Coronavirus, le soluzioni innovative per la didattica a distanza nelle Università italiane.

Coronavirus: l’università non si ferma. Aule chiuse per l’emergenza sanitaria e la didattica si trasferisce online. Un esperimento che potrebbe aprire anche nuove opportunità di apprendimento. Ecco i casi dell’Università Cattolica, dell’Università di Bergamo e i fondi stanziati per ricorrere agli strumenti della didattica online.

Arianna Messina Perles
UCSC Editoria Multimediale 2020
3 min readMay 23, 2020

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Mentre l’Italia è alle prese con decreti, ospedali da campo ed emergenza economica-sanitaria, la pandemia coronavirus si è abbattuta anche sulle università. Dopo il DPCM del 4 marzo 2020, infatti, le università sono state tra le prime nel nostro Paese interessate dalle misure di contenimento del contagio del coronavirus. E quello che preoccupa di più, adesso, sono delle soluzioni innovative per proseguire la didattica. Misure, queste, che potrebbero in qualche modo rallentare ed ostacolare l’apprendimento di 1,5 milione di studenti universitari in Italia.

Come l’Università Cattolica che fino al 31 luglio 2020 ha sospeso le attività didattiche svolte in presenza nelle sedi di Milano, Brescia, Piacenza-Cremona e Roma. L’accesso alle sedi sarà consentito soltanto al personale docente e tecnico amministrativo. Come spiega il rettore Franco Anelli, le attività didattiche, gli esami di profitto, le prove finali delle tesi di laurea e di dottorato continueranno a essere svolte a distanza tramite Blackboard Collaborate, la piattaforma di e-learning management system di Ateneo, ulteriormente potenziata per integrare online tramite contributi video, slide, dispense le attività erogate in aula e oltre 900 corsi.

Anche l’Università di Bergamo che si è attivata fin da subito con un piano di azione attraverso la piattaforma Microsoft Teams, come afferma il rettore Remo Morzenti Pellegrini: «La piattaforma che usiamo, Teams di Microsoft, è perfetta e consente lezioni in modo sincrono senza nessun disagio causato dalla lontananza. […] La didattica online è il mezzo, lo strumento. Il fine è cercare di rendere normale quello che non è. La nostra è una responsabilità non più solamente accademica». Si tratta della prima realtà italiana andata online in una sola settimana con il 60% degli insegnamenti, riducendo l’ora di lezione ai 40 min per salvaguardare l’attenzione e ridurne il peso, arrivando a coprire il 100% nei primi giorni di marzo. Un traguardo tale che ha spinto Sergio Mattarella in persona a telefonare al rettore per congratularsi.

In Sicilia si è attivata l’iniziativa regionale proponendo 3 milioni di euro stanziati per l’aggiornamento delle tecnologie e delle dotazioni informatiche delle università statali di Catania, Messina e Palermo. L’istituzione regionale intende contribuire a ulteriori esigenze di potenziamento della didattica on-line che gli Atenei hanno massicciamente attivato sin dall’inizio dell’emergenza da Covid19. Lo comunica l’assessore regionale all’istruzione e alla formazione professionale, Roberto Lagalla: «Per migliorare ulteriormente la qualità dei servizi di didattica a distanza resi dalle nostre università e per favorire il più ampio esercizio del diritto allo studio da parte degli studenti, soprattutto di quelli in stato di maggiore disagio economico e sociale, abbiamo ritenuto di dovere indirizzare alcune risorse per potenziare l’infrastruttura digitale del nostro sistema universitario. Ciò risponde alle esigenze manifestate dagli studenti e dagli stessi rettori in tema di accessibilità, diffusione e qualità della formazione a distanza.» Conclude l’assessore.

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