Attività CO-Operativa

Black Samuel Bellamy
UpSideDown Ferrara
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5 min readJul 23, 2018

Come mi piace questo titolo! Visto che la tematica verterà sul cosi detto quartiere GAD, Giardino-Arianuova-Doro, di Ferrara sicuramente attirerò l’attenzione di una audience molto ampia, ma non posso farci nulla, perché la storia che racconto arriva da una città di mare, Rotterdam, noi pirati frequentiamo molto questi luoghi, e perché si tratta di un progetto nato per sviluppare una cooperativa di quartiere, già una cooperativa per rigenerare e rimettere in marcia un quartiere di Rotterdam, Afrikaanderwijk.

Afrikaanderwijk, Rotterdam (1979)

Ma perché voglio raccontare questa storia? Perché molte delle dinamiche urbane, che hanno caratterizzato la storia di questo ambito sono simili a quelle che in questo momento, o negli ultimi anni stanno ridisegnando la geografia urbana e sociale al GAD. Il quartiere della nostra storia è stato il primo luogo di Rotterdam ad avere la maggioranza dei residenti non olandesi, cioè con un background culturale diverso: Turchia, Marocco, Suriname e isole Antille erano le nazioni da cui provenivano i suoi cittadini.

Dal 1908 al 1917 la squadra di calcio del Feyenoord aveva il suo campo di allenamento nel centro del quartiere, esattamente dove ora si trova uno dei parchi urbani più frequentati della città. Ora lo stadio del Feyenoord si trova a pochi isolati, raggiungibile a piedi o con la comoda metropolitana.

All'inizio degli anni ’70 il quartiere fu oggetto di una grande ondata migratoria, a causa della richiesta di manodopera nei i vicini cantieri navali, ma questa dinamica urbana favori la nascita di forti tensioni all’interno del quartiere, dovute sopratutto al fatto che molti proprietari di appartamenti o edifici, preferivano affiatare a non nativi olandesi questi spazi, piuttosto che favorire famiglie olandesi che avevano necessità di trovare una abitazione. Nel 1972 queste tensioni si materializzarono in una rivolta locale che durò tre giorni, in cui cittadini di origine olandese entrarono a forza in case occupate legalmente da immigrati distruggendo e saccheggiando ogni cosa. Il Governo locale prese subito una posizione, quella di limitare la presenza di cittadini stranieri nei quartieri della città, politica che fu subito cancellata dal Consiglio di Stato Olandese, che però non diede indicazioni utili per capire come favorire una vera coesione sociale.

1972. Gli scontri al’interno del quartiere

Da quel momento il quartiere si viene a consolidare come quartiere “ghetto”, rimanendo escluso dalla memoria collettiva degli abitanti di Rotterdam e dalle politiche urbane sviluppate dalla città.

Nel 2008 cambia qualcosa. La Freehouse Foundation attiva un progetto di rigenerazione urbana integrata e inizia a lavorare nel quartiere con l’idea di creare un laboratorio urbano, in scala 1:1, in cui sperimentare e attivare progetti innovativi rivoti all’aumento della coesione sociale, e come obiettivo finale ha quello di costruire una cooperativa di comunità. la domanda che ha guidato questa esperienza è stata: come possiamo rigenerare una area urbana senza senza fare si che gli abitanti e i piccoli imprenditori locali vengano spostati?

Per raggiungere questo obiettivo, cioè non perdere il tessuto sociale dell’area a discapito di progetti di solo disegno urbano,e quindi con la paura di attivare azioni di gentrificazione ( trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni) le prime azioni hanno riguardato l’identificazione di ciò che caratterizzava il quartiere, in questo caso tre elementi: la forte componente multietnica; la presenza di un mercato settimanale di forte impatto; una serie di spazi pubblici in degrado.

Mappatura delle risorse del quartiere

Gli ingredienti erano stati trovati, ora bisognava costruire la ricetta. La ricetta ovviamente di tipo locale. La rigenerazione urbana non prevede di importare modelli dall’esterno per essere adattati a contesi. Si possono importare idee rispetto a processi. Ogni conteso deve essere interpretato e devono essere identificati gli elementi che lo caratterizzano. Cose ovvie, ma alcune volte vengono messe in discussione rispetto alla bramosia di raggiungere in poco tempo dei risultati, mostrare che si è sul pezzo, che si possiede la soluzione immediata.

In sintesi il progetto Afrikaanderwijk Coop ha prodotto i seguenti impatti sul quartiere.

  1. Sulla base delle competenze locali (emerse da una mappatura) la cooperativa ha dato vita ad una serie di imprese (servizi locali e per l’intera città di Rotterdam) dedicate a rafforzare le abilità (talenti) dei cittadini del quartiere: un ristorante di quartiere, una società di catering, un laboratorio di sartoria, una azienda di pulizie. Tutte queste realtà imprenditoriali forniscono servizi sul mercato o lavorano per l’amministrazione locale.
  2. Il mercato locale è diventato è stato migliorato tramite lo sviluppo di una immagine coordinata e attraverso l’integrazione di nuovi banchi alimentari. Ora è uno degli appuntamenti fondamentali per gli abitanti di tutta Rotterdam.
  3. Uno degli edifici storici del quartiere è stato riutilizzato come la casa del quartiere, sede della cooperativa Afrikaanderwijk Coop, e luogo per il ristorante e per attività culturali locali, nate nel quartiere tra le sue varie comunità.
  4. Le imprese locali son state messe in rete e offrono una risposta integrata al quartiere e alla città intera (Afrikaanderwijk online).
Neighborhood Kitchen, The Gemaal (2016). La cucina è diventata un'organizzazione indipendente e ha ottenuto il proprio spazio (foto Freehouse Foundation)
Apertura dello Value Store della cooperativa (2013). Progetto: Exyst, Peter Zuiderwijk con Wijkschool Afrikaanderwijk. Fotografia di Peter Zuiderwijk.
La sartoria (turca) del quartiere, produzione per Jean Paul Gaultier in cooperazione con Kunsthal Rotterdam (2013). Progetto: La sartoria di quartiere con Jean Paul Gaultier. Fotografia di Bob Goedewaagen.
Mercato locale intervento di agopuntura urbana, Tomorrows Market (2009). Prova di passerella durante il mercato. Fotografia di Marcel van der Meijs.

Ma in tutto questo dove è finito il GAD di Ferrara? Era tra le righe, galleggiava tra le lettere, era tra le idee espresse da questo testo e da questa esperienza. Perché non immaginare, con il dovuto salto di scala e di temi, una operazione simili anche per il GAD. Gli ingredienti ci sarebbero già tutti: una casa di quartiere (Consorzio Grisù); una comunità in cerca di una sua nuova ridefinizione; la possibilità di sviluppare un laboratorio urbano in cui integrare le aspirazioni delle varie componenti etniche; una serie di progetti avviati da integrare.

Ferrara avrebbe la possibilità di realizzare una addizione urbana contemporanea, lavorando sul concetto di coesione sociale e sperimentando come la “città di carne” possa essere più contundente della “città di pietra”. Buona navigazione e tutti.

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Black Samuel Bellamy
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Rokovoko è un'isola lontanissima a sud-ovest. Non è segnata in nessuna carta: i luoghi veri non lo sono mai