I Ribelli degli Stadi

Uno-Due
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4 min readJun 27, 2017

Storia del movimento ultras italiano

Recensiamo il libro di Pierluigi Spagnolo, un accurato resoconto del fenomeno ultras in Italia. L’autore fa un’analisi del fenomeno nella sua interezza, definendone i confini, interpretandone i dati ufficiali e descrivendo le manifestazioni di una sottocultura sempre troppo demonizzata e mai veramente descritta in modo oggettivo.

di Pierluigi Spagnolo, Odoya Edizioni, 256 pagine, 16 euro

La nascita del movimento ultras italiano si fa coincidere con l’anno ribelle per antonomasia: il 1968. È proprio in questo anno che in una Milano in subbuglio politico e sociale nasce il primo gruppo ultras italiano, la oramai disciolta Fossa dei Leoni del Milan.

Nel suo libro Pierluigi Spagnolo, da bravo giornalista e curvaiolo con più di 20 anni di militanza sui gradoni, fa una ricostruzione minuziosa e dettagliata della storia di questo movimento, non solamente con la studio sociologico e antropologico derivante da ore di letture e ricerche sui libri, ma anche grazie alla sua passione derivante dalla sua “reale ” vita di curva. Questo è sicuramente l’aspetto che fa porre questo libro ad un livello superiore rispetto a molti di quelli scritti sullo stesso argomento.

Ciò che ne deriva è una analisi non semplicistica e decisamente avversa ai luoghi comuni, siano essi positivi o negativi, sugli ultras, troppo spesso bistrattati o elevati a capo espiatorio da una parte, come esaltati senza nessun tipo di critica da parte dei suoi militanti e sostenitori.

Le 256 pagine del libro sono quindi un un lungo viaggio nel tifo organizzato italiano che va dagli albori fino ai giorni nostri. Gli scritti sui vari argomenti di questi 50 anni di storia, sono accompagnati da aneddoti, testi di cori, foto di coreografie e striscioni, citazioni sul calcio e ritagli di giornali. Questa scelta grafica fa sì che la lettura scorra piacevolmente accompagnata anche da vari “intermezzi” . Gli appassionati del fenomeno delle curve apprezzeranno sicuramente il materiale fotografico soprattutto degli anni pionieristici del tifo tra striscioni non stampati e giovani dal look “fatto in casa” dell’epoca.

Personalmente la parte più difficile da leggere è quella sicuramente dedicata alla cronaca nera, con il lungo elenco di assurde morti dettate da gesti spesso sconsiderati e vigliacchi di singoli o piccole frange di personaggi che in parecchi casi nulla o poco avevano a che fare proprio con l’organizzazione dei gruppi veri e propri. Azioni spesso lontane anni luce da una mentalità ultras basata su un codice e su alcune regole create con la “pratica” negli anni proprio per evitare che il “gioco” potesse sfociare in dramma o violenza gratuita.

D’altronde la curva con le sue migliaia di persone non è altro che la proiezione in piccolo della società dove il disagio,il degrado e le sue tensioni sociali possono fare la sua apparizione da un momento all’altro.

Leggendo la parte del libro sugli anni precedenti alla nascita del movimento ultras per molti cadrà anche uno dei luoghi comuni più in voga tra gli opinionisti televisivi: “una volta la violenza negli stadi non esisteva”. Tanti sono stati gli episodi di cronaca nera pre-1968 elencati quando di ultras non si aveva nemmeno il sentore e in un periodo in cui sempre secondo un altro luogo comune che si ascolta frequentemente “allo stadio andavano le famiglie”.

Da qualche anno credo che il fenomeno ultras sia in netto calo tra scarso ricambio generazionale e un calcio e una società fatta sempre più di televisioni & social network e meno di gradoni & aggregazione sociale. Altri problemi sono anche interni alle curve tra diverse opinioni sull’adesione alla fantomatica Tessera del Tifoso, faide interne o infiltrazione dall’esterno da parte di chi ha fiutato il business soprattutto in quelle curve composte da migliaia di tifosi , partite in giorni e orari impossibili, trasferte vietate spesso per futili motivi e nonostante l’adesione allla TDT , caro-biglietti e una mirata repressione per colpire questo fenomento di aggregazione sociale e giovanile.

A queste problematiche parte del movimento ultras, quello più sociale e meno incline ai compromessi, ha risposto negli ultimi anni cercando di dare nuova linfa a quel calcio che sembra non esistere più .Squadre di calcio popolare sono nate proprio all’interno di gruppi o ex gruppi ultras , cercando di portare su un piano di azione “reale” gli ideali professati in curva e ridare una dimensione “sana” e popolare allo sport più bello del mondo.

Voi detrattori della sottocultura più variegata ed aggregativa d’Italia lo avreste mai detto? Questa è la grande sfida contro il “ Golia calcistico ” e la piccola speranza che parte del bistrattato mondo ultras ci sta lanciando negli ultimi tempi, fedeli a quella parolina derivante dal latino e che significa “andare oltre”, nella vita come negli ideali.

I ribelli degli stadi è un libro che, comunque la pensiate, porta a ragionare e a non dare tutto per scontato, in un’epoca fatta di “frasi fatte” e mancanza di approfondimenti e ricerca . Questo è il suo grande pregio e il motivo che deve farvi correre in libreria ad acquistarlo, che abbiate fatto o meno una trasferta su un bus scassato per seguire la vostra squadra del cuore.

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A printed and online publication on football and its reverberations on society and culture.