Progetti che partono e sembrano un pesce d’aprile

Moreno Callegari
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Published in
6 min readNov 29, 2017

Vigilia di Natale 2049. All’interno di una centrale elettrica ad Atacama, Cile, una ragazza di nome Nora si attarda per sbrigare gli ultimi lavori, mentre i suoi colleghi se ne vanno. Rimasta sola, improvvisamente tutto si fa buio, un forte tuono rimbomba tutt’attorno. La ragazza è intrappolata da una tempesta elettromagnetica. Le porte automatiche non si aprono, ogni forma di energia è ridotta a zero. Disperata, la ragazza vaga tra le sale, fino a che scorge una strana fonte luminosa. Attratta dalla luce, Nora trova un vecchio terminale. Armeggia con la tastiera, preme bottoni… un paio di schermate dopo, eccola di fronte a una lista di nomi. Ne sceglie uno a caso: Stefano. Il terminale fa partire una connessione con lui. Stefano vive nel 2017. Non sarà facile per lui credere a quello che Nora gli racconterà.

Dentro HIC — Human Innovation Culture (H-FARM) ci occupiamo ogni giorno di progetti per le aziende. Uno degli aspetti più interessanti del lavorare in un posto così è probabilmente il fatto che la natura di questi progetti cambia moltissimo e di continuo. In pratica, non ci si annoia mai.

Quando sono arrivato qui, circa un anno fa, mi è stato subito chiaro che mi trovavo in un posto differente dagli altri. Uno dei primi team di lavoro di cui ho fatto parte stava infatti muovendo i primi passi in un progetto chiamato Magnetic Zero.
L’idea alla base era di per sé semplice.

Lo scopo del progetto era quello di creare interesse intorno al lancio globale della nuova Intranet di una grossa multinazionale, un ridisegnato spazio virtuale comune per tutti i dipendenti, sparsi in tutto il mondo.

Magnetic Zero è stato innanzitutto una storia. La storia di una ragazza del 2049 intrappolata all’interno di una centrale elettrica, bloccata da una terribile tempesta elettromagnetica scatenata non si sa come o da cosa e che grazie al ritrovamento di un computer un po’ speciale è riuscita a mettersi in contatto col nostro presente e chiedere aiuto a un dipendente dell’azienda, Stefano. Al povero malcapitato il compito di venire a capo del mistero e salvare la ragazza, grazie al coinvolgimento di tutti i colleghi.
In secondo luogo, Magnetic Zero è stato un’esperienza di gioco per tutti i dipendenti dell’azienda, con lo scopo di creare engagement, spirito di squadra e collaborazione, oltre che stimolare la conoscenza e l’utilizzo degli strumenti aziendali.
Infine, Magnetic Zero è stato anche un progetto di comunicazione a tutto tondo, fatto di newsletter, community su Yammer, spedizioni di pacchi, locandine, persino di scritte HELP comparse nottetempo nei bagni aziendali.

Magnetic Zero è uno di quei progetti che in HIC rientrano nella categoria degli Alternate reality game, esperienze narrative e di gioco che mischiano realtà e finzione.

Stefano c’est nous.

A dar voce a Stefano c’eravamo noi. Noi firmavamo le mail e i post a suo nome, noi gli addetti alla gestione della comunità online riunitasi al richiamo di “Save Nora”, con il duplice compito di progettarne la struttura e coordinarne le attività.

In soldoni, il processo è stato questo:

– Stefano scrive una lettera a una serie di figure chiave all’interno dell’azienda per spiegare l’accaduto e allega foto e immagini a prova del suo contatto con Nora.

– Non trovando risposta da parte dei gradi alti dell’azienda, Stefano decide di inoltrare una richiesta di aiuto a tutti i dipendenti; una video registrazione del contatto lancia la campagna.

– Stefano elabora un piano d’attacco e impronta una piattaforma online dove i dipendenti possono iscriversi e, divisi in team, aiutarlo nella ricerca di una soluzione.

Per riuscire a liberare la ragazza era necessario recuperare una serie di codici, deducibili come soluzioni a enigmi contenuti in un altrettanto misterioso taccuino in possesso della ragazza. L’invio da parte di Nora di un file compresso contenente le chiavi di risoluzione degli enigmi, i cui mille frammenti erano andati a finire nei meandri più reconditi della Intranet (colpa di Stefano, che ci stava lavorando al momento dell’apertura del file), ha fornito il pretesto per spingere gli utenti alla sua esplorazione, alla ricerca di indizi, anomalie, immagini, testi, …
Da qui e per 7 settimane, migliaia di dipendenti provenienti da tutto il mondo hanno seguito con fervore il doppio appuntamento settimanale in cui Stefano, ricevuto un sempre più flebile messaggio da parte di Nora, li ingaggiava nella ricerca dei codici nascosti dentro la Intranet.*

*(Dal buon Christopher Nolan abbiamo mutuato l’espediente temporale per cui mentre per Stefano e gli utenti passava una settimana, per Nora trascorrevano solo poche ore).

Uno degli enigmi nascosti dentro alla Intranet.

Come ci si potrebbe aspettare da un progetto come questo, tuttavia, non tutti hanno reagito allo stesso modo. Un susseguirsi di ritardi e contrattempi hanno portato a un fatto ironico: lanciare Magnetic Zero a ridosso del 1 aprile, una congiuntura poco propizia alla credibilità del lancio di un Alternate reality game.

Ora, mettetevi nei panni di un qualsiasi dipendente dell’azienda, che a ridosso del 1 aprile si vede arrivare una mail da un proprio collega dell’IT che chiede aiuto per salvare una ragazza del 2049. Immaginate poi l’ampio ventaglio di risposte che abbiamo ricevuto e dovuto gestire.

Ndr. Gli italiani top in classifica per la fantasia degli improperi. Ci siamo ripromessi di raccoglierli in un Pinterest.

La popolazione degli utenti si è pertanto fin da subito divisa in coloro che, capito l’intento, hanno deciso di dar corda a Stefano e partecipare,

e coloro che invece non hanno saputo distinguere tra finzione e realtà e hanno reagito con un rifiuto (insulti, segnalazioni, …).

Gestione dei commenti a parte, sono stati in molti a seguirci lungo questa matta esperienza e finalmente, parecchie settimane dopo, superati tutti gli enigmi e scoperti risvolti narrativi via via più rivelatori, Stefano, e con lui tutti gli utenti che hanno giocato fino alla fine e che al ritmo dell’hashtag #SaveNora avevano fatto risuonare i canali Social interni creando un vero e proprio tormentone, è riuscito a liberare la ragazza.

In definitiva, per l’azienda coinvolta Magnetic Zero ha funzionato come volano di promozione e conoscenza della nuova Intranet. Oltre al pretesto del gioco e del diversivo si sono peraltro attivate quelle aspettative di rafforzamento della community di dipendenti sparsi per il mondo che ci si era auspicati.

Un’ultima considerazione personale (probabilmente non richiesta).
Lavorando in questo progetto ho colto alcune similitudini con il teatro, il mondo da cui provengo. Il nostro ruolo, qui in HIC, è stato infatti, in un certo senso, quello del dietro le quinte, allo stesso tempo registi e macchinisti, intenti a tendere le trame (e le trappole) per lo spettatore.
Mi piace pensare che la nostra veste è stata anche un po’ quella del prestigiatore, una figura che per me ha molti punti di contatto con chi fa teatro e crea una visione, che incanta e avvince fintantoché riesce a tener viva la finzione.
Pesci d’aprile permettendo.

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