via Repubblica Genova

Genova, petrolio in mare: cosa è successo e gli ultimi sviluppi

Valigia Blu
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4 min readApr 23, 2016

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A causa del maltempo, una diga (di sacchetti di sabbia e terra) posta sul torrente Polcevera per contenere il petrolio fuoriuscito domenica scorsa da una tubatura dell’oleodotto Iplom, nell’entroterra ligure, non ha retto.

Gianni Crivello, assessore comunale alla Protezione Civile di Genova ha dichiarato: «Speriamo che reggano le panne oceaniche. La situazione è complicata, non sappiamo quanto greggio potrà finire in mare. È stato dichiarato lo stato di emergenza locale» (aggiornamento 25 aprile 2016: lo stato di emergenza locale è stato poi revocato). Un altro argine è stato aperto dai tecnici, scrive l’Ansa, per evitare che il livello d’acqua nel torrente si innalzi ulteriormente.

La Capitaneria di Porto di Genova ha definito la situazione «delicata ma sotto controllo» in quanto il cedimento delle barriere «non ha determinato una maggiore fuoriuscita di sostanza oleosa, anche perché a valle di tale barriera, altri presidi di contenimento erano già operanti».

  • Cosa è successo

Domenica 17 aprile, all’altezza della frazione di Fegino, si è rotta, dopo un’esplosione, una tubatura di un oleodotto sotterraneo, che va dalle raffinerie di Busalla (gestite dalla società Iplom), a una trentina di chilometri da Genova, fino al Porto Petroli del capoluogo ligure. La quantità “cospicua” di greggio fuoriuscita (scrive Repubblica, circa 680mila litri) si è poi riversata nel torrente Polcevera, che a Genova sfocia nel mare.

via Corriere della Sera

In un primo momento per cercare di contenere l’avanzata del petrolio verso il mare, sono state sistemate delle “panne oceaniche” alte un metro e 80 alla foce del torrente e a metà del corso d’acqua, e delle ruspe per ridurre la quantità del liquido fuoriuscito.

  • Le cause

La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per disastro ambientale colposo e ha posto sotto sequestro l’impianto dell’Iplom (i sindacati durante un’assemblea straordinaria hanno disposto la cassa integrazione a rotazione per 240 dipendenti. La raffineria si fermerà a partire dal 25 aprile). Vincenzo Columbo, direttore dell’impianto, risulta finora l’unico indagato. Scrive il Secolo XIX che

«buona parte dell’inchiesta giudiziaria si gioca su due punti: la manutenzione dell’impianto Iplom e i tempi in cui l’azienda è intervenuta per arginare la fuoriuscita di petrolio. Una verifica ulteriore riguarda anche la segnalazione dei comitati di residenti, per capire se una frana collegata ai lavori dei cantieri del Terzo Valico abbia influito sul guasto alle tubazioni».

In altre parole, prosegue il SecoloXIX, l’inchiesta cercherà di accertare se la frana sopra la conduttura sia stata la causa della rottura del tubo o se viceversa sia stata causata dall’esplosione.

  • La questione ambientale

Il petrolio è comunque arrivato nel bacino portuale di Genova e da lì parte del liquido ha raggiunto il mare aperto. Un tavolo tecnico composto dal sindaco, dal prefetto, dal comandante del porto e dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Ambiente e Difesa del Suolo, Giacomo Giampedrone, ha quantificato in circa 50 tonnellate la quantità di greggio finita in mare dal 17 aprile a oggi. Inoltre, secondo il sindaco Marco Doria, «il petrolio è arrivato in mare perché la predisposizione di barriere probabilmente non è stata veloce come avrebbe potuto essere».

Del catrame si è depositato sulla spiaggia di Pegli. Nel pomeriggio di ieri è iniziata la bonifica da parte dell’Iplom per togliere il materiale inquinante.

via Google maps

Riporta Repubblica Genova che la cosiddetta “onda nera” viaggia in mare spinta dalle correnti: «le chiazze di petrolio fuoruscite dall’incidente della Iplom hanno preso il largo e nel pomeriggio di ieri i tele-rilevamenti con i mezzi aerei della Capitaneria di Porto le hanno localizzate già dopo Savona, davanti a Loano, trascinate verso la Costa Azzurra. Stimate in almeno 50 metri cubi di petrolio, anche se va detto che si tratta di scie molto “sfilate” e a chiazza di leopardo, perciò difficili da quantificare con attendibilità e soprattutto da recuperare».

Il greggio fuoriuscito ha causato una moria di pesci e sta mettendo in pericolo molti uccelli (anatre, aironi, papere, germani e oche), che vivevano nei torrenti e in mare. La Lipu di Genova ha soccorso e salvato 27 germani reali completamente coperti di greggio e incapaci di volare.

Intanto, nella giornata di ieri, Gianfranco Peiretti, responsabile Qualità, sicurezza e ambiente dell’oleodotto dell’Iplom, ha comunicato di aver raggiunto gli obiettivi prefissati con la prefettura di Genova e cioè raccogliere il 90% del greggio sversato: «al contempo, stiamo procedendo con la rimozione delle parti inquinate negli alvei dei torrenti Fegino e Pianego».

Il sindaco di Genova ha comunque sottolineato che «il Comune, in caso di procedimento penale, si costituirà parte civile e si impegnerà affinché il territorio della Valpolcevera sia risarcito nel modo più completo».

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