Così Parlò La Community

Luca De Giglio (Tripluca)
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Published in
5 min readJan 25, 2019
che tanto noi Veneti alla nebbia siamo abituati

Cioè nel senso che a parlare siamo bravi tutti e in particolare noi Italiani che di retorica ci nutriamo dall’asilo.
In altre parole è facile mettere in piedi una “Community” e iniziare a disquisire di come fare un portale alternativo alle OTA.

Butti su un gruppo Facebook e tutti iniziano a dire la propria, nascono idee, si discutono dei vari aspetti, qualcuno eroicamente abbozza un Google Docs chiedendo commenti di altri che poi puntualmente non arrivano.
Uscire da Facebook è uno sforzo psicologico immane di questi tempi.

Questa fase si trascina per mesi, il livello della discussione aumenta, entrano i laureati in Filosofia Applicata al Vacation Rental che finalmente possono mettere in mostra le conoscenze acquisite in cinque anni di percorso formativo, poi arrivano gli Avvocati Improvvisati dell’Extralberghiero dell’Istituto SMLN che iniziano le loro frasi sempre per “sì ma la normativa” (SMLN) e uccidono qualsiasi speranza di avanzamento del progetto.
Mentre il progetto annaspa sotto lo stivale dell’Avvocato Autodidatta, arriva il Fiscalista delle Domenica che inizia sempre con la frase “Secondo l’Agenzia Delle Entrate” e gli dà il colpo di grazia.
La “Community” si disperde e come tanti spermatozoi che non sono riusciti a fecondare l’ovulo vanno in altri gruppi a discutere di altre cose, sterilmente.

E mentre noi Italiani sprofondiamo in un ecosistema legale e fiscale che sembra concepito per uccidere qualsiasi iniziativa imprenditoriale, un Cinese a Shanghai o un Indiano in Silicon Valley hanno appena raccolto 1 milione di dollari per una startup, e si mettono al lavoro.
1 Milione, non 30.000 € di cui 25.000 € in Perks (e che sono i Perks? “No, niente, tipo roba che ti diamo gratis, ma non ti diamo o i soldi per davvero, ci mancherebbe”) e gli altri 5000 € per affittare un tavolo (“desk” che così suona più caro) al co-working dell’investitore.

È difficile mettere in piedi una Community, perché c’è tutta questa nebbia di chiacchiere che sembra lavoro ma si risolve in un nulla di fatto.
Quando abbiamo iniziato a discutere il White Paper di Trips per contro, le discussioni sono state molto efficaci, perché alla fine si sintetizzava e si andava a scrivere un paragrafo.
Il risultato è quello che secondo me è uno dei migliori White Paper del settore.

Quando invece ci siamo trovati in fase brainstorming senza un obiettivo preciso, è stato facile perdersi e non concludere.
Credo che, in definitiva, sia andata bene e ci sono stati grandi progressi ma il rischio di parlarsi addosso resterà sempre.

Ma, come ragionavo con Mauro l’altro giorno, non puoi contare sulla Community.
Devi prendere ‘sto ca**o di treno e iniziare a tirarlo sapendo che anche se resti solo lo continuerai a tirare, perché è l’unica cosa che vuoi fare.
La Community poi questa cosa la percepisce e ti aiuta a spingere.
Ma non è come nei film dove dopo cinque minuti tutti iniziano ad inneggiare e parte un movimento di massa.
Il movimento di massa parte solo quando il rischio percepito è zero.
La massa non rischia e non si espone, per definizione.
Anche per questo le persone che sono in Trips vanno particolarmente apprezzate.

E poi c’è il passo successivo, la raccolta dei soldi.
Abbiamo lavorato per mesi, messo in piedi una struttura teorica solida, ci siamo incontrati dal vivo varie volte, creato dei rapporti umani, ci siamo sentiti quotidianamente, online.
Abbiamo scelto i partner, girato l’Italia, parlato del progetto e così via.

Quasi un anno dopo ed eravamo ancora a zero soldi raccolti.
Se ricordi, questo progetto all’inizio parlava di ICO e di raccogliere 10, 20 milioni di Dollari sul mercato cripto mondiale.
Ah, le ICO, quanto tempo è passato!

Le ICO, ad oggi, sono congelate.
Il mercato delle cripto è fermo, con i prezzi in calo nessuno ha più soldi gratis da buttare in progetti poco probabili con la speranza che facciano 100x.
E i regolatori si sono mossi, hanno detto che la democratizzazione dell’investimento è cosa non buona. Ci vogliono proteggere.
Molto meglio che vai in banca e firmi fogli pieni di rassicuranti terminologie inglesi, che c’è sempre qualche buco segreto da coprire con i tuoi risparmi.

Quindi, quell’idea di raccogliere qualche milioncino così tanto per iniziare è al momento posticipata a tempi migliori che, per quanto ne sappiamo, possono arrivare tra tre mesi o cinque anni.

E quindi che si fa?
Si lancia un Crowdfunding Classico (che poi…classico, è roba che pochi anni fa non esisteva, a riprova di come corrono le cose oggi) e vediamo se la Community c’è.
E…boom…c’è! 54.000 € di adesioni!
Fantastico.
ICO o Crowdfunding in definitiva non importa, è sempre la Community che investe. Questo è ciò che conta.
Ok, con la ICO si parlava di milioni, ma ci arriveremo, dobbiamo farlo solo con più step.

D’altra parte Crowdfunding non è uno scherzo, devi comunque convincere le piattaforme di Crowdfunding che il progetto ha una base solida, che non è solo chiacchiere e Community.

Che non sia solo chiacchiere noi che ci siamo dentro lo sappiamo bene.
Ma è difficile comunicarlo all’esterno.

- “Siamo in tanti, ci lavoriamo ogni giorno. E’ una specie di Fight Club dove quello che tu pensi sia un impiegato normale, dopo il lavoro prende il treno e va a fare un Test Alloggi”.

Ma è la mia parola, mi devi credere.
E non mi credi perché tu, giustamente magari, credi ai numeri.
E come ti sintetizzo in numeri l’attività della Community?
Numero persone X ore lavorate x qualità del lavoro?
Non li abbiamo nemmeno questi numeri.

E quindi? E quindi se cerchiamo soldi dobbiamo parlare la lingua dei soldi.
Ha presente la gente che capisce solo la violenza e se vuoi farti rispettare devi dargli un pugno in faccia, tanto per iniziare?
La stessa cosa, se devi chiedere soldi, per prima cosa devi dimostrare di saperli trovare.
E questo significa raccoglierli internamente, subito, far vedere che ce la facciamo anche da soli.

Perché, diciamocelo, se non riusciamo a raccogliere tra noi con che faccia andiamo dagli investitori a chiederli a loro?

La domanda diventa: “prima ancora di aprire l’azienda Trips, riusciamo a raccogliere almeno 10.000 €?”.
Solo tra persone fidate, perché li devono dare a me, persona fisica, e io li devo spendere per aprire l’azienda, farli entrare come soci, e girare l’Italia.
E, come Community, come industria, dimostrare agli investitori che ce la facciamo anche da soli.

Ce la facciamo?

Certo che ce la facciamo, pensavi fossimo solo chiacchiere e Community?

Abbiamo raccolto internamente , nel gruppo Core (ed un paio di amici Adormisti) solo sulla fiducia nei miei confronti, 12.500 € (13.500 € se contiamo i miei, ma io di me stesso mi fido per default).

Non sono tanti, ma hanno un peso specifico altissimo.
Oltre a dare un po’ di benzina al progetto, danno una validazione fondamentale alla Community.
La Community c’è, non solo a parole, non solo col lavoro, ma anche con i soldi.

E adesso alziamo il tiro.
Ma questo te lo racconto nei prossimi giorni durante il Roadshow.

Approfondisci e diventa parte della Community!

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