Il concorso da pompiere

Floriana Manciagli
uonnabi
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3 min readNov 23, 2016

Un tormentato triangolo amoroso tra me, i miei e il posto fisso.

— Ciao ma’!

— Ciao, che fai?

— Sono appena uscita da una mostra.

— Hai mangiato oggi?

— Lo so che è un trabocchetto. Vuoi sapere se sono ancora grassa?

— Hai comprato la crema per le rughe che ti avevo detto? Fa freddo?

— Hai altre domande?

— Non ti si può dire niente che sei sempre aggressiva. Qui c’è papà che deve dirti una cosa.

— Passamelo.

— Non adesso.

— Mamma, dai!

Silenzio.

— Pronto? Mamma?

— Dovresti fare domanda per il concorso dei pompieri.

pompieri? qualcuno ha detto pompieri?

— Come scusa?

Silenzio.

Mia madre non dice altro. Io penso che dev'esserci stata un’interferenza.

Deve esserci stata per forza un’interferenza, un problema di comunicazione. Ha detto davvero pompieri?

Per un attimo penso (o forse spero) che mia madre abbia detto concorso per pompini, invece no.

— Cosa hai detto, ma’?

— Sì, sta uscendo il bando per il concorso dei pompieri.

Ho sentito bene. Metto giù. Mi richiamano.

Premo il tasto verde del telefono ma stavolta sono io che rimango in silenzio. Dall'altra parte della cornetta sento mio padre che parla con mia madre, sento dire “non vuole ascoltare”, sento dire “occasione” e “bando regionale”.

Da grande voglio fare Checco Zalone

— Pronto? Floriana? Perché non ci dai retta?

Metto giù di nuovo e spengo il telefono. Mi chiedo se la distanza possa aver fatto dimenticare loro che tipo di figlia hanno.

I miei genitori non sono persone cattive, anzi. Purtroppo però fanno parte di quella generazione che spera nel POSTO FISSO.

C’è stato il concorso per impiegato non mi ricordo neanche dove, il concorso da insegnante (per il quale non ho nemmeno le competenze), c’è stato il concorso da fattorino per le Poste.

Poi ci sono le settimane in cui non si fa altro che parlare di quanto sia essenziale che io prenda una laurea specialistica, che si sa che questo aiuterebbe sicuro a trovare una sistemazione.

Difendete fino alla morte il vostro POSTO FISSO.

Non che non abbiano mai creduto in me, per carità, ma questa fissa tipicamente meridionale di una bella scrivania con un computer e tante “carte da sbrigare” non se ne va mica facilmente.

Allora io sto lì e dico loro che sì, certo che ho mandato il curriculum alle Poste, alla compagnia delle pulizie e alla Casa Bianca, certo mamma, certo papà.

Sto lì e nel frattempo continuo ad inviare le uniche mail che veramente mi interessano piene di speranze e curriculum e progetti e idee. E ogni volta che premo invio mi sento piena di gioia e speranze per il futuro, sensazioni puntualmente uccise dalle infinite attese di risposte positive. O anche negative, in realtà. Purché siano risposte.

Si faccia avanti chi non ha mai provato l’ansia da mail. No, perché se c’è qualcuno tra di voi che sta alzando la mano, io vengo lì e gliela spezzo. O forse gliela stringo. Ma insomma qualcosa la faccio, perché lo so cosa starete pensando:

A’ bella, ti sei laureata in Lettere (triennale, appunto, manco la specialistica), hai fatto una scuola per scrittori, vuoi cambiare il mondo, ma che ti credi, che stanno tutti qui ad aspettare te?

No, non credo. Però io il pompiere proprio non lo voglio fare, ragazzi.

E non è tanto perché sono claustrofobica, ho paura degli insetti e non sono poi così agile da buttarmi lungo un tubo di metallo anziché scendere le scale. Non è per quello, per carità: il fatto è che quel grigio lì, quello della divisa, proprio non si abbina al mio incarnato.

La sottile differenza tra fare il pompiere e farsi il pompiere, efficacemente illustrata da Samantha Jones.

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Floriana Manciagli
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Due tette rubate al porno. Vivo, indago, osservo e inciampo. Su strade, persone e storie.