Titoli di coda

Andrea
unbutton
4 min readMay 17, 2018

--

Non saprei dire esattamente come io sia precipitato dentro questo tunnel, ma negli ultimi anni ho preso molto a cuore tutta la questione della privacy del mondo post-2008, di come possono essere abusati i dati che quotidianamente disperdiamo nel magico mondo dell’internets. Modalità che includono addirittura piani di sorveglianza di massa, tech firm che generano bad vibes a comando e — finalmente — del phishing che funziona. Ma di questo parleremo al prossimo incontro con la massoneria.

Ciò che voglio condividere oggi è di una rara, piacevole sensazione che ho provato alcuni giorni fa leggendo un articolo su Fast Company a proposito del recente scandalo di Facebook e Cambridge Analytica (che potete ripassare velocemente qui).

In modo simile a un qualunque Buzzfeed che ci aggiorna su dove siano finiti i protagonisti di O.C., in questo articolo si trova un ricco elenco di ex pezzi grossi della compagnia inglese e, per ciascuno, alcune righe su che cosa stiano facendo adesso che hanno chiuso. A differenza di Ryan e Marissa, però, Alexander Nix e Robert Mercer non hanno alcun potere nostalgico. No?

«Who are you?» «Whoever you want m…» «Haha jokes I know already.»

Per me che ho fatto tanta ricerca sull’argomento e che ho individuato in loro uno dei principali abuser — la mia tesi di laurea è stata scritta su questo tema e approfondisce Cambridge Analytica stessa, un anno prima dello scandalo — la notizia della loro chiusura è stata di grandissimo sollievo: mi è sembrato che una battaglia sia stata vinta.

E mentre leggevo una alla volta le sorti di queste persone mi sono ritrovato in uno stato di malinconia inusuale, seppur molto preciso: quello di quando, al cinema, il film “basato su una storia vera” finisce e noi, appagati e con poche energie mentali rimaste, ci godiamo la carrellata di titoli di coda in cui si viene a sapere che i cattivi sono finiti male, o si sono pentiti. Di tanto in tanto compaiono indizi su una loro riorganizzazione, ma sembra più l’amo per tenersi buono un sequel che una reale minaccia; per il momento, non fa paura.

Di seguito alcune delle bio tradotte dall’articolo originale.

Alexander Nix, che fu co-fondatore di Cambridge Analytica in associazione con SCL Group, è stato sospeso dal ruolo di CEO a marzo. Allo scandalo si era infatti aggiunto un video, pubblicato da Channel Four, in cui Nix offriva come “servizio” di CA la possibilità di far sedurre dei competitor da ragazze ucraine per incastrarli. Peccato che il cliente a cui lo offriva fosse in realtà un giornalista sotto copertura.
Al momento è nel comitato di direzione di una nuova compagnia di nome Emerdata insieme a Rebekah e Jennifer Mercer, figlie del miliardario e conservatore, nonché co-fondatore di Cambridge Analytica, Robert Mercer.

Nigel Oakes, co-fondatore di SCL Group [la compagnia proprietaria di Cambridge Analytica e specializzata in “influenzare elezioni”, ndt], ha dichiarato al Wall Street Journal che l’azienda intende cessare le attività. Oakes ebbe un temporaneo picco di fama mediatica quando, in gioventù, ebbe una relazione con Lady Helen Windsor della famiglia reale britannica. Dai primi anni ’90 si è dedicato a progetti di “influenza comportamentale”, vantandosi di usare “le stesse tecniche di Aristotele e Hitler” per influenzare le persone. Le sue intenzioni future non sono chiare.

Aleksandr Kogan, il professore di Cambridge che ha aiutato Cambridge Analytica a raccogliere dati di milioni di utenti attraverso quiz psicologici su Facebook con la scusa di un progetto di ricerca, è ancora nell’università. L’ateneo ha chiesto ufficialmente a Facebook di collaborare al fine di verificare che Kogan non abbia aiutato Cambridge Analytica con dati o risorse universitarie.

Anche Mark Turnbull, amministratore delegato di Cambridge Analytica e di SCL Elections, è stato coinvolto nel video girato sotto copertura, nel quale affermava di essere “un maestro dell’inganno”, dando l’idea di poter essere d’aiuto nell’incastrare persone. Non è chiaro dove intenda andare adesso; probabilmente, però, non all’università di Exeter, che gli ha revocato lo stato di membro onorario dopo la fuoriuscita del video.

Brittany Kaiser, ex direttrice dello sviluppo del business in Cambridge Analytica, dopo aver passato al parlamento inglese delle soffiate sulla compagnia è diventata un’attivista per la privacy dei dati. Si sta concentrando sullo studio di blockchain e, tra gli altri impieghi, è consulente di un progetto chiamato IOVO (Internet of Value Omniledger), che ha l’obiettivo di aiutare le persone a controllare meglio i propri dati online.

Christopher Wylie era direttore di ricerca a Cambridge Analytica prima di far trapelare al Guardian informazioni importanti per la rivelazione dello scandalo. Da lì in poi è intervenuto di frequente, presso i media e presso legislatori inglesi e americani, con rivelazioni sull’azienda e battendosi per delle riforme.

Rebekah Mercer nel 2016 fu proclamata da Politico “la donna più potente nella politica del Partito Repubblicano”. Tuttavia, dopo l’espulsione dalla Casa Bianca di Steve Bannon — a suo tempo addirittura consigliere del presidente — e dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, diverse fonti sostengono che la sua influenza sia completamente svanita. Insieme alla sorella Jennifer si sono unite al consiglio di Emerdata, sempre al fianco dell’ex CEO Alexander Nix; tuttavia non è molto chiaro che ruolo ricoprano, né quali siano gli obiettivi della nuova attività.

--

--