I disturbatori questi (s)conosciuti

Francesca Pizzutilo
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6 min readOct 18, 2017

Qualche tempo fa sono stata ad Amsterdam, presso la Design Thinkers Academy, a fare un corso di formazione per Design Thinking trainer con Irene. È stata un’esperienza esaltante soprattutto perché finalmente sono riuscita a dare il nome (e forse una soluzione) a un problema che riscontriamo in ogni workshop, in tutti i brainstorming e in moltissime riunioni: i disturbatori.

Ebbene, in ogni team ci sono sempre dei profili “disturbatori” che rischiano di minare l’efficacia dell’attività oppure l’unione del gruppo. Riconoscerli è molto importante sia quando sei un facilitatore sia per capire la tua propensione “al disturbo” come partecipante e poter correggere il tuo comportamento.

Negli anni ho imparato a riconoscerli e a “trattarli”. Uno dei pochi casi che ancora non riesco a risolvere sono io. Del resto il detto “Il figlio del ciabattino va in giro con le scarpe rotte” è quasi sempre vero.
Quindi, prima di immergerci nell’elenco dei disturbatori patentati, state attenti quando deciderete di inserirmi nel vostro team di progetto, tra questi si nasconde anche il mio!

Ma ecco a voi una breve guida per aiutarvi nella gestione delle palline impazzite (come me).

THE STIVER IDOL

Profilo: Sa già tutto, l’ha già fatto, niente è nuovo. Ha sempre più da dire degli altri, ha sempre un’opinione da esprimere. Va nella sua direzione e non cerca di cambiare strada. Ha un atteggiamento non collaborativo e non riesce a costruire con gli altri, fatica ad ascoltarli, li interrompe mentre parlano.
Anche fisicamente si espone molto, si alza in piedi, si mette al centro, ha un tono di voce alto. Spesso trasforma le discussioni in un conflitto. Chi ti ama ti deve seguire. Ma poi perché non dovrebbero amarti?

Come interagire: Questo profilo tende a saltare delle attività che non reputa efficaci o utili al percorso (che crede già di conoscere) e a rompere le dinamiche del gruppo. Per contenerlo devi controllare il flusso delle attività e fa sì che lui o lei le rispetti. Dagli attenzione ma poi devia il discorso e la tua attenzione su altri, se è in piedi e al centro fai andare un’altra persona al suo posto, fai parlare gli altri e prova a interrompere le sue manifestazioni anche con linguaggi fisici. In casi estremi poi andare a interporti fisicamente mettendoti davanti a lui e rivolgerti agli altri. Assegnagli dei compiti in cui è richiesta attenzione verso in gruppo e la minima interazione (come prendere nota di parole chiave). Usa comunque sempre un atteggiamento positivo e sensibile.

THE QUIET OBSERVER

Profilo: Si sente più a suo agio osservando e non partecipando attivamente alla discussione. Prende nota delle idee, ma punta a tenerle per se stesso e a non condividerle con il team. Non cerca il confronto e parlare in pubblico lo intimidisce. È sempre seduto in fondo, non partecipa alla mischia, spesso ha le braccia conserte; conosce bene le dinamiche del gruppo e nei momenti più “pericolosi” lascia lo spazio di lavoro, va in bagno oppure cerca i fazzoletti nello zaino. Riflette molto prima di parlare e quando ha modo di esprimersi ( o viene forzato a farlo) le sue idee sono razionali e dettagliate.

Come interagire: Cerca di utilizzare un approccio ottimista ed entusiasmante, ma non troppo! Non far percepire il distacco tra il tuo stato (positivo) e il suo (dimesso). Cerca di coinvolgerlo, ma a piccoli passi. Le sue idee sono molto interessanti per il team, ha solo difficoltà a esprimerle, quindi aiutalo. Se necessario modifica il piano di lavoro e introduci delle attività più tranquille o delle modalità più lente e pacate per dare il tempo a ognuno di formulare la propria opinione e condividerla anche con altri supporti, non solo a voce (a esempio con parole scritte, schizzi ecc..). Se costruisci team separati da uno stesso gruppo, non metterlo insieme a persone troppo dominanti o portate a monopolizzare le attività (Come il THE STIVER IDOL).

THE MODERN BOSS

Profilo: Al team è chiaro che lui/lei è il capo, quello che dice non può essere messo in discussione, può dire “no” perché il suo ruolo è superiore a quello degli altri e lo fa percepire chiaramente. Tende ad anticipare i risultati o a chiudere le attività prima del tempo. È risolutivo ma al tempo stesso sbrigativo. Ha partecipato al workshop o al brainstorming (o l’ha voluto proprio lui) perché “fa figo” ma in realtà è scettico riguardo questa metodologia e non ha piena fiducia nel processo.

Come interagire: Una soluzione potrebbe essere quella di far partecipare questi profili solo durante la parte iniziale — nel lancio del brief — e in quella conclusiva, quando bisogna scegliere l’opzione migliore. In alternativa potrebbe essere coinvolto durante la generazione di idee e nella scelta delle migliori soluzioni. In questo caso trova tecniche che garantiscano orizzontalità come il brainwriting 635 o il voto anonimo. In casi estremi, se il disturbatore interrompe le attività o crea troppi squilibri nel gruppo poiché gli altri partecipanti (suoi dipendenti) si sentono in una posizione inferiore. Confrontati con lui in un dialogo 1:1 durante la prima pausa disponibile, senza mostrarlo al gruppo.

THE PHONE ADDICTED

Profilo: è lì fisicamente ma non con il pensiero, non gli interessa l’attività, o così pare, ed è molto distaccato dal gruppo e dallo scopo finale. Si distrae facilmente tra email e telefono, spesso ha bisogno di alzarsi e camminare rompendo l’equilibrio dinamico della stanza. Ha spesso la testa abbassata per controllare il suo telefono e solleva lo sguardo solo se richiamato o per dire la sua opinione. Le sue intuizioni e le sue idee sono molto interessanti, ma i suoi alti e bassi nel livello di attenzione, tolgono concentrazione al gruppo e impedendo di fatto una costruzione delle idee in modo integrativo.

Come interagire: prima cosa da fare è stabilire la regola che telefono e pc devono essere spenti. Un po’ come sugli aerei prima del decollo. Spezza il cordone che lo collega a Internet e il suo sguardo sarà tuo. Dagli dei compiti ben definiti che lo tengano occupato e focalizzato (come prendere nota delle keywords che emergono in una discussione o attività simili). Cattura la sua attenzione anche nominando il suo nome durante le discussioni per aiutarlo a reinserirsi nel flusso (senza esagerare però!). Cerca di creare attività molto ingaggianti con sessioni brevi e differenziate così da stimolarlo continuamente.

Ecco tutto. Questi quattro profili forse non sono sufficienti per coprire tutte le tipologie di persone che si possono incontrare nel duro lavoro dei workshop e della facilitazione, ma vi posso assicurare che in questi ultimi quattro anni non c’è stata una sessione in cui almeno una di queste quattro figure non si sia manifestata.

E tu? Hai mai trovato un disturbatore intorno a te?

Se la risposta è NO allora…

DISTURBATORE CHI LEGGE!

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