The Proustian Series: Alice Azzolini

La serie di interviste alle persone di H-FARM su modello proustiano.

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4 min readNov 24, 2020

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Nasce nel 1989 in Nord Italia, non distante da uno degli aeroporti più famosi del milanese. Frequenta il liceo classico, per poi studiare Lingue e letterature straniere a Milano e a Barcellona. Dopo due anni in terra catalana, dove lavora come traduttrice, lettrice editoriale e copywriter si sposta a Londra, dove impara l’arte del Project Management. Torna infine a Milano. Arriva in H-FARM nel gennaio 2019, dove è editor della rivista maize e content designer. My Linkedin

Un tratto tipico del tuo carattere. Il nervosismo, ma in senso positivo.

Il tuo principale difetto. Faccio fatica a dire di no, e sono più accomodante di quello che vorrei.

Se potessi viaggiare nel tempo, dove andresti? Vorrei essere una ricca donna del tardo Rinascimento. Mi piacerebbe vivere in una villa patrizia, di quelle con la ghiacciaia, e organizzare salotti intellettuali. Ma non sarebbe male anche conoscere come si sentivano gli esseri umani quando erano ancora raccoglitori. Tornerei comunque ad un momento storico in cui l’umanità credeva ancora di giovare di una posizione unica nell’universo, o al contrario, in cui il mistero della vita sulla Terra era ancora primitivo.

Il tuo primo ricordo. Nel ’91, in vacanza in Sardegna con la mia famiglia: sono su un canotto giallo e blu insieme a mio fratello. Qualcosa (una roccia, un vetro) mi fa un taglio profondo sul piede, e corriamo in ospedale.

La tua idea di felicità. Nell’epoca della crisi climatica mi viene un po’ difficile, ma se dovessi astrarmi da questo pensiero direi questa immagine: io, su una poltrona con del vino in mano, in una casa con tanti gatti, il mio compagno, e un’enorme libreria terra-cielo, in una cittadina che si affaccia su un lago.

Un rimpianto. Non avere ambito, ai tempi dell’università, a percorsi che allora credevo fuori dalla mia portata.

Un sogno ricorrente. Sono in un ascensore che non mi porta mai al piano che voglio. Schiaccio il ventesimo piano sulla pulsantiera, e mi ritrovo nel seminterrato. Allora faccio qualche rampa di scale, torno in ascensore, schiaccio il quinto, ma mi ritrovo al trentesimo… E così via.

Un luogo dove ritorni quando puoi. La mia casa in montagna, in un paesino al confine con la Svizzera.

Una cosa difficile che ti è capitato di dover fare? Ritrovare la strada dell’ostello dopo avere perso l’orientamento nella regione del Ladakh, in India.

La app che usi più di frequente? Dashlane, un’app di gestione password. Una volta impostata la password master si possono salvare tutti i propri dati, indirizzi, codici e altro. Così, se ci sono dei campi da compilare, l’app lo fa per me, e io non passo una percentuale consistente della mia vita a riscrivere la mia email, o il mio codice fiscale, o il mio cognome.

Il viaggio della vita? Che ho fatto ce ne sono tanti: il nord dell’India, la Georgia, il Tajikistan. Ancora da fare: l’Etiopia, e il Guatemala.

Una generazione che ti affascina. L’ultima generazione di umani: chissà come sarà.

Dove prendi le decisioni importanti? Non dove, ma come: mentre corro, o sono in bicicletta.

Cosa consideri sopravvalutato? Il concetto di crescita e di progresso nella società occidentale.

Qualcuno che ammiri nella vita reale? Ammiro chi è molto capace ma che al contempo non si mette in mostra, chi è mosso da un bisogno intimo.

Quel che detesti più di tutto? Mi collego alla risposta precedente: chi non è umile, o chi è mosso soltanto dal desiderio di ottenere un riconoscimento sociale.

La tua stravaganza? Quando riempio il contenitore delle lenti a contatto con il liquido mi immagino di essere un barman che sta preparando un cocktail 🙃

Come passi il tempo libero? Lavoro ai miei progetti personali (tra cui istmo.xyz) , faccio tante cene, scappo da Milano per andare in montagna, corro.

L’incontro che ti ha cambiato la vita? Quello con le persone che hanno creduto nella mia intelligenza.

Una frase che ripeti spesso? I miei tic linguistici cambiano spessissimo, ma al momento non saprei! Forse, ora che credo di averne capito il significato, “ghe sboro”: grazie, colleghi veneti.

Il dono di natura che vorresti avere? Vorrei essere più capace di ascoltare gli altri.

Il ricordo di un giorno al lavoro? L’ultima volta che sono andata in trasferta a Roncade e ho dormito in Villa Annia. Pioveva tantissimo ed ero l’unica ospite, risultato: una notte passata tra insonnia e incubi.

In cosa sei particolarmente brava? Ad organizzare le cose, credo.

La tua più grande conquista? Sono fiera di essere diventata indipendente molto presto, ma non credo sia la conquista “più grande”.

Se non avessi fatto il mestiere che hai fatto, cosa faresti? Ho sempre avuto un debole per la chimica. Sarei curiosa di sapere come me la caverei in àmbito scientifico.

Da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso:

  • Film preferito: “In the mood for love di Wong Kar-wai
  • Un artista che ti manda in fibrillazione: Sarah Lucas
  • Serie Tv definitiva: Twin Peaks, ma anche Top of the Lake
  • Piatto irrinunciabile: Gli asparagi
  • Il libro che ha cambiato il tuo modo di vedere le cose: “La Rayuela” di Julio Cortázar
  • Oggetto senza il quale non potresti vivere: La bicicletta

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