Cosa è successo quando ho deciso di diventare la Joey Potter di un paesino de quattro gatti

Un casino.

Mary Stella Brugiati
uonnabi
6 min readJan 12, 2018

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Il giorno dopo la messa in onda di Dawson’s Creek in Italia, il 14 gennaio 2000, avevo già fatto una mappa per diventare la Joey Potter della mia generazione; o come direbbe Lena Dunham, di una generazione; o come direbbe il mio edicolante, de un paesino de quattro gatti e un sorcio.

Avrei potuto puntare sul nuoto, sulla pallavolo, sul twirling.

Invece scelsi di don’t want to wait.

All'epoca avevo poco più di 12 anni e vedere la prima scena tra Joey e Dawson (scrivo prima il suo nome perché se non l’avete capito il titolo della serie è una supercazzola perfetta: la vera protagonista della storia è lei) stesi sul letto a disquisire su chi tra E.T. e Gandhi meritasse davvero l’Oscar, mi illuminò.

Si vedeva lontano chilometri che se Joey teneva duro per qualche mese e faceva finta che fosse davvero normale, a quell'età, passare serate intere a sentir parlare un quindicenne della preparazione di Anthony Perkins per il ruolo di Norman Bates, avrebbe vinto tutto lei.

Tutto lei, cazzo.

Così, da quel 14 gennaio, io ero diventata la Joey Potter delle Marche. Fottesega se la vicina di casa pensava la stessa cosa di se stessa.

Poteva scriverlo lei l’articolo allora.

Immaginatevi la faccia di mia madre quando, dal giorno alla notte si è ritrovata con una figlia che iniziava a rispondere a domande tipo questa

Stella vuoi mangiare adesso o aspetti tuo fratello?

in questo modo qui:

Alla fine degli anni ‘90 se eri una ragazza, abitavi in un piccolo paesino, non avevi una sorella maggiore con il poster di Luke Perry in camera e non avevi voglia di farti i frisé, il tuo futuro era segnato. Per colpa di quest’uomo qui:

Kevin Williamson, classe 1965, sceneggiatore di Scream e di So cosa hai fatto. Nel 1992 Kevin ha fatto coming out con amici e parenti e qualche cugino del Wyoming deve avergli accennato qualcosa di strano sulla rivincita. Qualcosa del tipo

Sta a sentì Kevin, you know, se questo ragazzo di cui parli ti ha fatto stare male, perché non ci scrivi una serie? Scrivere una storia significa poter far andare le cose una seconda volta come vuoi tu… Questa segnala che la fai dire al protagonista, you know.

Con il senno di poi, se avessi davanti questo cugino, gli direi che poteva semplicemente aspettare qualche anno, andare in libreria, comprare Gente del Wyoming e risparmiare anni di pianti e attese inutili a tutti noi.

Kevin, invece, questo consiglio deve averlo preso molto sul serio perché qualche anno dopo, sul canale The WB, arriva un nuovo teen drama: Dawson’s Creek. Dopo aver presentato l’idea della serie in qualche outlet del Massachusetts, Kevin deve aver capito che i ragazzi possono vestirsi pure con 5$ addosso, l’importante è che siano paranoici.

L’importante è che sotto il maglione XXL ci siano t-shirt 100% di pura insicurezza.

L’importante è che scoppino a piangere come bambini quando, a 16 anni, si sentono dire:

Non sono -pausa- del tutto -pausa- sicura che -pausa- tra 56 anni -pausa- staremo ancora -pausa- insieme.

Qualcosa nel nostro cervello provava a ribellarsi, ma i giorni di Skinny Love erano ancora molto lontani, e Cuori in Tempesta di Nek era ormai vecchia di 5 anni, you know.

Comportarmi come Joey fu molto semplice all’inizio. Avevo studiato il suo linguaggio e i suoi molteplici argomenti di discussione.

you know?

Ero pure innamorata del mio migliore amico: praticamente mi trovavo già a metà dell’opera. Peccato che lui non ne aveva per il cazzo di passare i pomeriggi in videoteca, perché lì nessuno avrebbe potuto ammirare la sua maglietta di Ronaldo con il numero 10.

RAGA ALL'INIZIO RONALDO AVEVA IL NUMERO 10.

Così ce ne stavamo al campetto, ad aspettare gli altri per la partitella. E quando io provavo a parlare di aborto, di HIV o di come rubare il test d’ammissione per la Brown, prendevo solo delle gran pallonate sulle tette. Ma ero contenta, perché iniziavo a soffrire (in tanti modi diversi poi) quindi Kevin sarebbe stato fiero di me. E pure il cantante dei Chumbawamba. A quel punto, dovevo solo uscire di scena in maniera memorabile, come avrebbe fatto Joey. Pensa pensa pensa… Ok ci sono!

— Ho sedici anni e fino ad ora ci sono state solo due persone che mi hanno capito veramente. Dawson… No aspè ho sbagliato…

— Oh la passi o no ‘sta palla?

Solo molto tempo dopo capii l’errore di fondo, che non era tanto nella mia presenza a quelle partitelle con indosso la maglia di Veron mentre provavo a parlare dei massimi sistemi. No, l’errore di fondo era che ai ragazzi non fregava una sega dei discorsi sui massimi sistemi del mondo. Esclusa dalle successive partitelle, dovetti escogitare un piano B.

La scrittura.

Con una lettera d’amore avrei attirato la sua attenzione: poche parole, ma chiare e precise. Come una canzone di Evan e Jaron.

Sì, avete letto bene. Ora zitti e sucate.

Non leggevo molto all’epoca, ma capii quasi subito che cercare l’ispirazione nei Piccoli Brividi non mi avrebbe portata da nessuna parte. Però guardavo film dalla mattina alla sera e recitavo i dialoghi di Joey e Dawson sotto la doccia. La soluzione arrivò proprio un giorno che cercavo di pettinarmi i capelli senza troppo successo:

dovevo scrivere una serie tv!

A 13 anni.

Specifico l’età perché quando diventerò una sceneggiatrice e Xavier Dolan leggerà la mia pagina Wikipedia, deciderà di prendersi un periodo di pausa. La vera enfant prodige del cinema ce l’avevate già nel 2000, rega’.

Carta, penna e lettore cd portatile: la prima puntata di Friends School venne fuori dopo poche ore.

Come direbbe Wikipedia: logo ufficiale della serie.

Friends School è una serie marchigiana di un episodio solo da 50 minuti. Mai girato per problemi di cuore spezzato.

Americanizzare i nomi dei protagonisti fu più facile del previsto, così come mettere una canzone dei Goo Goo Dolls praticamente in ogni scena.

Il mio personaggio, sarcastico, leale e romantico, era alle prese con le prime insicurezze: segretamente innamorata del suo migliore amico, grazie all’aiuto del suo amico immaginario (il Power Rangers blu), trovava finalmente il coraggio di dichiararsi. Vi ricorda qualcosa?

Stampai una decina di copie della sceneggiatura e le feci leggere ai miei amici, ma il sogno di essere intervistata da Ryan Seacrest e Giuliana Depandi in diretta dal tappeto rosso, ai microfoni di E!, si infranse quando la mia storia ispirò lui, il mio migliore amico, a provarci con lei, la mia migliore amica. E un altro amico mio a tagliarsi i capelli come il cantante dei Savage Garden. Non sapevo cosa fare, cosa pensare.

Mio padre non era nemmeno in prigione, che cazzo me potevo inventa’ per farlo innamorare di me?

A casa mia i soldi non mancavano, ma comprargli il completino nuovo dell’Inter come suggerito da mia madre mi avrebbe fatta ricadere nell’oblio delle partitelle. Iniziai ovviamente a non parlare più a mia madre dei miei problemi amorosi e restai a casa da sola per giorni e giorni, a chiedermi se non fosse stato meglio accettare la richiesta di quella scuola d’arte a Parigi che però non ricevetti mai.

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Mary Stella Brugiati
uonnabi

Se non si caricano gli articoli è colpa della frangia. Mannaggia fa interferenza.