Icone, ambiguità e urgenze fisiologiche

Ovvero, quando l’abbondanza in realtà complica.

Marco Buonvino
UXthis!
4 min readAug 30, 2019

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L’utilizzo di icone è una soluzione comune ed efficace per trasmettere un significato in modo universale. La rappresentazione visiva consente di rendere più rapido il riconoscimento di regole, avvisi e direzioni.

Icone e illustrazioni possono trasmettere inoltre la brand identity, arricchendo l’esperienza complessiva dell’utente nella sua interazione con il prodotto o il servizio.

Il problema è che le icone potrebbero non trasmettere sempre il significato corretto, specie quando aumentano ambiguità e urgenza mentre scarseggiano tempo e risorse cognitive da investire.

Un caso curioso riguarda le icone dei servizi in un noto teatro romano. In questo caso, i servizi igienici per le donne e per gli uomini sono indicati con tre stili diversi di icone.

Questo esempio di utilizzo di icone per indicare i servizi igienici è stato catturato in novembre 2018.

Lo stile principale, con sfondo nero e forme molto semplificate, mira a trasmettere una identity raffinata ed elegante, in linea con il contesto del teatro. Purtroppo la scelta di icone sacrifica la chiarezza del significato e, come risultato, molte persone entrano dalla porta sbagliata (sono bastati pochi minuti di semplice osservazione non partecipata per raccogliere questa evidenza).

Sono però presenti altri due stili di icone, utilizzati all’unisono… forse cercando di rafforzare il messaggio e risolvere l’ambiguità. Il risultato non è però dei migliori in termini di esperienza utente.

Si possono osservare almeno tre stili di rappresentazione tramite icone.

Il secondo stile è una versione un po’ più complessa della precedente, con utilizzo di forme più complesse e che illustrano più chiaramente le sagome di uomo e donna. Purtroppo non risolvono l’ambiguità della scelta della porta, poiché sono mostrate in un unico piccolo pannello sopra le due porte. Il messaggio veicolato è perciò solo la presenza di servizi igienici, ma non quale è dedicato alle donne e quale agli uomini.

Il terzo stile integra sia un’icona elaborata, sia una label testuale.

Il terzo stile si trova direttamente rappresentato su entrambe le porte. In questo caso, le icone sono molto più complesse (per gli uomini c’è anche un papillon che testimonia lo stile raffinato dello spettatore-tipo del teatro). Il messaggio viene rafforzato da una scritta in inglese, per rispondere alle esigenze di accessibilità di linguaggio per un pubblico eterogeneo e internazionale — aspetto importante per un teatro della Capitale.

Le porte dei servizi sono però aperte, con lo scopo di facilitare l’ingresso: gli spettatori non riescono a leggere a distanza l’indicazione corretta e, forse spinti dall’urgenza fisiologica, entrano nella porta aperta più invitante, tralasciando ogni indicazione visiva.

Il risultato è una situazione che genera confusione o qualche equivoco, arrivando forse a intaccare (seppur leggermente) l’esperienza complessiva di una buona serata a teatro.

Il disegno del linguaggio visivo deve valorizzare in modo consistente la brand identity e, nel contempo, rendere più usabile l’interazione.

La sovrabbondanza di simboli, con stili diversi e messaggi disordinati, compromette la chiarezza di utilizzo, creando di conseguenza errori e rallentamenti che rischiano di inquinare un’esperienza o un ricordo.

In mancanza di indicazioni utili e rilevanti, le persone tendono allora a ricercare un indizio nel contesto, ad esempio imitando il comportamento delle altre persone. In questo modo, un errore (come entrare nella porta sbagliata) si può diffondere facilmente, specie se c’è molta coda.

Una risoluzione del problema potrebbe essere la ricerca del minimalismo, attraverso l’utilizzo di un’unico stile visivo che sfrutti forme più complesse di semplici poligoni: forse meno eleganti ed essenziali, è vero, ma certamente più chiare per l’interpretazione da parte di utenti di diverse nazionalità.

Nello studio dell’usabilità delle icone è fondamentale considerare quali standard internazionali possono essere utilizzati per facilitare il richiamo del significato da parte di chi le leggerà, sia attraverso canali fisici che digitali. Se le icone sono chiare e note al pubblico, allora potrebbe non essere necessaria un’etichetta.

Un ultimo spunto di miglioramento potrebbe infine riguardare una maggiore inclusione di tutti i tipi di persone attraverso un design più attento e vari toolkit, come quello di Kat Holmes… ma ne riparleremo in altre occasioni.

La morale? Quando la natura chiama, siamo tutti uguali: non leggiamo con attenzione ma corriamo a testa bassa verso la meta.

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Marco Buonvino
UXthis!

Sketcher, UX and Service designer, videogame and comics lover.