The Proustian Series: Francesco Salonia

La serie di interviste alle persone di H-FARM su modello proustiano.

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6 min readSep 3, 2020

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Nato, cresciuto e poi scappato da Roma. Educazione Gesuitica e Bocconiana, il peggio insomma. Pensava di voler lavorare a Bangkok nella cooperazione internazionale, poi è finito in Nuvò e quindi in H-FARM. Legge pacchi di fantascienza, possibilmente distopica, la sua più grande passione sono i giochi (in senso lato), la sua più recente passione è l’improvvisazione teatrale. Non sa cucinare e non distingue bene i colori. My LinkedIn

Un tratto tipico del tuo carattere. Sono molto sarcastico e ironico. Più sarcastico probabilmente, che ironico. L’altra mia caratteristica è che sono pigro. La mia pigrizia però è salvifica, perché mi porta ad essere creativo e a trovare soluzioni nel più breve tempo possibile.

Il tuo principale difetto. Sono presuntuoso, o perlomeno, vengo percepito come tale.

Se potessi viaggiare nel tempo, dove andresti? Sicuramente non nel passato, perché dev’essere stato un momento orribile a meno che tu non fossi una persona estremamente ricca. Mi piacerebbe quindi andare nel futuro in un momento preciso, ovvero quando le risorse smetteranno di essere scarse e l’umanità (forse) riuscirà a smettere di farsi la guerra. Sono molto curioso di capire con quale assetto potrebbe riconfigurarsi il mondo una volta superato il limite delle risorse, matrice di vari problemi dell’umanità.

Il tuo primo ricordo. Ho un ricordo molto vivido legato a una vacanza in camper insieme alla mia famiglia nell’ex Jugoslavia. Disteso fuori dal camper c’era un telo sul quale io giocavo e di cui ho memoria precisa. Questa scena, infatti, è chiara nella mia mente anche se i miei genitori non si capacitano di come io possa ricordare quel momento perché ero molto piccolo.

La tua idea di felicità. È molto semplice: è un ozio, che si parla bene con la mia pigrizia. La felicità è non avere preoccupazioni e non dover stare in pena per lo scorrere del tempo.

Un rimpianto. Ho sempre desiderato diventare un avvocato. Mio padre lo è, e fino all’ultimo giorno prima della mia definitiva scelta di percorso universitario, Economia, ero convinto lo sarei diventato. Altri due rimorsi sono invece legati alla matematica e alla logica; sono sempre stato portato e mi piacevano molto, ma non le ho approfondite come avrei voluto o potuto.

Un sogno ricorrente. Ricordo raramente i miei sogni, ma ne ho sicuramente alcuni ricorrenti che mi porto dietro da molto tempo. Si tratta di una trama con personaggi fittizi, molto ricca e piena di avvenimenti, che si sviluppa e prosegue nei sogni successivi. È una grande frustrazione svegliarsi da questi sogni e non poter sapere come prosegue la storia. Vorrei sapere come va avanti, ma non ho alcun controllo su questa trama, benché ne sia l’artefice.

Un luogo dove ritorni quando puoi. Ritorno molto volentieri nella casa di campagna di mia nonna che si trova in una frazione fuori Roma. La casa è oggi in rovina, purtroppo, ed è triste vederla così; ma quando ci andavo da ragazzo, era molto viva e frequentata da tante persone. C’erano un pollaio, un frutteto, una vigna e ho dei bellissimi ricordi legati alle giornate che trascorrevamo lì a pigiare l’uva e a mangiare tutti insieme. Oggi per me quella casa rappresenta un po’ un’epoca di decadenza della mia famiglia in seguito al fallimento dell’impresa di mio nonno. Ci torno quindi volentieri, ma con un po’ di malinconia.

Una cosa difficile che ti è capitato di dover fare? Dire ad una persona che è innamorata di te che tu non la ricambi.

La app che usi più di frequente? Facebook, la apro e scrollo il news feed, ma senza particolare attenzione.

Il viaggio della vita? Pochissimi sanno questa cosa, ma fin da quando ero bambino, mi rifugio in questa storia nella mia testa che ha tantissimi personaggi e una trama definita. Quando evado, la mia mente va lì e rivivo alcuni pezzi di questa storia. Ho provato un paio di volte a scriverla, ma non ci sono mai riuscito, perché non riesco a restituirla con le sensazioni e la rotondità che ha quando la vivo io.

Una generazione che ti affascina. La generazione di italiani che ha vissuto la migrazione durante gli anni ’30, perché sono persone che si sono completamente reinventate, spazzando via la loro vita precedente e creandone una nuova che avrebbe fatto la storia di quei paesi.

Dove prendi le decisioni importanti? In solitudine, nel luogo che in quel momento rappresenta la mia casa.

Cosa consideri sopravvalutato? Il talento e il merito. Credo che ci sia una lotteria alla nascita che determina i genitori che hai, lo stile di vita e di conseguenza gli stimoli dei primi anni e la qualità dell’istruzione dalle quali poi dipenderà anche il tuo talento. Penso, infatti, che il talento sia un dado con tante facce, ma non abbiamo nessun merito di natura, dipende tutto dal percorso che fai.

Qualcuno che ammiri nella vita reale? Due delle persone che ammiro di più sono i miei fratelli, entrambi più piccoli di me. Li ammiro molto perché penso siano due persone capaci, oneste, di una vivacità intellettuale incredibile ed è curioso perché in parte sono simili a me e per molti aspetti migliori di me.

Quel che detesti più di tutto? Le persone servili con i potenti e prepotenti nei confronti di chi non si può difendere.

La tua stravaganza? Fin da piccolo faccio questo gioco con i capelli. Da bambino lo facevo con quelli di mia mamma, oggi con quelli della mia ragazza. Il rituale è questo: prendo una piccola ciocca, la arrotolo fino a formare una specie di spirale e continuo a farla e rifarla ripetutamente.

Come passi il tempo libero? Mi piace tantissimo giocare, in generale, a qualunque cosa, a giochi da tavolo, di carte, videogiochi e poi leggo molto.

L’incontro che ti ha cambiato la vita? Una persona di cui mi ero innamorato e che ha cambiato profondamente la mia vita, ma ora non ne fa più parte.

Una frase che ripeti spesso? Ultimamente dico “secondo me”, che è un intercalare che non pensavo di avere.

Il dono di natura che vorresti avere? Vorrei essere portato per il disegno a mano libera.

Un ricordo del primo giorno di lavoro? Mi ricordo molto bene quella sensazione di afa e umidità di Bangkok, città in cui mi trovavo per la mia prima esperienza lavorativa in un dipartimento delle Nazioni Unite. Era il mio primo giorno di lavoro ed ero arrivato solo 24 ore prima, in pieno jet lag, sudavo con l’abito addosso e la cravatta mentre varcavo la soglia del controllo dei metal detector.

In cosa sei particolarmente bravo? Sono molto bravo a modellizzare le cose, ovvero, a partire da un concetto complicato, riesco ad estrarne l’essenza per crearne un modello. Questo mi permette di dissezionarne la complessità e riportarla sotto il mio (apparente) controllo.

La tua più grande conquista? Si tratta di una conquista personale, di carattere introspettivo. Sono riuscito, infatti, a essere capace di stare bene da solo; una cosa che per diverso tempo è stata motivo di disagio e sofferenza.

Se non avessi fatto il mestiere che fai, cosa faresti? L’autore di giochi.

Da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso:

  • Film preferito: Avatar
  • Un artista che ti manda in fibrillazione: Jodorowski
  • Serie Tv definitiva: Scrubs
  • Piatto irrinunciabile: Mozzarella di bufala
  • Il libro che ha cambiato il tuo modo di vedere le cose: “Dune” di Frank Herbert
  • Oggetto senza il quale non potresti vivere: qualcosa su cui scrivere

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