Cosa sta succedendo in Turchia

Valigia Blu
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10 min readJul 18, 2016
Soldati turchi a sostegno delle proteste a favore di Erdogan in piazza Taksim a Istanbul — via The Wall Street Journal

[a cura di Angelo Romano]

(Ultimo aggiornamento 29 luglio, ore 9:00)

Una parte delle forze militari ha tentato un colpo di Stato in Turchia nella notte di venerdì 15 luglio. Il primo ministro turco Binali Yildrim ha dichiarato che 232 persone sono state uccise e quasi 1500 ferite: 145 civili, 60 poliziotti, 3 soldati e 24 presunti cospiratori. Ma chi sono i responsabili? Cosa è accaduto e perché?

  • Come è partito il colpo di Stato?

Nella tarda serata di venerdì, intorno alle 22 locali, truppe militari hanno bloccato il ponte sul Bosforo, che collega le parti europea e asiatica di Istanbul. Jet ed elicotteri sono stati visti sorvolare la capitale Ankara, mentre per strada era possibile udire esplosioni e colpi d’arma da fuoco.

Poco dopo, il primo ministro Yildrim ha annunciato che era in corso un tentativo di rovesciare il governo.

Una frangia dei militari ha poi detto a una televisione di Stato di aver preso il potere per proteggere la democrazia dal presidente Recep Erdogan, di voler estendere il coprifuoco, introdurre la legge marziale e scrivere una nuova costituzione.

via The Wall Street Journal

Contestualmente, Erdogan, in vacanza in una località turistica balneare, in un intervento via FaceTime trasmesso da CNN, ha esortato i cittadini turchi, che hanno risposto all’appello, a scendere in segno di protesta. I partiti di opposizione, compreso quello curdo, hanno subito condannato il colpo di Stato.

Nel corso della notte, ci sono state esplosioni ad Ankara e a Istanbul, è stata occupata la Tv di Stato dai soldati, sono stati colpiti i palazzi presidenziali e il Parlamento, è stato preso in ostaggio il generale Hulusi Akar, capo militare turco, abbattuto un elicottero militare, uccisi diversi manifestanti.

  • Perché è fallito il colpo di Stato?
Soldati coinvolti nel colpo di Stato mentre si arrendono sul ponte sul Bosforo — via BBC

Nelle prime ore di sabato mattina, gruppi di militari coinvolti nel colpo di Stato hanno cominciato ad arrendersi, le truppe hanno abbandonato i loro carri armati, le forze di sicurezza ha ripreso il controllo dei luoghi chiave, tra cui il quartier generale militare. Erdogan è tornato a Istanbul dicendo al suo arrivo all’aeroporto Ataturk che solo una minoranza dei militari aveva preso parte al tentativo di rovesciare il governo e che “i responsabili avrebbero pagato un prezzo salato per il loro tradimento della Turchia”. Nel pomeriggio di sabato, le strade e le piazze, che la sera precedente erano stato scenario di esplosioni e sparatorie, sono state riempite da sostenitori festanti di Erdogan.

Otto soldati hanno raggiunto il nord della Grecia in elicottero e hanno chiesto asilo politico. Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha comunicato a Erdogan che vaglierà la richiesta dei militari, arrestati con l’accusa di ingresso illegale. La Turchia ha chiesto alla Grecia la loro estradizione.

Il tentativo è fallito, scrive la BBC, perché a chi lo ha tentato è mancato il sostegno di civili e di più forze armate.

  • Chi sono i responsabili

Non è ancora chiaro. Il governo turco ha accusato Fethullah Gulen, religioso musulmano auto-esiliatosi negli Stati Uniti nel 1999, di aver fomentato i disordini. Gulen ha respinto le accuse, condannando il colpo di Stato.

Il governo ha chiesto l’estradizione di Gulen, ma gli Usa hanno richiesto prove concrete sul suo coinvolgimento prima di procedere.

Fethullah Gulen — via Huffington Post

In precedenza, funzionari vicini a Erdogan, scrive il Wall Street Journal, avevano detto che era coinvolta parte della Gendarmeria e dell’Air Force. L’esercito e la marina erano invece rimaste fedeli a Erdogan.

Secondo quanto riportato dai media, alcuni soldati hanno dichiarato di essere ignari di partecipare a un tentativo di colpo di Stato, perché era stato detto loro che si trattava di una esercitazione militare.

  • Perché fare un colpo di Stato?

Non è la prima volta che l’esercito tenta di rovesciare un governo in Turchia. Dal 1960 ci sono già stati quattro colpi di Stato (l’ultimo nel 1997) ad opera dell’esercito turco, che vede se stesso come il protettore della laicità e della democrazia.

I militari avevano avuto tensioni con il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) di Erdogan, percepito come autoritario e responsabile di politiche molto restrittive riguardo la tutela della libertà di stampa. Inoltre, suggerisce Jeremy Bowen, editor della BBC Medio Oriente, potrebbero essere stati un fattore importante la guerra nella vicina Siria e le ricadute sulla Turchia.

  • La reazione di Erdogan
Il presidente Erdogan mentre si reca a una cerimonia funebre per le vittime del colpo di Stato — via The Atlantic Council

All’indomani del colpo di Stato, il governo ha arrestato 7500 persone, tra cui anche dieci membri del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri e due della Corte Costituzionale, le maggiori istituzioni giudiziarie in Turchia. Circa 2700 giudici e procuratori sono stati destituiti. Almeno 8mila ufficiali di polizia, scrive BBC, sono stati sospesi dall’incarico perché sospettati di essere, in qualche modo, connessi al golpe.

Nella giornata di sabato le autorità militari turche hanno bloccato gli accessi alla base aerea NATO di Incirlik, utilizzata dalla coalizione araba guidata dagli Stati Uniti, per colpire in Siria le postazioni dell’Isis. Sono stati sospesi i voli in entrata e in uscita. Lo spazio aereo sarebbe stato chiuso per verificare nella base l’eventuale presenza di militari coinvolti nel tentato golpe del 15 luglio. Un alto generale, Bekir Ercan Van, e diversi ufficiali sono stati arrestati. Le attività militari della base aerea sono riprese regolarmente il giorno successivo, come dichiarato dal Pentagono.

Martedì 19 luglio l’azione repressiva delle autorità turche ha riguardato il personale delle istituzioni, dell’informazione e dell’istruzione. Secondo quanto annunciato da diversi media governativi, sono state sospese 15mila persone impiegate nel sistema educativo statale ed è stata revocata la licenza di 21mila docenti di scuole private. Il Consiglio dell’Istruzione turco ha chiesto le dimissioni di 1577 presidi di Facoltà di università statali e private.
Nelle istituzioni, sono stati licenziati 399 impiegati del ministero della Famiglia e delle Politiche Sociali, 257 dipendenti del Primo Ministro turco, 492 persone (sia religiose che laiche) occupate presso la Direzione generale degli Affari Religiosi e 100 agenti dell’intelligence ritenuti connessi al golpe.

A tre giornali critici dell’azione governativa — Yeni Hayat, Yarina Bakis e Ozgur Dusunce — è stato impedito di andare in stampa. Sessanta reporter dell’agenzia di informazione Cihan sono stati licenziati, mentre i procuratori di Ankara hanno avviato un’indagine nei confronti di 370 giornalisti impiegati nella televisione di Stato TRT e l’autorità per le telecomunicazioni, denuncia la Federazione Europea del Giornalismo, ha revocato le licenze di 24 canali radio-televisivi e il tesserino di 34 giornalisti e oscurato 20 siti web di informazione. Sono stati bloccati anche più di 112mila siti web. Nella giornata di lunedì erano state annullate le ferie annuali di oltre 3 milioni di dipendenti statali e impedito loro di lavorare all’estero.

A tutti i prigionieri politici è stato impedito di telefonare, incontrare gli avvocati e vedere i propri familiari.

Mercoledì 20 luglio il ministero dell’Educazione ha sospeso altre 6538 persone. In totale, a cinque giorni dal tentativo di colpo di Stato, più di 60mila persone sono state rimosse dai propri incarichi. Come ha sottolineato su Twitter il giornalista e studioso turco Mahir Zeynalov, Erdogan starebbe sfruttando la situazione perché sa che ora tutto gioca a suo favore.

Erdogan ha annunciato di essere in contatto con rappresentanti delle opposizioni per valutare la reintroduzione della pena di morte, abolita dal 2004 (e non eseguita dal 1984): “Non possiamo rinviare troppo a lungo questa decisione perché chi tenta un colpo di Stato in questo paese deve pagare”.

Nella serata del 20 luglio, in un’intervista su AlJazeera, il presidente turco ha annunciato l’introduzione dello “stato d’emergenza” (a 14 anni dalla sua sospensione nel 2002) in risposta al tentativo fallito di colpo di Stato, «misura necessaria per controbattere la minaccia terroristica che il paese deve affrontare». Secondo Erdogan, infatti, il golpe non si è ancora concluso e «il virus che si è introdotto nel corpo militare sarà eliminato. Tutte le azioni intraprese sono all’interno di un sistema democratico parlamentare, la democrazia non è in pericolo». Erdogan ha, infine, confermato la reintroduzione della pena di morte nel caso in cui il Parlamento votasse per un suo ripristino.

Con 346 voti a favore e 115 contrari, giovedì 21 luglio, il Parlamento turco ha approvato la dichiarazione dello “stato di emergenza”. Il vice primo ministro Numan Kurtulmus ha affermato che la Turchia sta seguendo l’esempio della Francia subito dopo gli attentati a Parigi del 13 novembre 2015 e che in questo periodo potrebbe essere temporaneamente sospesa la Convenzione Europea dei Diritti Umani

Durante lo “stato di emergenza”, il presidente potrà governare in gran parte per decreto. Potrebbero esserci limitazioni per i media e per l’organizzazione di raduni e manifestazioni senza il consenso ufficiale. Il ministro dell’Interno, riporta Stefanie Dekker di AlJazeera, ha assicurato che le misure non riguarderanno i civili.

Diverse organizzazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani sono preoccupate per la direzione che la Turchia sta prendendo dopo il colpo di Stato. Alcune hanno sostenuto che Erdogan stia usando gli eventi dello scorso fine settimana per legittimare la repressione di qualsiasi tipo di opposizione. Amnesty International avrebbe prove che le persone detenute in Turchia siano soggette a percosse e torture, incluse lo stupro, e ha chiesto che le autorità turche fermino “queste pratiche abominevoli” e consentano agli osservatori internazionali di visitare i centri di detenzione.

Sabato 23 luglio, il governo ha esteso a 30 giorni il periodo di detenzione e, secondo una dichiarazione diffusa dai media di Stato, avrebbe ordinato la chiusura di altre 1000 scuole private e 1200 associazioni. Lunedì 25 luglio, come riporta Al Jazeera, le autorità turche hanno emesso mandati per la detenzione di 42 giornalisti, tra cui la nota commentatrice ed ex parlamentare Nazli Ilicak. Secondo l’unione dei giornalisti turca (TGS) la reazione al golpe da parte di Erdogan ha portato alla chiusura di 45 giornali, 17 canali televisivi, 23 canali radio, 3 agenzie di stampa, 15 riviste e 19 case editrici e ha lasciato disoccupati migliaia di giornalisti: “La chiusura dei giornali e dei canali televisivi è una pratica di colpo di Stato. La dichiarazione dello stato di emergenza sta maltrattando decine di migliaia di persone”.

  • La manifestazione delle opposizioni

Il Partito Popolare Repubblicano (CHP), il principale partito d’opposizione, ha organizzato per domenica 24 luglio una manifestazione contro il tentativo di colpo di Stato, a piazza Taksim, a Istanbul.

Alla manifestazione hanno partecipato diverse migliaia di turchi che hanno colorato piazza Taksim di bandiere nazionali. In piazza sono scesi a manifestare per la democrazia sostenitori di Erdogan e dell’opposizione. Kemal Kılıçdaroğlu, leader del principale partito di opposizione, ha detto alla folla riunita che il Parlamento, i legislatori, la gente, tutta la Turchia ha resistito con orgoglio al colpo di Stato e fatto vincere la democrazia, ma, al tempo stesso, ha sottolineato che “lo Stato non dovrebbe essere governato con la rabbia e la vendetta e chi ha ordito il golpe deve essere processato legalmente”.

La manifestazione convocata dalle opposizioni domenica 24 luglio in piazza Taksim a Istanbul — via The guardian
  • Le preoccupazioni dell’Europa

Erdogan, scrive Sabine Freizer su Atlantic Council, potrebbe sperare di aver acquisito nuovo capitale internazionale dopo il fallito colpo di Stato. Nel corso delle ultime ore c’è stato un riavvicinamento con la Russia e Israele, le cui relazioni erano congelate rispettivamente dal 2015 e dal 2010. La cooperazione con gli Stati Uniti è diventata più visibile nelle operazioni contro la Siria e l’Iraq.

Per quanto riguarda il fronte interno, i membri delle forze armate e la magistratura erano sotto pressione da anni. L’indipendenza della magistratura era già stata minacciata, prosegue Freizer, all’inizio di questa estate dopo un rimpasto a livello nazionale di migliaia di giudici e pubblici ministeri.

Secondo lo scrittore e attivista dei diritti umani, Iyad El-Baghdadi, la democrazia in Turchia è a rischio. È stata messa in pericolo da un colpo di Stato criminale e riprorevole. È messa in pericolo adesso dalla reazione di Erdogan. È giusto che chi ha ordito il golpe affronti la giustizia, prosegue El-Baghdadi, ma le epurazioni di Erdogan vanno ben oltre ciò che è ragionevole o necessario.

Nigar Goksel, esperta analista turca dell’International Crisis Group, ipotizzava due scenari diversi dopo il fallimento del colpo di Stato che potevano portare a due direzioni opposte: “Erdogan può utilizzare quanto accaduto per ridisegnare le istituzioni a proprio vantaggio oppure ricambiare la solidarietà ricevuta dalle opposizioni e da parti differenti della società durante il tentato golpe, investendo più genuinamente nelle regole della legge e nelle forme legittime di dissenso”.

I più alti funzionari e diplomatici dell’Unione europea hanno espresso preoccupazione per la reazione del governo turco al colpo di Stato fallito. “Dobbiamo essere vigili affinché le autorità turche non mettano un sistema politico che si allontani dalla democrazia”, ha dichiarato l’ex primo ministro francese Jean-Marc Ayrault.

Johannes Hahn, commissario per l’allargamento dell’Unione europea, si è detto “molto” preoccupato per gli arresti dei giudici. A riguardo, alla domanda se pensava se Erdoğan possa aver approfittato della situazione, Hahn ha risposto: “Le liste erano disponibili già dopo l’evento”, riferendosi alla lista di obiettivi di arresto dopo il fallito colpo di Stato.

In merito all’ipotesi di una reintroduzione della pena di morte, il portavoce della Merkel ha dichiarato: “L’introduzione della pena di morte significherebbe la rottura immediata delle trattative per l’entrata della Turchia in Europa”

Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e le politiche di sicurezza, ha aggiunto che “nessun paese può ambire a diventare Stato membro dell’Ue nel momento in cui introduce la pena di morte. Chiediamo il pieno rispetto dell’ordine costituzionale della Turchia e, come Unione europea sottolineiamo l’importanza dello stato di diritto”.

Lunedì 25 luglio, il presidente della Commissione Europea, Jean-Paul Juncker ha avvertito che se il governo turco proseguirà nel tentativo di reintroduzione della pena di morte, ogni negoziato per l’eventuale adesione della Turchia all’Unione europea verrà sospeso.

  • Le immagini fake pubblicate dai media

In questi giorni, diversi media (italiani e non) stanno pubblicando foto e video, che però non si riferiscono al colpo di Stato in Turchia. Uno dei principali fact-checkers turchi, il giornalista Mehmet Atakan Foça, ha dimostrato, risalendo al contesto di provenienza, che si trattava di immagini relative ad avvenimenti accaduti altrove negli anni passati.

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