Il giornale indipendente russo Novaya Gazeta sospende le pubblicazioni. Le parole del direttore Dmitrij Muratov, premio Nobel per la Pace

Valigia Blu
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3 min readApr 1, 2022
Il premio Nobel per la Pace Dmitrij Muratov — Foto: Dimitar Dilkoff/AFP via Getty Images

In seguito all’invasione dell’Ucraina, le autorità russe hanno imposto la censura militare in tutto e per tutto, annichilendo l’intera stampa libera nazionale. A inizio marzo è entrata infatti in vigore una legge che punisce chiunque diffonda quelle che sono ritenute dal governo “notizie false” sull’invasione dell’Ucraina. Chi si ostina a dare versioni diverse da quella indicata rischia fino a quindici anni di reclusione. I media statali definiscono l’invasione della Russia in Ucraina una “operazione militare speciale” piuttosto che “guerra” o “invasione”.

Le voci indipendenti contrarie, che già da tempo subiscono la pressione del potere attraverso una rete complessa di azioni repressive da parte dello Stato, inclusa una legge che etichetta molte organizzazioni di media come “agenti stranieri” o peggio ancora “associazioni indesiderabili”, hanno continuato progressivamente a essere messe a tacere. Una settimana dopo l’inizio dell’”operazione speciale nel Donbas” di Mosca, la stazione televisiva Dozhd e la stazione radio Ekho Moskvy hanno chiuso, ponendo fine rispettivamente a 12 e 32 anni di giornalismo indipendente. Molti dei giornalisti che lavoravano per queste testate sono già fuggiti dalla Russia, ma continuano il loro lavoro su nuove piattaforme, sui loro canali su YouTube, Telegram e altrove.

Pochi giorni fa, dopo 28 anni di attività, anche Novaya Gazeta, il giornale diretto dal Nobel per la pace Dmitrij Muratov, ha sospeso fino alla fine della guerra le pubblicazioni dopo aver ricevuto un secondo richiamo dal Roskomnadzor, l’agenzia statale russa per il controllo sui media. In base alla legge recentemente approvata, in Russia due ammonimenti sono sufficienti per far chiudere un giornale.

Novaya Gazeta è una delle più importanti testate indipendenti russe. Sono diversi suoi giornalisti che dal 2000 sono stati uccisi per le loro inchieste. Tra questi Anastasia Baburova, Yuri Shchekochikhin e Anna Politkovskaja, autrice di importanti reportage sulla seconda guerra cecena e sulle violazioni dei diritti umani all’interno della Federazione Russa. Politkovskaja è stata uccisa il 7 ottobre 2006.

Nei giorni scorsi Muratov aveva annunciato l’intenzione di mettere all’asta la medaglia del Nobel per donare il ricavato al Fondo per i profughi ucraini. E aveva rivolto un appello per la fine della guerra, lo scambio dei prigionieri, il rientro delle salme dei soldati russi uccisi e l’apertura di corridoi umanitari. Lo scorso anno, dopo aver ricevuto il premio Nobel, aveva devoluto interamente il suo assegno a progetti sociali, in particolare a un ospedale di Mosca per malati terminali, alle cure per bambini con problemi alla colonna vertebrale e a cause legate all’indipendenza dei media.

Ecco le parole con cui Muratov ha comunicato la chiusura del giornale ai lettori:

“Cari sostenitori,

insieme abbiamo resistito a 34 giorni in condizioni di “operazione speciale”, in condizioni di censura militare. Insieme a voi abbiamo deciso di rispondere alla domanda: “chiudere o continuare”.

Il 96% di noi ha votato per andare avanti. Novaja non poteva abbandonare i suoi lettori.

E siamo andati avanti. Nei luoghi delle ostilità, nelle zone di confine. Abbiamo stimato le perdite e la distruzione. Abbiamo cercato di comprendere come ha fatto il nostro popolo a permettere due guerre: quella di aggressione in Ucraina, e quella quasi civile a casa nostra, in Russia. La divisione ha attraversato il popolo e le famiglie. Abbiamo cercato le risposte alle nostre domande: perché la nostra educazione è sempre e solo militare-patriottica e nessuno ha mai sentito parlare di quella “pacifico-patriottica”. Come siamo arrivati a punire le persone dietro a un manifesto con scritto “No alla guerra”?! Perché si viene perseguitati, oserei dire, “per incitazione alla pace”?

Insieme abbiamo vissuto i giorni più tragici della nostra storia.

Non avrebbero potuto passare senza lasciare traccia.

Abbiamo ricevuto un avvertimento dal cosiddetto “Roskomnadzor”. E oggi è arrivato il secondo. Cosa significa?

Significa che siamo costretti a sospendere la pubblicazione del giornale e a non aggiornare il nostro sito fino alla fine delle ostilità sul territorio ucraino.

Non c’è altra via d’uscita.

Per noi e, lo so, anche per voi è una decisione terribile e difficile. Ma dobbiamo proteggerci l’un l’altro.

Il vostro supporto è ora più importante che mai. Senza di voi non potremmo sopravvivere.

Grazie e a presto!

La vostra redazione e Muratov”.

*Traduzione da Russiaintranslation

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