Baby e il queerbaiting, quando essere presenti non basta.

Perché la storyline LGBT di Baby non fa bene alla rappresentazione del mondo queer.

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5 min readNov 4, 2019

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di Matteo Illiano

Brando Pacitto interpreta Fabio Fedeli in Baby

Queerbaiting, alla lettera “esca per queer”, ovvero quando un personaggio viene inserito in un film, in una serie solo per attirare l’attenzione della comunità LGBTQI. Se inizialmente il termine veniva usato per descrivere prodotti mediali in cui uno dei personaggi era riconducibile al mondo queer ma mai aderendovi esplicitamente, oggi il termine si è ampliato fino a indicare tutte quelle serie tv o altre produzioni mainstream in cui il personaggio LGBTQI (ma spesso la parte di sigla rappresentata si limita alla G) viene inserito per attrarre una fetta di pubblico sensibile alla tematica.

Parliamo di queerbaiting quando lo spettatore viene in qualche modo preso in giro perché attratto dalla (falsa) promessa di rappresentazione, promessa che naturalmente non verrà mantenuta.

Quando, insomma, si strizza l’occhio al pubblico LGBTQI e questo si accontenta delle briciole.

Sembrerà strano lamentarsi con un aumento esponenziale di tali personaggi negli ultimi anni (nel 2016–2017, secondo il Glaad, i personaggi lgbt nelle serie tv americane sono circa il 5% ), ma proprio questa tendenza ha portato il queerbaiting a diventare una massiccia strategia di comunicazione e marketing per intercettare un pubblico specifico, quello LGBTQI, che sempre più di frequente si interroga sulle modalità con le quali viene rappresentato dai media mainstream.

il queerbaiting da manuale.

L’importante è esserci, potrebbe sostenere qualcuno. Citando Nanni Moretti, il malcapitato gay nella trama potrebbe dire:

si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce.

Ammettiamolo: la sola presenza di un personaggio queer non corrisponde e/o garantisce una sana rappresentazione dello stesso. È un ragionamento applicabile a qualunque personaggio, soprattutto quando si parla di minoranze, quando è lecito pensare che quest’ultimo sia stato inserito nella trama solo per raggiungere l’agognata “quota” (che essa sia rosa, nera, arcobaleno poco cambia).

Nel panorama italiano, uno dei più recenti casi di queerbaiting si può riscontrare nella seconda stagione di Baby. Nella serie italiana targata Netflix, Fabio (interpretato da Brando Pacitto) è uno dei compagni di classe delle
protagoniste Chiara e Ludovica. Non ha un vero spessore nella trama né uno sviluppo adeguato, potrebbe essere stato messo lì giusto per farci dire:

Ehi guardate che bravi: abbiamo messo anche un personaggio gay e non solo uomini etero bianchi. Stiamo avanti!

Fortunatamente, non sono tutti soggetti a queerbaiting, ma, al contrario, sono moltissime le serie che hanno presentato personalità queer in maniera complessa. Solo rimanendo in casa Netflix abbiamo Nomi e Amanita in Sense8, Sophia Burset in Orange is the New Black e Todd Chavez di BoJack Horseman (uno dei pochissimi esempi di personaggio asessuale in tv).

da BoJack Horseman

In questi personaggi, il loro orientamento sessuale (o la loro identità di genere) non è l’unico e assoluto tratto interessante (la sola cosa da raccontare), ma solo un aspetto. Nomi non è solo una ragazza transessuale, ma ha una relazione con Amanita, è una hacker e condivide la mente con altre otto persone sparse per il mondo.

Possiamo dire lo stesso per il Fabio di Baby? Oltre a essere omosessuale che altro sappiamo di lui?

Qual è il suo ruolo nella trama?

Esiste un test, chiamato test di Vito Russo, che prende le mosse dal più noto Bechdel test, creato negli anni ’80 per stabilire quanto una narrazione dia spazio ai personaggi femminili. Allo stesso modo, il test di Vito Russo viene usato per stabilire quanto un prodotto mediale sia inclusivo del mondo LGBTQI attraverso tre requisiti da rispettare:

  • Nella narrazione dev’essere presente un personaggio chiaramente LGBTQI
  • Il personaggio non deve avere come caratteristica principale il suo orientamento sessuale o la sua identità di genere.
  • Il personaggio è rilevante all’interno della storia e la sua rimozione comporterebbe un cambio nella trama.

Sebbene sia il Bechdel test che quello di Vito Russo siano strumenti perfezionabili, sono entrambi un ottimo punto di partenza per analizzare i personaggi e il loro ruolo all’interno di una storia. Tornando al nostro Fabio Fedeli, siamo convinti che il personaggio di Baby prenderebbe una piena insufficienza nel test di Vito Russo.
I segnali per la catastrofe erano presenti già dalla prima stagione. Infatti, avevamo scoperto l’orientamento sessuale del ragazzo mentre si masturbava con una rivista porno. Siamo abbastanza convinti che persone nate dopo il 2000 possano considerare una rivista porno come un oggetto vintage, qualcosa che fa più incuriosire che eccitare. Sarebbero non poche le cose problematiche da segnalare in Baby, ma ci limiteremo a dire che il queerbaiting dei personaggi omosessuali è influenzato anche da una più generale rappresentazione fuori tempo di tutte le relazioni presenti.

È sempre importante raccontare il tema del bullismo nelle scuole, ma questo, purtroppo, cambia faccia continuamente, e pensare di affrontarlo esattamente come 10 anni fa non è né credibile né tantomeno utile. Non pretendevamo la profondità psicologica di Euphoria, ma le frasi scritte sui muri e le violenze in bagno fanno storcere un po’ il naso.

dalla prima stagione di Baby

Ma la tv italiana è totalmente bloccata? Per fortuna no, qualche segno positivo c’è. Skam Italia è riuscita a fare quello che a Baby è sfuggito di mano: ha trovato uno stile e una solida sceneggiatura per parlare dei giovani a tutte le età.

Nella seconda stagione, il percorso di Martino è un viaggio in cui la scoperta della sua sessualità rappresenta solo uno dei tasselli di un più complesso percorso di maturazione.

Un ritratto realistico e incredibilmente intenso per dimostrare che anche noi possiamo andare oltre il queerbaiting. Oltre il carattere puramente decorativo, oltre il gay simpatico, la/il trans colorita/o e la lesbica arrabbiata. Dobbiamo essere i primi a cercarlo, a pretenderlo.

A sinistra una scena tratta da Skam, a destra da Baby

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