Brava Sara Casanova, mettici la faccia

Benvenuti al mondo, bambini. Non fatevi troppe illusioni.

Giovanni Mauriello
uonnabi
4 min readOct 15, 2018

--

Prima che Piazzapulita, un paio di giorni fa, realizzasse un approfondito (quanto straziante) servizio — se non l’avete visto, recuperatelo qui — il nome di Sara Casanova era sconosciuto ai più.
In verità, il motivo per cui ora se ne discute incessantemente risale all'anno scorso, quando, appena eletta sindaca di Lodi, la leghista (ma va?) Sara Casanova ha firmato una delibera che modifica il regolamento che stabilisce la tariffa per beneficiare del pranzo in mensa e del servizio di scuolabus per i bambini iscritti alle scuole materne ed elementari della città.

la protesta delle famiglie extracomunitarie di Lodi. via.

In sintesi: se prima, come ovunque, bastava fornire il proprio ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) per essere inseriti in una fascia da cui poi si deduceva un prezzo calibrato, ora le famiglie straniere dovranno richiedere un certificato al proprio Paese di provenienza che attesti la nullatenenza della famiglia.

Qual è il problema? Che, nonostante gran parte delle famiglie in questione si siano attivate per tempo, molti di questi Paesi rendono questo processo o molto lento o praticamente impossibile.
Nel frattempo i bambini coinvolti, che ad oggi superano il centinaio, si ritrovano a pranzare o a casa loro o con dei panini in un’aula lontana dalla mensa. Pare che sia stata introdotta anche una sorta di guardia per evitare che i bambini stranieri entrino in mensa senza il permesso.

Esatto, siamo già arrivati a quel punto: gli italiani da una parte, gli stranieri da un’altra. Solo che, essendo in Italia, si tratta di un apartheid alimentare.

Il servizio di Piazzapulita è, com'è ovvio, diventato virale. Molti ne parlano in termini di vergogna, di tristezza, di disumanità. Altri, invece, appoggiano la sindaca, dicono che finalmente qualcuno rispetta le promesse elettorali. Dopotutto l’avevano detto: «prima gli italiani». Proporrei di sostituire prima con solo, per prendere ancora più voti alle prossime elezioni.

Più che di tristezza, però, a me il servizio ha fatto trasalire di rabbia e delusione. Rabbia perché io ho ventisei anni e quand'ero bambino, alla fine degli anni novanta, mi era stato promesso un mondo completamente diverso da questo.

Sono nato e cresciuto a Ostia, un quartiere di Roma complesso e dalle mille facce; se ne parla tanto, negli ultimi tempi: per la mafia, la corruzione. Tutto vero. Quando andavo alle elementari, però, la mia scuola era proprio davanti a un gruppo di case occupate. Le palazzine, le chiamavamo noi e le chiamavano gli insegnanti. La metà di una classe di 30 bambini risiedeva lì, nelle palazzine; tutti stranieri.
Gran parte della didattica aveva l’obiettivo di insegnarci il senso di parole come integrazione, umanità, amicizia. E noi questo eravamo: amici. Quella roba lì io l’ho assorbita, e in una mensa scolastica, alle elementari, ho scoperto che alcuni bambini hanno una cultura diversa dalla mia: rimasi sconvolto quando Aamir, con cui passavo la maggior parte del tempo, mi disse che non poteva mangiare il prosciutto. Il prosciutto, che è così buono. Aamir lo avrebbe mangiato, se avesse potuto, o almeno io mi ero convinto che lo desiderasse, e un po’ per non farlo dispiacere, un po’ per non sentirmi a disagio, smisi di mangiarlo davanti a lui. Accolsi senza accorgermene. Ci facevamo domande a vicenda, con Aamir, e tramite i suoi racconti ho scoperto che esisteva un universo sconfinato di modi di esistere diversi dal mio, al di là della porta di casa.

Con quella stessa curiosità io oggi guardo il mondo, e il merito non è mio ma della fortuna che ho avuto a frequentare la scuola davanti a le palazzine.

Ma il mondo è così, bambini privilegiati a cui è consentito mangiare in mensa: imparatelo fin da ora. Dovete essere grati di essere bianchi. E magari ricchi, maschi, etero, cisessuali. Questo vi insegna oggi il vostro posto a tavola.

Mi ha fatto rabbia, quel servizio, perché ancora una volta ho avuto la prova che mi avete — ci avete — raccontato un sacco di stronzate.
Le persone che ci avete spinto a essere, a cui viene naturale amarsi senza prima chiedersi l’ISEE, oggi vivono di insofferenza, perché il mondo in cui viviamo è lontanissimo da quello disegnato sui fogli che conserviamo nelle scatole insieme alle pagelle, ai lavoretti di Natale e alle poesie scritte a mano.

tipo questo. Bello, no? via.

Sara Casanova ha quarantuno anni, quindici esatti in più a me; non so cosa abbiano insegnato a lei, alle elementari, ma le sono grato per il solo fatto di metterci la faccia, di dire col volto disteso, di chi dorme la notte, che la sua delibera è sacrosanta. Perché lei, e chi l’ha votata, dobbiamo osservarla bene. Dobbiamo imparare a riconoscere questa gente. Dobbiamo fare comunità, esporci con una fierezza uguale e contraria a quella con cui uno dei residenti di Lodi, davanti le telecamere di Piazzapulita, ha paragonato le famiglie straniere alle zecche dei cani.
Dobbiamo contrastare quell'odio con amore sfacciato, atti concreti, dichiarare da che parte stiamo finché tutto questo non diventerà quel paragrafo del libro di storia in cui noi eravamo quelli che avevano ragione.

dalla pagina Facebook di Sara Casanova.

AGGIORNAMENTO:

Nel frattempo, durante il weekend, il Coordinamento Uguali Doveri ha raccolto 60 mila euro che permetteranno ai bambini di Lodi di accedere alla mensa fino a dicembre, in attesa che per quella data il Tribunale di Milano cancelli i provvedimenti della sindaca Casanova.

--

--

Giovanni Mauriello
uonnabi

una cosa so fare: avere ragione | scrivo su uonnabi | mangio più della media.