My crew is better than yours

Serena Zambon
unbutton

--

Capitolo 1: Sinestesia. Storia di una crew che ha visto la luce… una luce a LED

Credit: Rezzanda the elektrik ninja

Questa che vedete è la mia crew qui in H-FARM, noi siamo i Sinestesia; la nostra crew ha a che fare con circuiti e schede di programmazione. Prevede cervelli roventi e mani bruciate.
Ci siamo fotografati così perché ci piaceva l’idea di una foto che ci ritraesse nel pieno di uno dei nostri scoppiettanti brainstorming, tutti pieni di post-it colorati, pacchetti di cipster e illuminazioni divine (illuminazioni vere… non a LED).

Ma prima, un passo alla volta, torniamo un secondo indietro perché sicuramente vi state facendo una domanda più che legittima: che cosa sono le crew?

TIPI, CREW e M.C.

Se ancora non vi fosse ben chiaro, siamo gente che sperimenta, prova, fa e disfa in continuazione. E proprio da questa filosofia nasce il progetto delle crew, un esperimento interno dedicato a una forma non convenzionale di R&D. Vi spiego come funziona in pochi passaggi:

  • Una volta all’anno votiamo TUTTI per eleggere un “COMITATO”, i TIPI: loro hanno il compito di valutare, scegliere e supervisionare i progetti di ricerca e sviluppo.
  • Per creare questi nuovi progetti, ognuno di noi può proporre un’idea, un input, un embrione su cui lavorare, farlo sapere al resto dei colleghi e iniziare a trovare menti e cuori affini disposti a sviluppare l’idea. Questi team di lavoro, che non possono superare i 4 o 5 membri, prendono il nome di CREW.
  • La regola di base è che tutti devono essere coinvolti e responsabili del progetto in misura uguale, ma ogni crew sceglie anche un proprio portavoce, detto M.C., che ha il compito di comunicare con i Tipi per aggiornarli sul progetto e chiedere consigli su come procedere al meglio.

Capiamoci bene, la faccenda delle crew è una cosa seria, non tutte le idee proposte vedono la luce. Per far sì che questo accada bisogna convincere i Tipi non solo con uno speech entusiasmante, ma anche con un documento che metta giù per iscritto gli obiettivi da raggiungere e un’idea di budget sensata. Sì perché per far in modo che sia possibile portare avanti questi progetti di ricerca, SIC (the company formerly known as HIC)mette a disposizione ore lavorative e soldi, utili a creare qualcosa di vero e non solo uno studio di fattibilità messo giù su slide.

Galeotta fu la pausa pranzo

La nostra crew, nello specifico, è nata durante una tipica pausa pranzo, quelle in cui non si ha voglia di uscire a mangiare perché poi si vuole tornare velocemente al proprio mac, ma comunque si sta assieme per chiacchierare e staccare un po’.
Eravamo Francesca, Amanda ed io munite di pranzo in Tupperware e smartphone per controllare i nostri profili social, a ricordare i tempi andati dell’università quando si passavano i pomeriggi in laboratorio a creare prototipi di opere o installazioni per qualche esame d’arte. Il tutto è partito proprio da quella voglia di rimettere le mani in pasta su qualcosa di “fisico” per creare oggetti o “situazioni” con cui si potesse interagire.
Così ci siamo dette che dovevamo creare una crew e portare avanti il progetto.
Francesca ha velocemente buttato giù un annuncio: “Ciao a tutti, il concept e il nome per la nostra proposta di crew non sono ancora definitivi ma “Sinestesia” è la crew dove si progettano installazioni interattive per tradurre comportamenti in mappe spaziali (non pensate solo alla grafica noi vogliamo cose multi sensoriali). Installazioni che permetteranno di connettere lo spazio esterno con l’interno dei nostri uffici, che ci faranno conoscere le persone che abitano H-FARM e capire nuovi pensieri.”

E così, a completare il team, si sono aggiunti anche Paolo con tutto il suo background di cultura gaming-nerd e Stefano, l’esteta hipster/pop/avanguardista dell’ufficio.
Con l’aiuto poi dei Tipi, abbiamo corretto il tiro della nostra proposta e messo appunto il nostro piano d’attacco per mettere subito in moto le prime tre fasi del flusso di progetto, che vi riporto qui sotto e illustro di seguito:

Understand: DISCOVER

L’idea di “come” volevamo fare le cose per noi era chiarissima e rappresentava il motore trainante del nostro progetto, ma ci mancava ancora un po’ di chiarezza rispetto al “cosa” volevamo ottenere a livello di informazioni o cosa ci sarebbe interessato comunicare attraverso le nostre installazioni.
Così abbiamo iniziato con la ricerca sul campo, dividendoci i compiti. Francesca ed io ci saremo occupate di intervistare una selezione di nostri colleghi, mentre Paolo, Stefano e Amanda di fare ricerca di opere e case study utili al nostro progetto.

La fase di interviste si è dimostrata fondamentale per chiarire i nostri dubbi e iniziare a centrare il focus di quello che volevamo ottenere. Abbiamo stabilito infatti di voler proporre le nostre installazioni all’interno degli spazi di H-FARM per entrare in contatto con le diverse realtà e funzioni che vi operano al suo interno.
L’idea era di costruire qualcosa che ci aiutasse a capire come si compone l’identità di questa azienda fatta da dipartimenti con compiti diversi, in luoghi diversi.

Ci siamo concentrati sul concetto di ingaggio e abbiamo delineato una serie di domande che ci aiutassero a capire quale è oggi il rapporto oggi fra azienda e dipendente su questo tema specifico e in che direzione si può lavorare per migliorare la resa di “un’esperienza ingaggiante”.

Qui i punti principali emersi dall’analisi delle opportunità e dei punti critici:

  • L’ingaggio deve essere continuativo.
  • Funziona meglio se prevede un coinvolgimento “di persona”.
  • Deve prevedere gratificazione e riconoscimento.
  • Deve essere trasversale a tutti i livelli.
  • Bisogna individuare il giusto canale per ogni tipologia di persone.
  • Bisogna capire che un dipendente è una persona con caratteristiche ed esigenze specifiche.
  • Le esperienze fisiche piacciono (forse perché si differenziano dal resto).
  • Deve prevedere una parte di personalizzazione o scelta.
  • Deve dare una visione più ampia delle cose.
  • Deve creare valore.
  • Deve essere virale e arrivare anche a chi non vuole essere coinvolto.

Understand: ENVISION

In questa fase abbiamo preso le informazioni emerse e le abbiamo rielaborate per riuscire a ragionare sul contesto di partenza e individuare le opportunità da sviluppare; riassumendo il tutto in una super infografica utile a distillare i punti fondamentali.

Questo per arrivare poi a definire il nostro brief, ovvero la domanda fondamentale a cui rispondere attraverso il nostro progetto:

“Dato che attualmente l’unico mezzo di raccolta degli insight che abbiamo è il dialogo attraverso le interviste e che non sempre questo risulta efficace per effort richiesto e valore dell’esperienza, come possiamo intercettare i valori dei dipendenti di H-FARM attraverso un metodo che riesca ad interpretare correttamente i dati raccolti con un’esperienza fisica e personalizzata che dia una visione più ampia rispetto alla prospettiva del singolo ma che al contempo riesca a portare valore aggiunto ai dipendenti?”

Generate: IDEATE

A questo punto avevamo tutto ciò che ci serviva e non ci restava che progettare le nostre installazioni. Abbiamo perciò preso il nostro brief, le informazioni raccolte durante le interviste e tutte le reference utili trovate per darci la giusta ispirazione e ci siamo chiusi in una stanza per mettere in atto un brainstorming fittissimo.

La necessità era quella di stabilire una serie di domande che potessero essere il fulcro su cui far ruotare le nostre installazioni, per poi associare ad ognuna di esse una proposta di opera/installazione fisica da creare, scegliendo: modalità di interazione e spazio fisico in cui metterla in atto.

pose plastiche e post-it

Siete curiosi di sapere che ne è uscito fuori?
Allora non vi resta altro da fare che aspettare il prossimo capitolo di questo progetto.
Stiamo iniziando infatti a costruire i nostri prototipi che vi racconteremo nel prossimo articolo.

Intanto vi lasciamo così, con un urgenza tipica del nostro Paolo.

--

--