Le sfide nel creare da zero un team di design

UX Talks: Francesca Tassistro

Michele Zamparo
UX Tales
5 min readOct 24, 2018

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Francesca Tassistro lavora nel campo della user experience dal 2000, da allora si muove in questo settore concentrandosi sui temi di user-centered design e design research. Dopo più di dieci anni di esperienza all’interno di agenzie digitali, le è stato proposto di formare un team di design in Avanade, società statunitense specializzata in digital transformation, joint venture tra Microsoft e Accenture. Oggi Francesca ricopre il ruolo di Global Experience Design Lead nel team di Experience Design di Avanade, che conta 360 professionisti in 18 diversi paesi del mondo.

Grazie per la tua disponibilità per questa intervista Francesca, è un piacere averti ospite in UX Tales. Ti va di raccontarci come è iniziata la tua passione per l’esperienza utente?

La mia passione è iniziata all’università, seguendo prima un paio di corsi sulle metodologie e tecniche della ricerca sociale, poi il corso di interazione uomo-macchina dove ho scoperto che la ricerca sociale poteva essere utilizzata per rendere la tecnologia più facile per tutti. Anzi, addirittura trasparente.

E ora di cosa ti occupi principalmente, nel tuo ruolo? Quali sono gli strumenti e le metodologie che utilizzi quotidianamente?

Il mio attuale ruolo consiste principalmente nel coordinare il team global di Experience Design di Avanade, composto da 360 persone. Purtroppo ormai uso soprattutto Outlook e Powerpoint (che tristezza) perché non ho più tempo di seguire i progetti dall’inizio alla fine. Essendo coinvolta soprattutto nelle fasi iniziali dei progetti, le metodologie che applico di più sono il gamestorming per la gestione dei workshop e le tecniche di ricerca qualitativa per la fase di design research.

Quindi la raccolta dei dati ha molta influenza, nel tuo lavoro?

Ha moltissima influenza. Senza una base di conoscenza solida, non si può iniziare seriamente nessuna attività progettuale.

Ma ci sono progetti in cui le fasi di ricerca e test sono più importanti che in altri?

Direi di no. Le fasi di ricerca e test sarebbero sempre importanti. Tuttavia ci sono progetti che per motivazioni di budget o di tempi non possono permettersi l’attività di ricerca.

Certo. Invece, che peso dai alla fase più creativa di generazione di idee, rispetto a quella di analisi?

Esattamente lo stesso peso. Una è il risultato dell’altra. A me piace che siano le stesse persone a fare entrambe. La fase di ricerca ispira la creatività.

Ma come sono i rapporti tra designer e sviluppatori, nel tuo team? In che modo deve avvenire, secondo te, l’incontro e il confronto tra la progettazione e l’implementazione?

È necessario distinguere tra sviluppatori di front-end, che fanno parte del mio team e che considero a tutti gli effetti dei designer, e gli sviluppatori di back-end che invece fanno parte di altri team. I rapporti con questi ultimi erano un po’ tesi all’inizio della mia esperienza in Avanade, ma col tempo sono migliorati. L’incontro tra la progettazione e l’implementazione oggi è qualcosa di imprescindibile. I team devono necessariamente essere interdisciplinari e i diversi professionisti devono sedere allo stesso tavolo fin dall’inizio. Già nella fase di generazione delle idee. Le idee sono il risultato di un lavoro interdisciplinare e tutti sono ugualmente responsabili della loro generazione e realizzazione.

Facile a dirsi, molto più difficile a farsi, ma in Avanade sembra tu ci sia riuscita: hai fatto nascere da zero un team di designer, facendolo crescere nel tempo. Come è nata questa sfida?

È nata con un pizzico di incoscienza. Mi ha colpito l’entusiasmo delle persone che sono poi diventati miei colleghi e mi sono detta: perché no? Poi è iniziato il lavoro duro. Capire di aver bisogno di un team di designer non vuol dire aver capito in tutto e per tutto il tipo di valore che possono portare. Quindi ho dovuto fare un’operazione di evangelizzazione interna e, dall’altro lato, io e il team che stava crescendo abbiamo dovuto imparare ad aprirci al dialogo con altri professionisti. Capire le loro prospettive ed integrarci senza perdere la nostra identità.

Che genere di ruoli ci sono all’interno del tuo team oggi? È cambiata la situazione, rispetto a qualche anno fa?

I ruoli sono più o meno gli stessi che c’erano all’inizio: Visual Designer, Creative Director, User Experience Designer, Content Strategist, Experience Technologist e Project Manager. Da quest’anno abbiamo anche i Service Designer che saranno seguiti da John Knight, basato in UK.

Quali sono le criticità più grandi nel “progettare” da zero e coltivare nel tempo un design team di questo tipo?

Le criticità sono soprattutto all’inizio, quando devi reclutare persone pronte ad accettare la tua stessa scommessa. Fortunatamente ero in buona compagnia perché in Avanade ho trovato Alessandro Fusco, una persona (nonché UX Designer) eccezionale e dopo pochissimo il team ha cominciato a crescere. Un’altra fortuna è stata avere molta fiducia da parte della leadership. Si sono fidati di me e mi hanno lasciato carta bianca.

So che sull’argomento condividerai dettagli più approfonditi molto presto, al Summit Italiano di Architettura dell’Informazione, dove sarai ospite come speaker il 27 ottobre. Vuoi anticiparci qualcos’altro del tuo intervento?

Parlerò di tre grosse sfide che un designer deve affrontare quando entra in un’azienda di non-designer. Rispetto ad ognuna delle sfide racconterò come le ho affrontate io, in Avanade. Sperando che la mia esperienza di sette anni possa aiutare altri designer come me a non ripetere gli stessi errori e procedere ancora più velocemente nella costruzione di un dialogo efficace con le altre professionalità presenti in azienda.

Penso sarà uno speech davvero interessante, utile a chiunque voglia creare o gestire un design team, ma anche a chi ne fa parte. Prima di salutarci ti chiedo una previsione: come pensi che si evolverà, in futuro, il rapporto tra business e design all’interno delle aziende?

Il ruolo del design all’interno delle aziende è trovare il giusto bilanciamento tra le gli obiettivi di business e le esigenze delle persone. Pertanto uno ha bisogno dell’altro. Non esisterà buon design, all’interno di un’azienda, senza una consapevolezza sugli obiettivi di business. Non esisterà business, senza i designer in grado di creare la giusta connessione con i desideri e le aspettative delle persone.

Storie di design, esseri umani e interazioni.

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Michele Zamparo
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Digital Product Designer — Founder of UX Tales