FERRARA SOTTOSOPRA: VISIONI DALLA CITTÀ DEL FUTURO

UpSideDown
UpSideDown Ferrara
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5 min readJul 10, 2018

Valori e idee per il futuro di Ferrara, nell’era della post-verità: l’era in cui tutto può essere il contrario di tutto.

In questi mondo sottosopra, mettiamo le idee prima delle facce, che qui non ci sono ambizioni personali. Un tempo si parlava di Leftisright, un luogo dove le vecchie etichette potessero scomparire. Sono passati dieci anni e non solo destra e sinistra sono esplose, nelle loro definizioni classiche, ma l’intero mondo è finito sottosopra.

Ne prendiamo atto e lanciamo UpSideDown: il sottosopra della politica locale, l’unica che, tra Bruxelles e le comunità, sia davvero ancora presente e viva nel quotidiano dei cittadini.

UpSideDown è un luogo dove si trovano buone idee per la sopravvivenza, la crescita e la speranza nel futuro di Ferrara (e oltre).
Tutti possono partecipare, non ci crederete, ma non è una lista civica.

UpSideDown porta nel dibattito pubblico una visione del mondo — e di Ferrara — di ragione, speranza nel futuro e bellezza: da troppo tempo le parole libertà, bellezza e felicità sono assenti dal dibattito pubblico locale o nazionale.
In un momento storico nel quel pezzi di umanità cadono un giorno dopo l’altro, la razionalità sembra abbandonare il dibattito pubblico, gli esperti sono dileggiati in favore dell’uomo comune, servono idee, valori, piani, strategie ed azioni: ci serve il valore di persone competenti.
Per salvare una città che rischia di diventare opaca e cattiva.
Per aprire un nuovo capitolo.

Ci guardiamo intorno e vediamo paura, timore, nostalgia di un passato eroico che non è mai stato: leggiamo di quanto era bella Ferrara, nei magnifici ’80: l’eroina in piazza Verdi, la prostituzione in via Volte e in via Ragno, le mura diroccate e infrequentabili, le autoradio rubate, il deserto, culturale, umano, l’abbandono. Una città abbarbicata al petrolchimico e ad un altro paio di imprese, contadina nel senso deteriore del termine, chiusa, impaurita: la città che oggi volete, la città che sentiamo attorno a noi. La malavita italianissima. L’opacità nella gestione della cosa pubblica, il cemento selvaggio, i palazzinari.

Negli anni la città, pur con inevitabili problemi, è migliorata: anche se oggi si pongono due sfide cruciali. Da un lato adattarsi alla globalizzazione, sfruttandone le opportunità, dall’altro, trovare una strada di sviluppo nuova, per sopravvivere a invecchiamento, debolezza strutturale, spopolamento dell’intelligenza.

Servono visione, valori, idee e competenze. Questo è il contributo di UpSideDown.

Le idee sono a disposizione di tutti, affinché se ne possano nutrire: le buone idee restano tali anche se portate avanti da scellerati (ma ricordate che un buon titolo non basta: per far funzionare una legge serve una esecuzione impeccabile, altrimenti sono chiacchiere vuote e politica degli annunci).
Uno vale uno solo in una democrazia rappresentativa, o durante l’elezione di un comandante pirata. O per proporre idee, solide o strampalate.

Perché non è vero che siamo tutti uguali: ognuno porta il proprio contributo, ed il proprio vissuto. C’è chi è più adatto alla leadership, chi all’organizzazione; chi è bravo a iniziare, e chi è bravo a chiudere.
Ognuno può dare un contributo, e ogni contributo è diverso.

Soprattutto quando si buttano in campo le idee, è importante avere il contributo più ampio possibile.
Ma quando si esegue, quando si devono scegliere le idee migliori e realizzarle, servono quelli bravi e quelle brave: l’intelligenza e la fatica della competenza non hanno razza, censo, religione, colore, orientamento, genere.

Ma idee ed esperti non bastano: perché è la politica a decidere.
I problemi sono tanti, e come vanno risolti?
Prima bisogna ammettere di averli, i problemi.
Poi si convocano gli esperti riconosciuti dai loro pari nel proprio campo.

Il politico decide, perché l’avete eletto a farlo, rende pubblica la propria decisione motivandola, e al giro successivo gli elettori scelgono liberamente se eleggerlo di nuovo.

Ci sembra che persino una banalità come questa sia saltata, o perlomeno il suo semplice messaggio di libertà sia stato distorto.
Per questo ci rivolgiamo alla città, per trovare chi la pensa come noi. Ma parliamo anche a Bologna e Modena: se serve un modello per battere un modello, serve una visione per battere una visione.
La nostra visione è un città grande e forte, da fare insieme a mezza Emilia, una città fatta da Ferrara, Bologna e Modena, una città che si candidi a correre insieme a Milano, come due centometristi amici e competitivi.

I nostri valori sono il nostro credo.

Crediamo in una città aperta, viva, libera, felice e energica.

Crediamo in un mondo aperto, che metta libertà e felicità sopra tutto.

Crediamo nel non discriminare per genere, religione, etnica, preferenze individuali.

Crediamo in una città che ritrova (o che trova per la prima volta) il coraggio di osare, il coraggio di sfidare i luoghi comuni, di crescere.

Crediamo negli individui e nei loro liberi spostamenti, nei loro liberi commerci. Non siamo ingenui: pensiamo che nessuno debba essere troppo grande per essere salvato e troppo grande per fallire: si parli di privato, di pubblico o di municipalizzate e similari.

Crediamo nella libertà e nella responsabilità individuale, perchè quella collettiva non esiste.

Crediamo nella necessità di premiare i migliori, e di non abbandonare gli ultimi: per quelli in mezzo, parliamoci: con ragione e umanità una soluzione la si trova, sempre, soprattutto nella politica locale.

Crediamo che il governo gialloverde e l’ideologia rossobruna siano uno dei mali della società contemporanea: ci rende tutti più cattivi, timorosi, pronti a tifare per un uomo forte (e avete notato che gli uomini forti, in realtà sono debolissimi?).

Crediamo nel coraggio di donne e uomini, nella libera impresa, nel lavoro, sia esso dipendente, subordinato, parasubordinato, statale, comunale e regionale: crediamo nei lavoratori, nella voglia di comprendere il mondo per trasformarlo, attraverso il proprio sforzo quotidiano, intellettuale e fisico.

Crediamo nel proteggere gli ultimi, chi va in difficoltà, perché tutti cadiamo, e tutti abbiamo il bisogno di una mano per rialzarci.

Siamo i situazionisti di un mondo che cambia, gli unici attrezzati a comprenderlo. Perché abbiamo idee per la città che guardano al futuro e non al passato: è più difficile, ma è più vero. Crediamo che, come non si possa fermare il vento con le mani, nessuno fermerà i flussi migratori. Con questa realtà dobbiamo convivere, vivere e vincere: nessuna delle politiche messe in campo vincerà. Perché sono solo diverse sfumature di chiusura.

UpSideDown è ammutinamento contro la stupidità e la paura.

Ps. Non usiamo gli asterischi di genere, perché non ci piace far male alla lingua.

Ma tutti gli aggettivi di questo scritto sono gender neutral, potrebbero essere riferiti ad un uomo o a una donna. Siamo neutrali, cioè una bella miscela di uomini e donne. E se mai usciremo allo scoperto, vedrete quanto siamo belli.

In fede,

Il Round Robin

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