media manager, editor. Sports, mainly… but not only. Italian is my language, English is my passion