Carlo e Michele all’Adventure Expo

Michele Ghedin
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5 min readDec 11, 2017

Il nome dell’evento cui io e Carlo abbiamo scelto di partecipare — Adventure Expo — ci è apparso subito curioso e ci ha fatto accendere una lampadina. Complice anche la grafica cartoonosa del sito e l’headline che descrive il meeting: The Narrative Games Convention.

Sembrava l’evento perfetto per la nostra crew — denominata What a Tale! —
che si propone di indagare e sperimentare nuovi modi di raccontare storie (o detto in modo più figo “fare storytelling”) con il fine ultimo di provare ad applicarli ai progetti che pensiamo per i nostri clienti.

Eccoci dunque a Londra, alla Goldsmith London University.

Abbiamo fatto anche delle fantastiche interviste durante questa due giorni, una la trovate un po’ più in basso. L’obiettivo è quello di renderle interattive, in un secondo step. Per ora la prima è dotata solamente di un tipico audio di sottofondo dell’ambiente nerd/universitario.

Ma che cos’è, in pratica, Adventure X?
È semplicemente un luogo che propone numerosi talk di addetti ai lavori e tra un talk e l’altro è possibile girare fra diversi stand che presentano vari giochi con forte componente narrativa (o avventure interattive che dir si voglia) e consentono di provarli in anteprima. Questo in poche parole, dentro ci sono davvero un sacco di progetti e persone interessanti!

Ve li racconto con una narrazione old style, attraverso flyer e biglietti da visita collezionati durante i due giorni, che illustrano i progetti che ci sono piaciuti di più e perché.

Bury me, my love

In questo “gioco” si interpreta il compagno di una rifugiata siriana che sta scappando dal proprio paese d’origine. Il nostro scopo è quello di aiutarla a prendere delle scelte importanti, fondamentali affinché arrivi sana e salva in Europa. Il fatto che sia tratto da una storia vera è nel contempo terrificante e affascinante. È un bel modo per raccontare un dramma in modo alternativo e soprattutto comprensibile da chiunque. Tant’è che l’autore ci racconta come ci sia un buon interesse delle scuole verso il progetto.

Lo trovate qui: http://burymemylove.arte.tv/
E su, via, potete anche vedere l’intervista all’autore qui:

Don’t Make love

Il giocatore è qui una mantide religiosa (può scegliere se maschio o femmina) alle prese con un rapporto sentimentale con un partner. Come tutti sanno spesso il rapporto amoroso di questa specie termina con la cruenta e drammatica morte del partner maschile. Che fare dunque per evitare la morte ma vivere comunque felici?

La cosa veramente interessante di questo gioco è che è possibile inserire del testo libero per interagire con la controparte, il che rende tutto tremendamente bello, con la voglia di capire dove si andrà a finire.

Carlo impegnato a non farsi scannare dalla sua partner. Ogni riferimento alla compagna reale — Emma — è puramente causale.

The Almost Gone

Eh questo è proprio bello.
Senza spoilerarne la trama come ha fatto con noi il responsabile del design del gioco, siamo in un ambiente simile al capolavoro Monument Valley. Atmosfera e colori bellissimi, prospettiva isometrica e un po’ d’ansia. Sì perché mentre l’atmosfera di Monument Valley è di fatto quella di un rilassante rompicapo, in Almost Gone ci troviamo a contatto con lo spirito di una ragazza morta che cerca una disperata via di fuga per raggiungere l’aldilà. Bello bello bello. Senza dubbio il preferito di Carlo.

Di più su thealmostgone.com

Growbot

Growbot ricorda invece — secondo Carlo anche troppo — lo stile del fantastico Machinarium, uno dei giochi preferiti qui in HIC.
Per stessa ammissione dell’autrice l’ispirazione è forte, anche se a mio parere il livello narrativo e l’universo fantastico/fiabesco che sta sotto al gameplay è molto piacevole, per quel che ho visto.

C’erano anche molti altri giochi, ne abbiamo provati molti fino a che la nostra avventura si è conclusa con un talk decisamente nerd e atipico, una sorta di gioco di ruolo in stile Dungeons & Dragons, ma live. Che matti!

Il tizio ha in mano un dado gigante a 20 facce. Parlava peraltro un inglese di cui capivo il 40% se va bene, ma era simpatico!

Bonus Track 1: cosa abbiamo mangiato.
Per sentito dire, da parenti e genitori, spesso ci viene fatto credere che a Londra non si mangi bene e i ristoranti alle 19 sono tutti chiusi.
Sempre tramite biglietto da visita, questa corredato da foto come i migliori food bloggers, smentiamo questa credenza se mai ce ne fosse ancora bisogno.

Bone Daddies

Menu
• 2 Pork Buns
• Alette di Pollo Piccanti
• Costicine PICCANTISSIME
• Ramen
• Birra

Io e Carlo da Bone Daddies in una foto sfocata con telefono Samsung.

Dukes / Brew & Que

Menu
Piattone della casa con una Beef Rib da 450g e tutto quello che vedete qua sotto.
Basta guardare per fare un pasto ipercalorico.

Un sentito e speciale ringraziamento alla community BBQ4ALL per il prezioso consiglio!

Una beef rib “che bastava quella”. Carlo ha il braccio grosso eh.
Tutto il resto. Ovvero due pork ribs, pulled pork, alette di pollo con “bastardo sauce” con contorno di facioli e patatine fritte con bacon e formaggio fuso.

Bonus Track 2: Airport Security London

Controlli aggiuntivi al ritorno, da Londra a Treviso.
Pare che il microfono zoom, utilizzato per le interviste, ai raggi X abbia un aspetto curiosamente simile a un taser.

Questo è un taser, non il nostro microfono zoom. Anche se un po’ ci assomiglia dai.

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