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La sfida si ripete per la nona volta in dieci anni. Dal 2036, infatti, il torneo è diventato annuale e sono state abolite le oramai superate squadre nazionali. La Microsoft è arrivata grazie alla larga vittoria per 3–0 contro la BMW, mentre la Coca-Cola ha dovuto faticare contro la Pepsi — in un emozionante derby — contro cui ha vinto 1–0, grazie a un gol in sospetto fuorigioco.
Stadio McDonald’s di Pechino, finale del Campionato Mondiale di calcio 2984. A contendersi la Coppa — un gigantesco hamburger farcito da un mondo a forma di pallone — sono in campo le due favorite della vigilia: la Coca-Cola, con una fiammante maglia biancorossa, e la Microsoft, con una vivace casacca a scacchi (anzi, a Windows) rossoverdeblugiallo.
La sfida si ripete per la nona volta in dieci anni. Dal 2036, infatti, il torneo è diventato annuale e sono state abolite le oramai superate squadre nazionali.
In finale, la Microsoft è arrivata grazie alla larga vittoria per 3–0 contro la BMW, mentre la Coca-Cola ha dovuto faticare contro la Pepsi — in un emozionante derby — contro cui ha vinto 1–0, grazie a un gol in sospetto fuorigioco.
Neanche a dirlo, per l’ennesima volta si sono scatenate polemiche feroci contro la squadra biancorossa, da anni accusata — spesso a ragione — di favoritismi arbitrali. Secondo alcuni si tratta di sudditanza psicologica, ma altri hanno più volte insinuato rapporti poco chiari — al limite dell’illecito — tra la squadra multinazionale e alcuni direttori di gara. Nel 2078, ad esempio, l’arbitro Baro Romeno fu accusato di avere riempito la sua imbarazzante pancetta proprio con litri di bibita gassata regalatagli dalla Coca-Cola. Il caso non venne mai chiarito.
L’ingresso in campo è salutato con entusiasmo dai 112 spettatori chiusi in esclusive salette Vip, che per festeggiare stappano bottiglie di champagne. Da casa seguono l’evento con la pay-tv due miliardi di persone.
Le squadre si presentano sotto le tribune per un rito emozionante e tradizionale: l’ascolto dei rispettivi spot. Tutti in piedi con la mano sul cuore e qualche occhio lucido al momento dell’urlo: “Enjoy Coca-Cola!”.
In Italia-Tim (anche le nazioni hanno ormai il loro sponsor) molti, davanti al video, incitano la squadra biancorossa con Bollicine, un antico canto popolare che inizia con questa commovente strofa: “Bevi la Coca-Cola che ti fa bene…”.
Ma anche i sostenitori della Microsoft si fanno sentire: qualcuno urla il suo incitamento dalle Windows di casa; altri scrivono sui social network.
La tensione sale e le squadre si schierano in campo: la Microsoft secondo lo schema Windows 10 più il portiere; la Coca preferisce invece il 5 x 2 in promozione più l’arbitro.
Ventidue energumeni — cresciuti a pane e nandrolone — si guardano in modo torvo e scaldano i muscoli possenti, tatuati dagli sponsor. In campo non c’è Rudy Saggio che, colpevole di usare ancora colpi di tacco e sterili finezze varie (un po’ come tentare di mettere il gettone nell’iPhone, direbbe qualcuno), è stato licenziato dalla Microsoft dopo tre anni trascorsi in tribuna. Per vivere, ora si esibisce in duetto al circo insieme a Gianfranco Vola, dopo i giocolieri elettronici e prima dei clown virtuali.
Pronti, via. Dopo tredici minuti di pura tattica e qualche fallaccio, la palla schizza fuori dal centrocampo e arriva a Karl Heinz Volkswagen. No, nessuna parentela con il terzino della preistorica nazionale tedesca Schnellinger, allora soprannominato con il nome della marca automobilistica. Il mediano della Coca-Cola si chiama proprio così: dal 2078, infatti, i giocatori possono cambiare il cognome e venderlo al miglior offerente.
Volkswagen scatta sulla destra, alza la testa e cerca con lo sguardo i due attaccanti della Coca-Cola: John Procter (maglia numero 1018) e Marco Gambler (maglia numero 1469), i famosi “gemelli del gol” Procter & Gamble.
Cross, colpo di testa di Procter e splendida parata in volo di George British Airways, che sfodera un’elegante divisa bianca ricoperta da marchi di sponsor.
La replica della Microsoft arriva dopo pochi minuti: Paolo Esso, un attaccante con molta benzina in corpo, scatta sulla destra e dal limite dell’area fa partire un tiro che finisce sul palo alla destra del portiere della Coca-Cola, Thomas Lufthansa. Il portierone ha sostituito all’ultimo momento il titolare Bruno Trenitalia, punito con l’esclusione dalla finale per i continui ritardi negli allenamenti. Le due azioni rimangono le uniche degne di nota nel primo tempo, che finisce così sullo 0–0.
Durante l’intervallo, in diverse città del mondo si scatena a sorpresa l’azione della polizia segreta del GP, il Grande Pallone. Vengono fatte irruzioni in circoli e case dove sono riuniti inqualificabili nostalgici del calcio di una volta, squallidi romantici di una concezione dello sport sconfitta dalla storia.
A Milano, ad esempio, sono sequestrati filmati di Italia-Germania 4–3; fotografie dell’Inter di Herrera e del Milan di Rocco; libri sul Grande Torino; poster di Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Michel Platini; cartoline raffiguranti orribili capelloni degli anni ’70 che indossano tristi maglie rossonere, nerazzurre, bianconere. All’epoca, infatti, la fantasia era talmente limitata che anche importanti squadre di club come le attuali FCA, Mediaset e Pirelli giocavano tutte le partite con gli stessi colori. Una noia mortale. Niente a che vedere con le bellissime maglie verde-mela a pois viola-acido e arancione — con spazi sponsorizzabili anche last minute — in voga oggi.
Ma la perversione umana è senza limiti. Tra il materiale sequestrato — subito definito interessante dagli inquirenti — sono state addirittura trovate figurine di personaggi sconosciuti quali Angelo Anquilletti, Gianfranco Bedin, Antonello Cuccureddu. Raccapricciante.
I feticisti trovati i possesso di questo materiale inquietante saranno processati per direttissima con l’accusa di attività sovversiva. Al termine dell’operazione, il presidente mondiale del GP ha subito dichiarato: “Siamo riusciti ad assicurare dei pericolosi nostalgici alla giustizia: svolgevano attività criminosa. E ora godiamoci la partita, che inizierà con la pubblicità Vodafone”.
Torniamo, quindi, a questa bellissima giornata di spot. Nel secondo tempo la squadre si ripresentano in campo con un unico cambio nelle file della Microsoft: Luis Adidas, infortunato, viene sostituito da Bobby Fastweb, giocatore noto per la sua velocità.
La partita è dominata dalla tattica e per ottantacinque minuti la palla non esce mai dal centrocampo. Avvincente.
L’episodio decisivo si verifica a due minuti dal fischio finale, quando Karl Bayer cade appena entrato nell’area della Microsoft. L’arbitro fischia il calcio di rigore e si scatena il putiferio. Manuel Roche tenta di aggredire il direttore di gara e viene espulso; il suo compagno di squadra Christian Siemens se la prende con Bayer e scatena una rissa. Dalle salette Vip lanciano di tutto in direzione dell’arbitro Roger Rolex: pellicce, anelli d’oro, borsette di coccodrillo, collier.
Trascorrono dieci minuti prima che ritorni la calma. Poi il capitano José Puma si avvicina finalmente al dischetto. Rincorsa, tiro e gol. Solo due minuti dopo — senza concedere alcun recupero — Rolex fischia la fine: la Coca-Cola è campione del mondo per la trentacinquesima volta. Un’enorme bottiglia di Coca — dell’altezza di venti metri — viene stappata in mezzo al campo e i giocatori festeggiano con una doccia di bibita gassata. Il capitano Puma viene portato in trionfo con la Mac Cup in mano, mentre i giocatori della Microsoft piangono in mezzo al campo e vengono derisi dallo sportivissimo pubblico.
In tutti gli studi televisivi mondiali si scatenano feroci polemiche. In Italia-Tim, a Canile 5 scoppia una rissa e si registrano due giornalisti feriti — tra cui il noto Tiziano Crudele — e un cameraman morto. In un’altra trasmissione, il popolare conduttore Aldo Biscarate dichiara in diretta: “Facciamo un bell’applauso alla Microsoft e al suo grande presidente John Gates e speriamo che sarebbe l’ultima volta che dovesse subire un’ingiustizia del genere. Gli arbitri dovessero usare il moviolone sullo smartwatch!”.
Intanto, per le strade si scatena la guerriglia. Le sedi della Coca-Cola vengono attaccate da sostenitori della Microsoft al grido: “Disconnetti Coke” e “Un antivirus contro la Coca”.
Dopo ore di assedio, gli ultrà biancorosso lanciano la controffensiva con un fitto lancio di lattine. Per diversi giorni, le principali città del mondo vengono devastate dai combattimenti. Scorrono fiumi di sangue e Coca-Cola. A seguito degli scontri, il presidente mondiale del GP — in collegamento planetario a reti unificate — dichiara: “Con i problemi di fame nel mondo è un vero peccato buttare via così tanti litri di Coca, che potrebbe gonfiare la pancia di molti bambini — tutti potenziali clienti — e stimolare la loro digestione. Ma cerchiamo di vedere anche l’aspetto positivo: grazie alla vittoria la società di Coke City ha in pochi giorni incrementato il fatturato di diversi milioni di dollari”.
Un’annunciatrice televisiva, ingraziosita da un elegante topless sponsorizzato dalla Federazione mondiale bocce, dice: “I Mondiali del 2084 sono appena terminati, ma già fervono i preparativi per quelli dell’anno successivo, che si svolgeranno in Arabia Saudita-Shell. Per esigenze televisive le partite si giocheranno a fine luglio, alle ore 12,30. È prevista una calorosa accoglienza delle squadre”.
Fu solo in quel momento che mi risvegliai, tutto sudato: le palpebre erano calate inesorabili durante l’intervallo di Uruguay-Italia dei Mondiali brasiliani 2014. In pochi secondi, complici la noia e Balotelli, avevo iniziato a vedere la scighera, come si chiama in milanese la nebbia. Una nebbia così fitta che a Milano non ricordavo dai tempi di un Milan-Manchester City di Coppa Uefa di fine anni Settanta, mai iniziato per via del “muro grigio” che impediva di vedere al di là del proprio naso.
Il risveglio fu improvviso per via di un assordante “nooooooo” che arrivava dall’appartamento a fianco, seguito da epiteti di ogni genere e da un oggetto non identificato scagliato contro la parete. In pochi secondi realizzai che l’Uruguay aveva segnato e l’Italia era sul punto di essere di nuovo eliminata dai Mondiali al primo turno, come già quattro anni prima in Sud Africa. E tra morsi, litigi, imbarazzi e polemiche, il dramma nazional-popolare si consumò in pochi minuti.
Italia — Scighera 0–1.