La mia amica FOMO

Laura Sicolo
unbutton
Published in
3 min readDec 6, 2017

Proprio oggi è passato un mese esatto dal Web Summit, un evento unico che si è svolto per 3 giorni sotto il cielo di Lisbona carico di azzurro, un colore intenso e limpido che ha viziato piacevolemente i miei occhi, troppo abituati al grigio della nebbia padana.

Complici il clima mite, il carattere affabile dei suoi abitanti e l’indiscutibile fascino della città, la capitale portoghese è riuscita negli ultimi anni ad attirare sempre più startup e imprenditori, grazie soprattutto alla sua politica accogliente, a una detassazione favorevole e a un costo della vita accessibile. Forse per questo il Web Summit dal 2016 (e fino all’edizione del 2018) si tiene a Lisbona, portando con sè da Dublino quasi 60.000 partecipanti provenienti da tutto il globo, 1200 speaker, 300 conferenze e workshop, più di 80 golosi food truck e 4 notti no-stop di party che animano fino a ore piccole i quartieri e i locali più cool. Insomma, partecipare al Web Summit ti dà l’idea/illusione di essere al centro del mondo.

Tutto l’evento è un continuo stimolo: gente interessante, tantissimi speech dai nomi accattivanti e micro eventi sparsi in ogni angolo, ma..
L’altra faccia della medaglia c’è e te ne accorgi presto: la FOMO (Fear Of Missing Out). È una sensazione difficile da scrollarsi di dosso, non importa se si è in ascolto di un illuminato CMO o del founder di un unicorno tech; con 5 diversi stream di conferenze e altrettanti workshop che si svolgono in parallelo, il timore di perdere altrettanti interventi e strette di mano interessanti può avere il sopravvento e insinuare dubbi. “Avrò scelto la conferenza giusta? Questo intervento non è poi così disruptive come pensavo, forse avrei dovuto scegliere il workshop..”. Il rischio è quello di rovinarsi l’esperienza e di non cogliere il valore del momento che stiamo vivendo, il tutto perchè preoccupati, poco concentrati e di fretta.

Allora è importante trasformare questa scomoda sensazione in qualcosa di più costruttivo, che possa aiutarci a sopravvivere e a portare a casa il meglio dell’evento. Come? Io l’ho fatto interpretanto in modo del tutto personale l’acronimo Fear Of Missing Out e creandone uno nuovo: Feet, Organization, Mobile, Opportunities, filosofia che ho fatto mia proprio durante il Web Summit (lascio a voi suggerire le vostre varianti di FOMO nei commenti).

FEET, sono loro il più importante mezzo di traporto in queste occasioni. Trattarli con cura, utilizzando scarpe comode è fondamentale, perchè sono gli alleati di quei lunghi 5–10 Km di distanza che, in media, si percorrono in conference che si svolgono in spazi senza fine, progettati per Expo e Fiere Global.

ORGANIZATION, pianificare in anticipo il più possibile chi incontrare, quali aziende, startup e stand vedere, gli speech da non perdere. È importante prendere delle decisioni (anche drastiche) su cosa seguire quando si sarà lì ed essere realistici nel calcolare spazi e tempi che dividono stand e interventi. Questo punto è importante se non volete muovervi come la pallina impazzita di un flipper durante l’evento.

MOBILE, smartphone e batterie di riserva sono fondamentali per tenere d’occhio l’app dell’evento che, grazie all’agenda personalizzabile e alla chat interna (spesso presenti tra le feature), diventa la bussola e il pace keeper di spostamenti e incontri pianificati.

OPPORTUNITIES, ce ne sono davvero molte da cogliere in occasioni di questo tipo. Buona parte le possiamo creare organizzandoci prima dell’evento (come accennavo al punto 2), altre banalmente arrivano sedendoci a bere un caffè o a mangiare un hambuger nel primo posto disponibile in un tavolo affollato e conoscendo le persone intorno a noi.

Con questo approccio sono riuscita a seguire ciò che davvero mi interessava, ossia interventi legati al marketing, alla creatività e alle strategie digital che stanno ridisegnando esperienze di prodotto e di brand. Tra questi quelli che mi hanno colpito di più sono stati:
ActionAid, per avere ideato una campagna dove il mezzo viene “mutilato” dalla voce e dalle testimonianze delle vittime di FGM (Female Genital Mutilation).

LEGO, per le sue campagne dove il prodotto quasi scompare lasciando spazio ai veri protagonisti: i bambini e la loro genuina, pura e spiazzante creatività.

AXE, per avere avuto il coraggio di guardare la figura maschile in modo nuovo, cercando di delinearne i tratti moderni e allontanando stereotipi e falsi miti che ormai poco centrano con la sua evoluzione moderna.

--

--

Laura Sicolo
unbutton

Digital&Content Strategist: my job deals with communication, innovation, web. My spare time deals with geeky&creative stuff that makes life more interesting.