Il crollo del ponte Morandi, lo Stato e le concessioni: “Ai privati regalati profitti da monopolio”

Ugo Arrigo, professore di finanza pubblica dell’Università Bicocca di Milano, mette sotto accusa il sistema di privatizzazione e concessione della rete autostradale italiana

Federico Thoman
upday IT
4 min readAug 16, 2018

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Il viadotto sulla A10, il “ponte Morandi”, dopo il crollo del 14 agosto (Foto di Marco Alpozzi/LaPresse)

“Le norme sono state fatte in modo che i regolati (cioè i concessionari come Autostrade per l’Italia S.p.a., ndr) non potessero essere disturbati”. Non ha molti dubbi Ugo Arrigo, professore di finanza pubblica ed esperto nel settore dei trasporti dell’Università Bicocca di Milano, parlando ad upday. Nei giorni dopo la tragedia di Genova del crollo del viadotto sull’autostrada A10 in cui hanno perso la vita 38 persone e ci sono ancora tra i 10 e i 20 dispersi, si fanno accesi dibattiti sul rapporto tra Stato e la società concessionaria del tratto. Ma è bene fare chiarezza su leggi, tempistiche e relazioni tra pubblico e privato.

La clausola dell’indennizzo miliardario ad Autostrade

Il governo, nelle stesse parole del premier Giuseppe Conte, sta valutando la possibilità di revocare la concessione ad Autostrade. Il contratto in essere tra Anas (l’ente nazionale delle strade, una società di diritto privato ma di fatto pubblica, ndr) e Autostrade per l’Italia prevede però, in caso di revoca per inadempienza, il pagamento di una somma enorme, pari ai potenziali ricavi al netto dei costi calcolati fino al termine dell’accordo (che scadrà nel 2042). Per Arrigo questa è “una clausola molto strana. Dice che in caso di gravi inadempienze del concessionario, la concessione può essere revocata ma che al concessionario spetti questo indennizzo. Se la mia controparte economica non è adempiente e mi danneggia, non sono io che oltre a rescindere il contratto chiedo i danni a lui ma devo addirittura pagarglieli”.

Un Paese che firma simili contratti “non può fare molta strada”

Il professore di finanza pubblica nutre seri dubbi sul fatto che ciò sia compatibile con le norme in materia: “È un danno erariale che qualcuno abbia firmato questo documento. Anas è formalmente una Spa (ente di diritto privato) ma è considerato di settore pubblico, quindi monitorato dalla Corte dei Conti. Lo Stato potrebbe essere chiamato a dare 15, 20 miliardi di euro ad Autostrade e la Corte dei Conti sarebbe autorizzata a chiedere a chi ha messo quella firma (Pietro Ciucci, all’epoca presidente Anas, ndr) di risarcirla. Ma un Paese in cui qualcuno firma a livello pubblico una cosa del genere non è un Paese che può fare molta strada”.

“Autostrade e concessioni, un settore da rivedere completamente”

Al netto di proclami e polemiche, il tema delle concessioni a privati e soprattutto dell’attività d’ispezione e vigilanza dei servizi pubblici, come l’accesso e l’infrastruttura della rete autostradale, è tornato di grande attualità. Secondo Arrigo “tutto il settore va completamente rivisto. Arriva da un ventennio d’incuria. Lo Stato ha incassato quanti più soldi possibili nel 1999 (anno d’oro delle privatizzazioni, ndr) lasciando poi tutto in mano ai privati affinché facessero da soli. Arrivando ad assurde situazioni di effettiva ‘autovigilanza’ da parte della società privata. Vengono al pettine tutti questi nodi, 20 anni di cattive decisioni o decisioni non prese. Per esempio: le leggi sulle privatizzazioni italiane, del 1994, imponevano l’istituzione di un regolatore indipendente per ogni settore di servizi pubblici che veniva privatizzato. Non si poteva vendere la gestione della rete autostradale prima che ci fosse un regolatore. Ma quello dei trasporti, che doveva nascere nel 1995, è nato nel 2011 ed è operativo dal 2013”. A testimonianza di come però, secondo Arrigo, le norme siano state fatte su misura per i concessionari la legge istitutiva ha stabilito che l’ente regolatore indipendente si occupasse solo delle nuove concessioni e non di quelle precedenti (quella tra Anas e Società Autostrade è del 2007 e quindi esclusa, ndr): “Le norme sono fatte in modo tale che i regolati non possano essere disturbati. Cosa che non è avvenuta in nessun altro settore”.

Il “ponte Morandi” dopo il crollo (Foto di Marco Alpozzi/LaPresse)

La questione degli accordi finanziari ‘segreti’ tra Stato e concessionari

C’è poi un ultimo punto. Quello che riguarda gli aspetti finanziari degli accordi tra “Stato” e concessionari, con gli investimenti da fare sulla rete autostradale a fronte degli aumenti delle tariffe, cioè quanto di anno in anno paghiamo al casello. Sono sempre stati secretati, anche se l’attuale esecutivo dopo la tragedia del 14 agosto ha promesso di volerli rendere pubblici. Come mai? Secondo Arrigo la spiegazione è semplice: “Ci sono cose che il contribuente non deve vedere. E che vedrà, perché presumo che il governo ‘populista’ attualmente in carica abbia tutto l’interesse a metterle a disposizione. A quel punto potremo calcolare quanti profitti sono stati regalati. Nel braccio di ferro attuale con la società concessionaria, se non fa errori, il governo parte da una posizione di forza. Di fatto ai privati sono stati regalati profitti da monopolio”.

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