Quello che uonnabi

ho chiesto l’aiuto del pubblico ma erano già andati via tutti.

Giovanni Mauriello
uonnabi
5 min readOct 21, 2016

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Quello che uonnabi mi è stato chiesto durante una cena di famiglia. In TV ci sarà stato Passaparola o un qualsiasi altro quiz di cui oggi sono tremendamente nostalgico, saranno stati tutti in silenzio con davanti al naso il piatto pieno finché uno di loro mi avrà puntato una pistola alla tempia e mi avrà intimato: diccelo: dicci quello che uonnabi.

“ma chi, io?” via

A quel punto avrò chiesto un aiutino, probabilmente un consulto col pubblico in studio: cos’è quello che uonnabi? Scommetto mi avranno risposto che quello era Chi vuol essere milionario, non Passaparola.

Un motivo in più per essere nostalgico, ecco cos’ho ottenuto dalle mie cene di famiglia.

Della scuola non ne parliamo, per un aiutino potevi essere buttato fuori dalla classe, non a caso eravamo tutti ben attenti a non farci scoprire mentre ci copiavamo l’un l’altro. Aggregazione, la chiamano. Ti chiedono di creare una rete sociale fin da quando ancora neppure parli ma poi le cose difficili della vita le devi fare da solo, morte compresa. Mentre mia madre partoriva, per dire una cosa difficilissima che ha fatto da sola, io venivo catapultato assieme al mio primo pianto di vita. Non facile (la vita).

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A quel punto potresti essere nato leone, ancora non lo sai. Significherebbe farsi curare per i primi mesi di vita e poi vivere per lo più in solitudine; potresti essere nato di una specie nella quale non è previsto il dialogo: al massimo vivresti in un branco, ma senza riporre troppe aspettative sugli altri. Invece nasci umano. Quella donna lì che ti sta sparando nel mondo te la porterai molto probabilmente fino alla tomba; anzi: nella maggior parte dei casi lei porterà te nella tomba; che è peggio; ti amerà, sgriderà, odierà, recriminerà, colpevolizzerà, stimerà, annienterà, loderà. Non basta: forse avrai un’altra persona che ti caricherà di aspettative, tuo padre, anche lui pronto a portarti nella tomba con lui, o in una foto nel suo portafoglio, o nei discorsi fatti coi colleghi e con gli amici e chissà, magari con le sue amanti. Possibile tu abbia una sorella o un fratello. Anche in quel caso: aggregazione. Responsabilità. Famiglia.

Tornando alla scuola: i primi anni si tratta di un coloratissimo lager in cui ti chiuderanno quando sarai ormai davvero troppo impegnativo e, ahimè, pronto per essere alfabetizzato. In fila per due, mano per mano, un maschio e una femmina. Seduti, compagni di banco. Creare una rete sociale ti darà un bel da fare. Le tabelline saranno ancora un problema quando avrai già iniziato ad invidiare il leone che potevi essere, o il gufo, la lucertola, il ratto. E invece hai un compagno di banco. La televisione ti racconterà di collage americani in cui ci si ama e si litiga. Amerai, di conseguenza, qualcuno della tua classe. La società ti abituerà a un sistema eteronormativo: probabilmente amerai una bambina, se sei un bambino; probabilmente quella con cui sei mano per mano in fila; poco importa se ti piace o no. È possibile che qualche anno dopo non ricorderai il suo nome, gliene assegnerai tu uno in base a boh.

Te la sarai sudata la rete sociale a cui si accennava, ma finalmente potrai dire di possederne una: i tuoi amici ti saranno stati imposti dalle esperienze che hai vissuto, ti saranno simpatici a volte, vorrai loro un bene incondizionato di cui ben poco saprai dire se non ci conosciamo da sempre!.

Arriverà poi il giorno in cui ti sarà (abbastanza) chiaro tutto quello che ti hanno trasmesso e quindi, diligente come sei, cercherai di mettere in pratica ogni insegnamento. I primi tempi saranno duri, specie se fino ad un attimo prima la tua più grande preoccupazione era il compito di matematica che dovevi assolutamente svolgere da solo. Ecco a cosa serve la rete sociale per la quale hai tanto sudato: potrai contare sui tuoi amici coi quali però, a ben vedere, dopo molti anni non saprai più esattamente di cosa parlare. Di almeno uno di loro però potrai fidarti, questo sì. Dovrai solo sperare che per lui sia lo stesso. In caso contrario: fine, tutta fatica sprecata, avevi investito sulla rete sociale sbagliata. Ritenterai per tutta la vita: a qualcuno dice bene, a qualcuno dice male.

Anche l’amore della televisione non era per niente verosimile: niente college, sei nato in un luogo in cui le Università servono per forgiarti e insegnarti a resistere otto ore senza carta igienica nel cesso; non potrai scegliere la compagna di banco come fidanzata, o meglio: potrai ma sarà molto meno semplice che alle elementari. Molto molto meno semplice. Per niente semplice.

Nonostante tutto, però, ti sentirai comunque un tipo in gamba: ti sarà ben chiara la sottotraccia delle tue intenzioni, percepirai nitidamente di avere grandi ambizioni, grandi capacità, il mondo tutto nelle tue mani. In molti ti troveranno bizzarro, magari un po’ strano, ma di certo non stupido. Finché un giorno qualcuno ti chiederà quello che uonnabi. Magari capiterà mentre sei a tavola coi tuoi genitori, mentre in TV c’è un quiz. Ti sentirai in dovere di dare una risposta, ma l’aiuto del pubblico non te lo daranno perché non stai mica giocando a Chi vuol esser milionario; quello che uonnabi è… uonnabi… niente, non ce l’ho: passaparola.

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Giovanni Mauriello
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una cosa so fare: avere ragione | scrivo su uonnabi | mangio più della media.