Cinque libri che mi hanno salvata nel 2020

consigli letterari per ricordarsi di cercare il bello anche quando sembra che tutto faccia molto schifo.

Federica Guglietta
uonnabi
8 min readDec 30, 2020

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Non so come sia possibile, ma siamo già alla quinta edizione di “Cinque libri che mi hanno salvato nel…”!

Sono contenta, davvero. Io, che sono un disastro nelle relazioni, dal 2016 mi ritrovo qua, con addosso tutto il carico emotivo di mesi e mesi di non-so-che-cosa-sarà-di-me, il-contratto-scade-a-dicembre, l’editoria-non-mi-vuole, sarò-io-che-signora-mia (no, tranquillə, non è mia intenzione parlarvi di pandemia e di come siamo sopravvissuti agli ultimi, boh, dieci mesi, ma pure quella non è che sia una passeggiata di salute) e come sempre in ritardissimo per consigliarvi le cinque letture che anche stavolta sono riuscite nell’arduo compito di salvarmi.

Perché la letteratura è tante cose — rifugio, consolazione, straniamento, conoscenza, divertimento e tutto, ma proprio tutto, quello che volete — e per fortuna non smette mai di esserci nel momento del bisogno, quando il resto fuori cade a pezzi.

Che dite, siamo prontə? Vi ricordo che questa non è una classifica, i numerini che vedete vicino al titolo stanno là, ma per bellezza, mi aiutano a fare il punto della situazione “letture dell’anno”. Anche quest’anno lasciarsi salvare da cinque libri non è che sia stato facilissimo, ma ci ho provato lo stesso… E infatti a sorpresa sono anche più di cinque! Basta chiacchiere, avventuriamoci.

5. Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, Remo Rapino (minimum fax)

A Bonfiglio Liborio voglio un bene sincero e sono sicura che finirete per darmi ragione pure voi, non appena ci sarà occasione di fare la sua conoscenza. Di nome non vi è nuovo, dai, è stato in lizza al Premio Strega, ha vinto il Premio Campiello, mi dicono che ci sia anche un audiolibro letto da Fabrizio Gifuni (manco a dirlo, devo recuperarlo!) se n’è parlato tantissimo. C’era un periodo che pure su Instagram lo vedevo spesso, ‘sto Liborio sempre da tutte le parti — a proposito, vi segnalo che sui social della casa editrice è in corso proprio in questo periodo un bel progetto che si chiama #VociDellaFollia e che porta il protagonista del romanzo di Rapino in giro per l’Italia –. Bonfiglio Liborio, come usa appellarsi lui stesso, è un cocciamatte che ne ha viste tante. Quando tuttə ti additano come lo scemo del villaggio, poi va a finire male. Eppure Liborio se l’è vissuta tutta la sua esistenza, arrabattandosi come poteva, tra l’infanzia presto orfano di madre e con un padre che chissà dov’è, forse in America, chi lo sa, l’adolescenza segnata dalla seconda guerra mondiale prima e la ricerca di un suo posto nel mondo poi.

Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino è quel romanzo che arriva a salvarti quando non te lo aspetti, ti prende per la collottola e ti scuote con il suo parlato fitto, ricorsivo e vivo. Una storia che non si dimentica facilmente.

Trovate tutto il mio amore per Liborio e la mia riconoscenza per Remo Rapino anche qui.

4. Tutto quello che ha pubblicato Elena Ferrante ad oggi, da L’amore molesto a La vita bugiarda degli adulti (Edizioni E/O)

Quando, con la saga dell’Amica geniale, scoppiò il fenomeno Ferrante, io ero una lettrice più giovane e sicuramente con gusti meno delineati rispetto ad adesso, eppure ricordo che me ne tenni ostinatamente alla larga. Per anni. Il motivo? Principalmente perché mi respingevano tutte (TUTTE) le copertine scelte per la tetralogia. Sul serio (sì, lo so cosa state pensando, e questo è solo uno dei miei novantanove e più problemi). C’è da dire che, quando si crea un po’ troppo hype attorno a uno o più libri, preferisco farmi da parte per poi provarci in tempi un po’ più tranquilli. Così è stato, più o meno. Tra il 2019 e il 2020 ho letto tutto quello che Ferrante ha pubblicato fino a questo momento, dal primo all’ultimo. Galeotta fu di sicuro la serie tv (sono anch’io un pochino pop, altrimenti non sarei qui), metteteci anche che volevo saperne di più, avvicinarmi al mondo di Lila e Lenù e a tutto il resto. Ho iniziato dai suoi quattro libri ormai famosi in tutto il mondo e ho recuperato gli altri in corsa. I suoi primissimi, conosciuti da molti, ma non così tanto, sono stati una sorpresa. Su tutti, con L’amore molesto è stato subito amore. Voglio molto bene a Delia e Amalia, con loro ci si perde e si capisce bene che certe cose nella vita non sono mai come sembrano. Per me è la sua migliore prova narrativa fino al momento in cui scrivo.

Perché è ovvio, siamo sempre qui in attesa di qualcos’altro di suo, lo so che la pensate come me.

A questo proposito, proprio nei primi mesi di quest’anno, ho letto il suo ultimissimo, La vita bugiarda degli adulti. Un romanzo di formazione che risente ampiamente delle influenze di Lila e Lenù sulla vita e sulla scrittura di Ferrante, cosa abbastanza inevitabile. Io comunque sono qui per dirvi che, a suo modo, tutta la produzione letteraria di Ferrante mi ha salvata eccome.
Non mi vergogno a mostrarmi qui e ora sfacciatamente #teamFerrante perché sì, non può essere che così, accettiamolo e cerchiamo di non soffrirci troppo, la vita degli adulti è una cosa bugiardissima. Un consiglio? Non crescete mai, se ci riuscite.

In caso voleste ancora sentirmi blaterare di Elena Ferrante, trovate qualcosina da leggere qui e da ascoltare qui.

3. Tutto quello che ho letto finora di Georgi Gospodinov, soprattutto Fisica della malinconia e Tutti i nostri corpi (Voland)

Il punto più alto di questo mio ventiventi, già traumatico di suo, è stato paradossalmente l’altro giorno, quando ho scoperto che ad aprile 2021 Voland pubblicherà il nuovo romanzo di Georgi Gospodinov, Rifugio del tempo, nella traduzione di Giuseppe Dell’Agata. Per tutta una lunga serie di reazioni super pacate che contraddistinguono la mia persona mi sono ritrovata a urlare davanti allo schermo del pc, tutta verità. Mi sono avvicinata ai suoi libri durante la prima quarantena, a marzo scorso, e adesso non lo mollo più. Avrete di certo letto prima di me Fisica della malinconia, forse la sua prova narrativa più conosciuta e riuscita. Come dite, no? Leggetelo, è una meraviglia. Il fatto che, durante una situazione di incertezza e di chiusura, mi sia ritrovata in un mondo, il suo, in cui vita e letteratura diventano un’unica cosa e il passato, il presente e non si sa quale altra dimensione vanno e vengono come se fosse possibile attraversarli, riviverli a nostro piacimento non ha fatto altro che salvarmi, totalmente. Uno scrittore, il nostro Georgi Gospodinov, che trova il suo spazio vitale anche nella forma breve, anzi brevissima. Proprio quest’anno è arrivata in libreria la raccolta di racconti Tutti i nostri corpi… e anche qui è stata una folgorazione. C’è molto del suo romanzo, si ritrovano tematiche e suggestioni che rivivono in queste piccole storie. Luoghi senza tempo in cui trovare amore, dolore, felicità e tutto quanto.

Poi io parlo sempre delle stesse cose e mi sono ritrovata a consigliare di leggere Gospodinov anche a persone che, col cuore in mano, farebbero decisamente a meno dei miei suggerimenti, ma se volete approfondire possiamo continuare a parlarne qui, qui e pure qui.

Ah, dimenticavo, ecco come mi vedono da fuori, ormai:

2. Tutto quello che ho letto fino a questo momento di Annie Ernaux, specialmente Memoria di ragazza (L’orma)

Altra (ri)scoperta del duemilaventi è stata Annie Ernaux, soprattutto grazie alla traduzione a cura di Lorenzo Flabbi e al grande lavoro compiuto dalla casa editrice indipendente L’orma negli ultimi anni. Una voce importante della letteratura contemporanea in Francia e non solo, quella di Ernaux, che tassello dopo tassello ricostruisce la Storia che conosce bene attraverso il proprio vissuto e le abitudini e i fatti della società che ha tutt’intorno. Sempre pacata, ma altrettanto forte, Annie Ernaux tranquillizza e spiazza, avverte e consola. Come vi accennavo, quest’anno ho avuto la fortuna di recuperare gran parte della sua produzione letteraria: Il posto, Gli anni, L’altra figlia, Memoria di ragazza e Una donna. Ognuno dei quali racconta un pezzetto della sua vita e della sua famiglia, prendendo spunto da avvenimenti e fatti per scrivere di molto di più. In particolare uno degli ultimi che ho letto qualche tempo fa, Memoria di ragazza, è uno specchio lucidissimo di quel passaggio da ragazza del ’58 a donna adulta, da ragazza a scrittrice. La vita di Ernaux diventa materia per la letteratura. Insieme a lei, i problemi vissuti da ragazzə di qualsiasi tempo e spazio entrano a far parte della Storia di tuttə e arriva così a salvarci, anche quando proprio non lo crederemmo possibile.

Nel duemilaventuno ho intenzione di recuperare anche i suoi due libri che mi mancano, La vergogna e L’evento. Poi ci aggiorniamo.

1. Trent’anni di letture insieme a Bianca Pitzorno e Ascolta il mio Cuore (Mondadori)

Mancano pochissimi giorni al duemilaventuno. Lo sappiamo bene noi classe 1991 che vediamo quest’anno nuovo come quello del cambio di decina (non è che stiamo invecchiando? Non lo so, vado a giorni alterni: uno ho ancora diciassette anni al massimo e un altro sto come la cara Corinna degli Occhi del Cuore con la celeberrima battuta Io ho… gli anni che ho… e me li sento tutti. Non pensiamoci, però! Parliamo piuttosto di cose belle, a tratti bellissime. Sapete chi compie trent’anni come noi quest’anno? Uno dei romanzi più amati di Bianca Pitzorno, Ascolta il mio Cuore!

Scommetto che in moltə abbiamo desiderato essere amicə del cuore di Prisca Puntoni, andare a scuola con lei, inventare storie sognando che, chissà, da grandi avremmo scritto un libro, un libro vero! E poi ancora lottare contro le ingiustizie scolastiche con l’amica fidata Elisa Maffei, gli scherzi con la tartaruga Dinosaura e tanto altro.

Negli ultimi sei mesi ho riletto molti libri di Pitzorno, soprattutto i miei preferiti che, per chi giustamente non lo sapesse, sono appunto Ascolta il mio Cuore, Polissena del Porcello e Tornatrás.

Manco a dirlo, rileggerli mi ha salvata in un momento della mia vita in cui mi svegliavo la mattina non sapendo più cosa fosse un po’ di felicità. Per questo e mille altri motivi sono contentissima di compiere trent’anni insieme a Prisca.

Della mia rilettura di Bianca Pitzorno a (quasi, dai) trent’anni, ho parlato ampiamente anche qui.

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Federica Guglietta
uonnabi

Leggo, scrivo, faccio cose. Mi piacciono le storie che finiscono male. Su Instagram e altrove come @fdifrantumaglia