Huracan FC London

Come un’anno sulle sponde del Mar de La Plata, ha ispirato un giovane inglese a creare una rete di associazioni che porta avanti progetti di solidarietà in tutto il mondo legati al calcio.

Uno-Due
Uno-Due
7 min readSep 21, 2017

--

di Matteo Marchello

© Huracan London FC — Twitter

Il calcio in Argentina è molto più che competizione sportiva, è parte della sua identità così come lo sono i vicoli che si attraversano o gli odori che si respirano. Ogni stemma dipinto su un muro e ogni sciarpa attaccata al bancone dei bar fanno parte del carattere distintivo di un pezzo di città.

Innamorarsi di Buenos Aires è molto facile, basta leggere una piccola parte della sterminata letteratura ispirata o ambientata nella capitale argentina. Ogni quartiere, vicolo o edificio racconta la sua storia, formata da secoli di stratificazione culturale. Basta poco per rimanere folgorati da questa città, si attacca addosso in modo quasi indelebile a chi la vive. Sono stati dettagli come questi — di cui il barrio di Parque Patricio è pieno — a far innamorare Henry May dell’Huracan durante la sua permanenza nella capitale argentina. In Henry la scintilla per il globo non è scattata né a causa del suo appeal internazionale né tantomeno del pedigree vincente che d’altronde non ha, ma per il suo carattere e per il suo essere profondamente connesso con il quartiere e la gente che lo vive, a cui la squadra è profondamente legata.

Sarebbe dovuto essere un viaggio per conoscere e approfondire la sua passione per il calcio sudamericano, e invece quest’esperienza è diventata un elemento fondamentale della sua vita. Henry, infatti, nel 2008 ha realizzato il sogno di centinaia di appassionati che pur risiedendo in Europa vivono su fuso-orari latini per seguire i campionati clausura e apertura oppure le gare ad eliminazione diretta di Copa Libertadores. La discutibile organizzazione tattica difensiva e la mancanza di qualsiasi tipo di gestione del risultato diventano invisibili, cancellate dai traballanti streaming illegali che mostrano migliaia di coriandoli colorati che partono dalle tribune traboccanti ogni qualvolta che un arbitro fischio l’inizio della partita.

Al termine della sua permeanza durata alcuni mesi, Henry ha portato con sé la sua voglia di Huracán a casa, nel Sud di Londra e ha deciso di fondare una squadra di Sunday-league chiamata con il nome del globo, Huracan FC London, appunto. Per coloro i quali non fossero esperti della piramide calcistica inglese, la non-league è un insieme di campionati indipendenti tra loro e organizzati su base locale ai quali prendono parte un numero variabile di squadre, a vari livelli di abilità. Le squadre più competitive sono quelle composte da calciatori che solitamente giocano in campionati semi-professionistici (la cosiddetta non-league, che si trova alla base della piramide della football association inglese) e che vogliono concedersi una sgambata la domenica mattina; tuttavia ci sono anche squadre di ragazzi che si iscrivono esclusivamente per divertirsi e per giocare a calcio con regolarità, stando lontani dalla competizione agonistica vera e propria (queste squadre sono chiamate in modo piuttosto evocativo pub teams). Molte delle squadre in questa categoria, a prescindere dal loro livello tecnico, vengono fondate per supportare progetti di solidarietà nella comunità geografica di appartenenza, sfruttando l’enorme potenza sociale e aggregativa di uno sport come il calcio.

Tornato nella sua terra d’origine nel 2008, iscrivere l’Huracan FC London al campionato locale di Sunday league è l’unico mezzo a disposizione di Henry May per conciliare la passione per l’Huracán e l’impegno nel sociale. L’obiettivo delle attività di solidarietà della neonata squadra londinese riguardano TeachFirst, un’associazione nata per favorire l’educazione scolastica in aree socialmente complicate del Regno Unito: affrontare la disuguaglianza attraverso l’istruzione è il primo obiettivo di questa associazione. Obiettivo che si concilia alla perfezione con quelli di May, conoscitore dell’universo argentino sufficientemente da essere consapevole dell’enorme squilibrio sociale che lo caratterizza, così come molti dei paesi sudamericani.

In paesi come Argentina o Brasile, infatti, l’ascensore sociale è decisamente inefficiente; nascere in uno dei tanti quartieri poveri è spesso una condanna per il resto dell’esistenza. Studiare, in questi casi, può rappresentare l’unica via per sfuggire alla propria sorte; May aveva in mente, sin da allora, di utilizzare lo strumento calcistico per allargare la percentuale di popolazione avente accesso all’istruzione, fattore essenziale per appianare le disuguaglianze tra la popolazione.

Naturale, dunque, la collaborazione con TeachFirst, logo che trova posto al centro della divisa ufficiale dell’Huracan londinese proprio accanto alla tradizione banda rossa che scende in verticale dalla spalla sinistra, e che rappresenta l’unica differenza rispetto alla maglia utilizzata dalla squadra sudamericana.

Grazie alla sponsorizzazione di TeachFirst e l’entusiasmo di May, l’Huracan London porta a termine la sua prima stagione terminando nel modo migliore, ovvero con una promozione alla categoria superiore della lega. Sostenuti dai successi sportivi, i risultati raggiunti fuori dal campo diventano ancora più sbalorditivi: la pagina Facebook, messa in piedi da Henry quasi per costrizione dei suoi compagni di squadra, funziona da megafono in modo eccezionale e diventa un ponte ideologico con i tifosi del globo in Argentina. Ogni status della squadra amatoriale di Londra si riempie di incoraggiamenti in sudamericano; decine di persone che vivono a quattro fusi orari di differenza e che non hanno la più pallida idea di dove si trovi Clapham Common — quartiere di Londra in gioca l’Huracan di May — si trovano a spingere il proprio stemma indossato da 11 amatori in un altro continente.

Il meccanismo innescato dalla pagina Facebook è simile a quello della palla di neve che rotolando giù dalla montagna si ingrossa e diventa una valanga. Come si trattasse di Manchester United o Chelsea, l’Huracan di Londra comincia a stampare le magliette di gioco in replica e a venderle on line. Le richieste vengano soddisfatte verso ogni parte del mondo, soprattutto a Buenos Aires. La massa critica raggiunta da questa squadra è talmente rilevante che cominciano a interessarsene tanto i media argentini quanto quelli inglesi. Della squadra londinese fondata in omaggio al club di Buenos Aires cominciano a parlarne tutti le maggiori riviste: da Metro Londra alla BBC, insieme alla miriade di blog dedicati che già seguivano l’argomento prima della sua definitiva consacrazione. Il seguito in Argentina è ancora maggiore: su TyC (popolare rete sportiva), l’allenatore della squadra dell’Huracan indossa la maglia della squadra londinese durante un programma sportivo dopo una partita di Primera Division.

La squadra ha appena 3 anni di vita ed è conosciuta in due continenti; si potrebbe pensare che per una squadra amatoriale sia l’apice della propria esistenza eppure Henry May capisce che ha per le mani uno strumento potentissimo con ancora enormi margini di crescita. Il suo progetto — costruito intorno al globo — può sfruttare ancora una grande forza di inerzia, e vale la pena porsi obiettivi ancora più ambiziosi.

Così, il 2012 diventa l’anno di un’ulteriore svolta, Henry si trasferisce a Bogotá e decide di mettere in piedi una vera e propria fondazione con lo status giuridico ufficiale di ONG e la chiama ovviamente Huracán Foundation. L’obiettivo è molto semplice: costruire una rete di associazioni affiliate all’Huracan per portare avanti progetti di solidarietà in tutto il mondo. Nei due anni successivi nasce almeno una squadra affiliata all’Huracan in Sierra Leone, Colombia, India, Brasile e Kenya. Ciascuna di esse sotto l’ombrello della squadra madre, che non è quella di Buenos Aires, ma quella di Londra, fondata da May e sostenuta ormai da migliaia di appassionati in tutto il mondo che inviano fondi e ne acquistano la maglia, pur senza mai averla vista giocare. Infatti, nonostante tutta l’attenzione mediatica la squadra amatoriale londinese non ha mai abbandonato la lega di appartenenza, ottenendo nel frattempo ottimi risultati e diverse promozioni.

Huracán FC Sierra Leone

La storia di Henry May e del suo Huracan London ormai attivo in tutto al mondo è ormai consolidata, tuttavia, non si può prescindere da un ritorno ufficiale a Buenos Aires nel nome del globo. Questa volta, però, non sarebbe dovuto essere da turista appassionato di calcio sudamericano ma nella veste di ospite ufficiale del Club Atlético Huracán, insieme alla sua squadra di dimensioni intercontinentali ma ancora amatoriale. L’investitura è arrivata ufficialmente nel 2015 ed è stata il passaggio cruciale ed emozionante che doveva essere.

Alcuni giorni in Argentina sono stati sufficienti a visitare il quartiere e a prendere parte in prima persona alle iniziative benefiche a cui avevano partecipato fino ad ora soltanto a distanza. Visitare le strutture minorili che avevano contribuito a realizzare è stato un passaggio fondamentale per i calciatori dell’Huracan londinese. Altrettanto importanti e soddisfacenti sono state le partite giocate contro rappresentative locali a scopo benefico. Muoversi per il quartiere che fino a quel momento i calciatori avevano conosciuto soltanto tramite internet è stata una consacrazione, sancita dal murales realizzato da loro su un muro nei pressi dello stadio. Tuttavia, l’investitura ufficiale non poteva avvenire in nessun altro luogo che non fosse il Palacio, stadio ufficiale dell’Huracán dal 1924, e così è stato. I ragazzi inglesi, sbalorditi ed emozionati, sono stati presentati al pubblico quemero prima di una partita di Primera del globo, momento in cui hanno avuto l’opportunità di sfilare sulla pista di atletica sotto lo sguardo e gli applausi di quasi 50 mila spettatori: un’autentica consacrazione.

Nel 2008, in quello stesso impianto Henry May si era innamorato dell’Huracán, durante un nubifragio scoppiato mentre la squadra locale sfidava il Boca Juniors; in quel momento mai avrebbe pensato di ritornarci a 7 anni di distanza da ambasciatore internazionale dei colori del globo.

--

--

Uno-Due
Uno-Due

A printed and online publication on football and its reverberations on society and culture.