“Trust in me”

Storia di contenuti e un’anima Rock’n’roll

Nicola Gubernale
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7 min readOct 9, 2017

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Foto Giovanni Mascherpa / Artwork Nicola Gubernale

Ho raccolto questa sfida non senza un pizzico di apprensione, dettata dal fatto che anch’io, come Carlo quando ha parlato di Laura (qui!), sono sempre stato poco avvezzo alla narrazione per parole. Ho sempre preferito altri mezzi espressivi a me più congeniali: la fotografia, il disegno, che è anche quello di cui mi occupo ad HIC, ma soprattutto la musica. E proprio da lì, cioè da qui, voglio partire.

Come prima cosa decido di mettere su un disco, uno ben preciso, che mi tenga compagnia mentre batto sulla tastiera. Allora scelgo ”At Last!” di Etta James. La scelta non è casuale visto che devo parlare di Serena.

Serena si occupa di Content & Story, cura i contenuti che elaboriamo all’interno dei nostri progetti, in poche parole scrive. Ma fa anche Project Management, insomma scrive e coordina. L’ho conosciuta circa 2 anni fa quando è iniziata la mia avventura in quest’ufficio pazzo e i primi ricordi che ho di lei sono di una persona estremamente decisa, pronta a difendere le sue convinzioni a spada tratta e che certamente non si tirava indietro di fronte allo scontro, se era necessario. Non riuscivo a farmi un’idea precisa di lei, non è facile quando si è in tanti e non sempre capita di andare oltre semplici conversazioni “di lavoro”. Specialmente i primi tempi, sicuramente quando sei uno stagista e sei l’ultimo arrivato. Tuttavia, anche se da lontano, riuscivo a cogliere delle sfumature che trasparivano nonostante la distanza fisica dell’ufficio.

Non c’è voluto molto e l’occasione di capirci qualcosa di più è coincisa con la rivoluzione delle postazioni di lavoro di inizio anno. Per qualche mese ci siamo ritrovati ai capi opposti dello stesso lungo tavolo. Alcune cose di lei le noti subito: la frangia, corta e un po’ retrò, le piace il viola, ascolta tanta musica, non ti risparmia la battuta a bruciapelo che va bene così. Altre cose le ho scoperte col passare del tempo e ho cercato di riportarle qui sotto nel miglior modo possibile per la mia testa stanca notturna. Ho iniziato a pensare prendendo degli appunti:

Serena è… ROCK’N’ROLL

Di musica ne ha masticata tanta e si percepisce da come te lo racconta. Quando si entra in argomento non nasconde una passione viscerale per certa musica old school, “quella giusta”. E allora le capita anche di ritornare sui suoi ricordi, sui morosi musicisti, sui viaggi e i concerti raggiunti in furgone, sulle band. E allora capisci che lei capisce. Il nome di David Bowie esce spesso tra le sue parole, non puoi far altro che annuire e ti torna la voglia di ascoltare Suffragette City.

Serena è…COLORATA

Il viola è il suo colore preferito e anche il mio. Le sue cuffie sono viola. Ma i colori li ha anche sulla pelle, condensati in alcuni tatuaggi che comunque parlano di passioni e di musica. Uno in particolare, quel ritratto di Etta James accompagnato dal titolo di una canzone super di un disco super, e non puoi non fidarti. Trust in me.

Serena è…UN’AMANTE DEI GATTI

Non perde certo l’occasione per condividere questo suo amore con noi, con video e foto del suo micio. Certo, se avesse preferito i cani sarebbero stati n punti in più, ma nessuno è perfetto :D

Serena è…CURIOSA

Non si può certo dire che non lo sia. Nel suo curriculum campeggia una laurea in Teatro e Arti Performative ottenuta allo IUAV di Venezia oltre a un Master in Cinema e Digital Media. Ma la sua voglia di conoscere non si ferma a queste materie così “alte”, bensì si spinge fino a temi più pop e alla portata di (più o meno) tutti, come scrive in questo articolo di qualche tempo fa.

Serena è…CORAGGIOSA

Chi prende la patente a 33 anni non può che definirsi una persona coraggiosa. Vuoi mettere affrontare gli esami di teoria e pratica senza la noncuranza che avevi a 18 anni. E poi è coraggiosa ma non sfrontata… quando la incroci in parcheggio e deve fare manovra per uscire ti avvisa molto prima così puoi mantenere la distanza di sicurezza.

Questa è Serena per me, ma adesso qualche semplice domandina per sentire un po’ la sua voce, via!

1. Qual è il tuo disco preferito e perché?
Ecco, lo sapevo…questa è la domanda che mi è sempre piaciuto che la gente mi facesse, ma a cui ormai è sempre più difficile rispondere.

Allora… se comincio, vado avanti per ore perché più che disco preferito ho una serie di dischi che rappresentano i punti cardine di alcune fasi della mia vita, però se fra tutti devo scegliere dico: David Bowie, “The Rise and the Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars”. È stato il primo disco che mi ha letteralmente folgorata.

Sono cresciuta con mio padre che ascoltava roba molto figa: Pink Floyd, Marvin Gaye, Joe Cocker e quindi ho sempre avuto delle buone influenze… ma questo è stato il primo disco in assoluto che ho scelto io! Avevo 12 anni e il primo ascolto di questo album ha segnato la fine totale della mia infanzia e l’inizio della mia adolescenza rock’n’roll.

2. Qual è il tuo colore all’interno della ruota*? Ti riconosci?
Faccio parte della categoria giallo/verde, sono un maledetto lime.

Mi ricordo la volta in cui abbiamo fatto il test, per una giornata intera siamo stati con i tipi di Paka Rangi (o come si scrive) che ci spiegavano come funzionava il test e che caratteristiche avevano le personalità associate ai vari colori. Ancora non avevamo i nostri risultati, e mentre ascoltavo le loro spiegazioni continuavo a pensare dentro di me: “mio Dio, quelli gialli/verdi sono proprio dei rompiballe assurdi, persone orribili…che poveri scemi” e poi chiaramente è uscito che ero proprio di quel colore.

È una questione di totale amore/odio, mi ci riconosco spesso e volentieri, e questo mi causa grande fastidio. Però mi piacerebbe ripetere il test oggi, ora che sono passati un paio di anni.

*(Alla fine dell’articolo di Silvia su Irene trovate la spiegazione della ruota dei colori)

3. La tua più grande paura?
Domandona! Senza entrare in vari tunnel psicologici privi di via d’uscita, direi che mi fa abbastanza paura tutto ciò che non riesco a controllare e che in generale non dipende dalla volontà delle persone, ma solo da eventi imprevedibili. Tipo i terremoti, mi fanno tantissima paura e quelle volte che ho sentito anche solo delle piccole scosse mi sono letteralmente pietrificata.

4. La cosa che ti fa più ridere?

Tendenzialmente sono una persona con la battuta sempre pronta, spesso anche abbastanza acidella e quando trovo altre persone così di solito mi fanno super ridere. Mi piace l’ironia feroce e cinica. Mi piace tantissimo anche il nonsense, da piccola mi faceva morire guardare “Frankenstein Junior” e sinceramente tuttora non resisto alla scena in cui lui e lei si salutano in stazione. “Taffetà…caro, taffetà…tesorino” muoioooooo!!!

5. Hai un film preferito o una serie tv a cui non sei riuscita a resistere?

Per i film il discorso è simile a quello del disco preferito, però è più facile scegliere e sicuramente direi “Gangster Story (Bonnie and Clyde)” di Arthur Penn. È uno dei film che ha segnato l’inizio della cosiddetta Nuova Hollywood ed è per me un riassunto perfetto di tutta un’estetica legata all’America che mi appassiona molto.

Devo però citare per forza anche “I giorni del Cielo” di Terrence Malick, perché è il film più bello del mondo e di sempre, forse infatti è questo il mio preferito.

6. Cosa ti ricordi del primo giorno di lavoro qui?

Il mio primo giorno in H-Farm era il primo ottobre di 3 anni fa. Sono arrivata in treno con Giorgio e poi Carlo ci ha dato uno strappo in Villa Annia. Irene e Giulia stavano tenendo la seconda edizione del bootcamp di Storythinking e Silvia era seduta vicino al camino che sparava email e telefonate a raffica per organizzare il tutto; io per i tre giorni successivi ero così tesa e intimorita che non sapevo neanche che farmene delle mie mani mentre seguivo loro tutte intente a fare cose. Fuori era ormai autunno e super umido… i primi sei mesi ho avuto dei capelli terribili e super crespi a causa del clima assurdo che si trova qui, nella Valle del Sile, poi ho cominciato ad abituarmi e per i capelli ho risolto con i miei fantastici prodotti Bio.

7. Se potessi tornare indietro in che epoca sceglieresti di vivere?
Sono sempre stata divisa fra la scelta: California fine anni ’60 oppure New York anni ’70. Entrambi i periodi naturalmente hanno una connessione con ciò che amo nella musica e nel cinema. Forse direi New York anni ’70, il paradiso e l’inferno uniti assieme in una sola città, che in quegli anni era piena di arte e musica super interessante, ma era anche molto estrema e pericolosa. Ho sempre trovato affascinante come da periodi di grande povertà e disagio riescano a nascere movimenti artistici incredibili.

8. Qual è la prossima cosa che vorresti imparare?
Vorrei imparare a vivere con consapevolezza il presente e riuscire a godermi ciò che mi accade, senza troppi ripensamenti sul passato e senza troppe proiezioni verso il futuro. Mi piacerebbe anche imparare a gestire meglio il mio tempo libero, così da fare cose belle e interessanti e non solo binge watching su Netflix.

9. Un libro che ti ha cambiato la vita?
Ma ste domande epiche??? Anche qua, come si fa a scegliere?

La mia parte vagamente intellettuale sceglierebbe il libro che mi ha sconvolto di più, che non riuscivo a mollare e mi faceva restare sveglia di notte e cioè “La trilogia della città di K” di Agota Kristóf.

Poi c’è anche la mia metà pop che sceglie invece un altro libro che non riuscivo a mollare e ho divorato in pochissimo: “Sto con la band. Confessioni di una groupie” di Pamela Des Barres.

10. Come ti vedi tra 10 anni?
Ok, fra 10 anni avrò 43 anni…e non ho la più pallida idea di cosa o come sarò, non faccio previsioni e prendo quello che viene senza pensare più in là di qualche mese. Ti posso però dire con certezza cosa dirò a 43 anni quando mi rivedrò a 33: “Minchia che figa che ero, super magra e giovanissima!”.

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