Sogno di un futuro decentralizzato e dematerializzato
C’ è un carattere che accomuna molti dei giganti del web dei nostri giorni. Parlo di aziende che sono entrate in maniera massiccia e profonda in quello che è il tessuto sociale. Nomi come Google, Facebook, eBay, Twitter, AirBnB, Uber sono sinonimi di servizi che chiunque di noi si trova ad utilizzare molto frequentemente. Tutte queste aziende hanno un tratto in comune che le unisce pur operando in business tra loro completamente diversi: queste organizzazioni si affidano ai contributi degli utenti per generare valore economico all’interno delle loro piattaforme. Che siano poi frasi da 160 caratteri, foto delle vacanze e pollici in su che ne esprimono il gradimento, oggetti da vendere od alloggi da affittare ai turisti fa poca differenza.
Negli ultimi decenni l’economia si è progressivamente allontanata dal modello tradizionale dove i grandi operatori, spesso con una posizione dominante, erano responsabili di fornire un servizio a un gruppo di consumatori passivi.
L’avvento del web è stato foriero della nascita di organizzazioni centralizzate che letteralmente non fanno altro che smistare, organizzare, intermediare e distribuire (ovviamente in maniera da poter ottimizzare i propri profitti) prodotti, contenuti e servizi generati dai consumatori stessi. Spesso queste organizzazioni centralizzate sventolano l’utopistica bandiera della sharing economy che è assodato essere solo un comportamento di facciata.
Il problema con questo modello è che, nella maggior parte dei casi, il valore prodotto dall‘utenza non è equamente ridistribuito tra tutti coloro che ne hanno contribuito alla produzione; tutti i profitti sono catturati dai grandi intermediari che gestiscono le piattaforme.
La blockchain: il giocatore che spariglia le carte in tavola
Di recente è emersa una nuova tecnologia che potrebbe modificare questo squilibrio. La Blockchain facilita lo scambio di valore in modo sicuro e decentralizzato, senza la necessità di un intermediario.
L’aspetto più rivoluzionario della tecnologia blockchain è che può eseguire il software in modo sicuro, decentralizzato ed automatico al verificarsi di certe condizioni preimpostate tra le parti, sono i cosidetti smart contracts. Le applicazioni software basate su blockchain non devono più essere distribuite su un server centralizzato: possono essere eseguite su una rete peer-to-peer non controllata da nessuna singola parte.
Queste applicazioni possono essere utilizzate per coordinare le attività di un gran numero di individui, che possono organizzarsi senza l’aiuto di una terza parte.
La tecnologia blockchain è in definitiva un mezzo per le persone per coordinare attività comuni, per interagire direttamente tra loro e per governarsi in modo più sicuro e decentralizzato per ottenere tutti una equa distribuzione del valore generato.
Ci sono già un buon numero di applicazioni che sono state distribuite su una blockchain. Steemit, ad esempio, e’ un social network distribuito che funziona come Facebook, ma senza una piattaforma centrale.
Invece di affidarsi a un’organizzazione centralizzata per gestire la rete e stabilire quale contenuto debba essere mostrato a chi (spesso attraverso misteriosi algoritmi proprietari non divulgati al pubblico) queste piattaforme come Steemit (non è l’unica) sono gestite in modo decentralizzato, aggregando il lavoro di gruppi disparati di persone, che si coordinano, solo ed esclusivamente, attraverso una serie di regole basate su codice racchiuse in una blockchain.
Le persone devono pagare delle piccole tariffe per inviare messaggi sulla rete, che verranno distribuite a coloro che contribuiscono al mantenimento e al funzionamento del network stesso. I contributori possono recuperare la commissione (più un risarcimento aggiuntivo) poiché i loro messaggi si diffondono attraverso la rete e vengono valutati positivamente dai loro pari. Una rete decentralizzata che paga chi tecnicamente la mantiene e chi produce contenuti giudicati interessanti dagli altri partecipanti. Il tutto in maniera orizzontale e senza decisioni calate eseguite da oscuri algoritmi.
Con la stessa filosofia e’ nato OpenBazaar, un marketplace decentralizzato, simile a eBay o Amazon, ma che opera indipendentemente da qualsiasi intermediario.
La piattaforma si basa sulla tecnologia blockchain per garantire che acquirenti e venditori possano interagire direttamente tra loro, senza passare attraverso terze parti centralizzate dove riporre fiducia a prescindere. Chiunque è libero di registrare un prodotto sulla piattaforma, che diventerà visibile a tutti gli utenti connessi alla rete.
Una volta che un acquirente accetta il prezzo per quel prodotto, viene creato un conto di garanzia sulla blockchain che necessita di 2 persone su 3
(ad esempio, l’acquirente, il venditore e un potenziale arbitro di terze parti) che accettino il rilascio dei fondi (un cosiddetto account multi signatures). Una volta che l’acquirente ha inviato il pagamento sul conto, il venditore spedisce il prodotto; dopo aver ricevuto il prodotto, l’acquirente libera i fondi dall’account di deposito. Solo se c’è un problema tra i due il sistema richiede l’intervento di una terza parte (ad esempio, un arbitro scelto a caso) per decidere se rilasciare il pagamento al venditore o se restituire il denaro all’acquirente.
Decentralizzato e dematerializzato
La tecnologia blockchain facilita così l’emergere di nuove forme di organizzazioni, che non sono solo decentralizzate ma anche dematerializzate. Queste organizzazioni non hanno struttura gerarchica, non esistono quindi figure classiche come l’amministratore delegato, il direttore o altre figure dall’appellativo che oggi comincia a suonare quasi novecentesco. La struttura gerarchica è sostituita dal complesso delle persone con le loro interazioni sulla blockchain.
Non confondiamo però queste organizzazioni decentralizzate e dematerializzate con il classico crowdsourcing.
In quest’ultimo infatti in genere gruppi di persone pur contribuendo al successo ed alla realizzazione della piattaforma stessa non ne traggono spesso diretto vantaggio economico successivo.
Con la tecnologia blockchain si può supportare un forma di vero cooperativismo digitale in cui gli utenti sono sia contributori che “azionisti” della piattaforma stessa. Visto che non esiste una figura intermedia, il valore prodotto all’interno di queste piattaforme può essere più equamente ridistribuito tra coloro che hanno ne hanno contribuito alla creazione.
Con questa nuova opportunità di aumento del cooperativismo, ci stiamo muovendo verso una vera condivisione o economia collaborativa, non controllata da pochi grandi operatori di intermediazione, ma governata da e per le persone.
Che sia la volta buona che la vera sharing economy, e non quella vanamente sventolata da grosse piattaforme centralizzate, si diffonda e porti i suoi vantaggi alla collettività?
Vera opportunità o copione già visto?
Aspetta un attimo! Eppure qualcosa mi suona familiare… Discorsi simili me li ricordo bene io che come tanti miei coetanei sono un nativo analogico trasformato al digitale…
La grossa diffusione di internet non avrebbe dovuto mettere sullo stesso piano e fornire le stesse opportunità ai singoli individui ed alle piccole imprese contro quei giganti delle multinazionali? Le ricordo ancora quelle promesse che oggi sembrano essere dei fogli ingialliti e dimenticati nel fondo di un cassetto mentre il panorama digitale è stato occupato da nuove corporazioni che ne hanno preso il controllo.
Oggi abbiamo una nuova chance, una ulteriore possibilità per realizzare quelle promesse. Con la blockchain possiamo tutti partecipare, contribuire e trarre benefici da organizzazioni che non sono gerarchiche ed organizzate dall’alto verso il basso, possiamo cooperare tutti in maniera paritaria su un piano collaborativo orizzontale.
Questa nuova opportunità potrebbe cambiare il modo in cui la ricchezza è distribuita, consentendo alle persone di collaborare alla creazione di un bene comune, garantendo nel contempo che tutti siano debitamente ricompensati per i loro sforzi e contributi.
Attenzione però! Non diamolo nè per sicuro e nè per scontato. Proprio come Internet si è evoluto da un’infrastruttura altamente decentralizzata a un sistema sempre più centralizzato controllato da pochi grandi operatori online, c’è sempre il rischio che si formino nuovi grandi giganti nello spazio blockchain.
Abbiamo decisamente perso la nostra prima finestra di opportunità con Internet. Se noi, come società, valutiamo il concetto di una vera sharing economy, in cui gli individui che fanno il lavoro sono ricompensati per i loro sforzi, è doveroso coinvolgere e sperimentare questa tecnologia emergente, per esplorare le nuove opportunità che offre e distribuire applicazioni di grande successo, guidate dalla comunità, che ci permettano di contrastare la creazione di nuove entità giganti anche in ambito blockchain.
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